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L’IoT in agricoltura: i droni di Salt & Lemon

Quando si parla di Internet of Things (IoT) spesso l’attenzione si focalizza sull’utilizzo dei sensori, senza tenere presente che in alcune situazioni altre tecnologie possono amplificare la capacità ricettiva di questi, generando delle soluzioni IoT realmente innovative. A volte, infatti, la sola adozione di sensori non permette di avere una “sensibilità” completa del territorio sotto analisi, e il ricorso a vettori di amplificazione è spesso gradito in molte applicazioni.

È il caso, ad esempio, dell’agricoltura e del monitoraggio delle aree coltivate, dove – al fine di meglio comprendere lo stato di salute delle piante in termini di irrigazione, di epidemie e di dosaggio dei concimi – si cerca da sempre di raggiungere il maggior numero possibile di punti di osservazione per avere una visione dettagliata dello stato delle colture. Tradizionalmente, in ambito agricolo, l’attività di monitoraggio veniva svolta “analogicamente” dagli agricoltori e dagli agronomi, i quali, tramite osservazione diretta, verificavano lo stato delle piante e delle colture. L’evoluzione tecnologica ha permesso nel tempo di sfruttare tecnologie per la rilevazione, come ad esempio l’utilizzo di sensori ottici disposti a livello delle colture o sulle macchine agricole, o il ricorso a satelliti o aerei per riprendere dall’alto la zona di interesse.

D’altra parte, entrambe le modalità di monitoraggio presentano degli aspetti critici che non devono essere sottovalutati: da un lato, l’utilizzo di sensori a terra è time-consuming e porta ad avere rilevazioni campionarie e non sistemiche; dall’altro, il ricorso a riprese da satellite comporta problemi in termini di flessibilità e risoluzione delle rilevazioni, senza considerare i limiti posti dalle condizioni atmosferiche; inoltre, la scelta di effettuare le rilevazioni tramite aerei risulta particolarmente impegnativa da un punto di vista economico, soprattutto in termini costi-benefici.

Confronto tra differenti tecniche di rilevamento

La nuova frontiera tecnologica in questo ambito è invece l’applicazione congiunta di sensori ottici e APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto, ossia droni per uso professionale), che permette di effettuare la rilevazione non solo “da terra”, ma di integrare tale rilevazione con riprese aeree e con camere multispettrali, in modo da ottenere una mappatura completa e precisa dell’intera area coltivata. Inoltre, l’adozione di droni come vettori dei sensori ottici comporta un impegno economico per le aziende utilizzatrici di molto inferiore rispetto al ricorso agli aeromobili, e permette di ottenere rilevazioni ad hoc e ad alta rilevazione che non sono disponibili dalla riprese via satellite.

Questo è quanto testimonia l’azienda di Ivrea Salt & Lemon che, facendo leva sulla propria esperienza nella progettazione, costruzione ed esercizio di droni professionali, oggi offre servizi anche per l’agricoltura di precisione. Proprio in campo agricolo, Salt & Lemon ha maturato negli ultimi anni esperienze importanti, mettendo a disposizione – tramite l’utilizzo di droni – servizi di ispezione aerea delle coltivazioni.

Uno dei casi studio di Salt & Lemon, che vede l’utilizzo di droni finalizzati al trasporto di telecamere all’infrarosso, riguarda proprio il monitoraggio delle risaie dell’Ente Nazionale Risi di Pavia. Uno delle problematiche che questo Ente voleva affrontare nelle proprie attività di ricerca riguardava il corretto dosaggio della concimazione azotata al fine di massimizzare le performance economico- produttive degli imprenditori agricoli e preservare allo stesso tempo l’ambiente. Il progetto di ricerca prevedeva l’adozione di sensori ottici che dovevano consentire la registrazione degli indici dello stato nutrizionale delle piante, chiamati Indici di Vigore. D’altra parte, la sola adozione di sensori “a terra” non consentiva di avere una visone complessiva e omogenea, in tempo reale, dello stato dei campi sperimentali dell’Ente. Al contrario, l’utilizzo di droni ha permesso di fotografare in maniera omogenea ed estesa l’intera area, integrando le riprese discrete dei sensori a terra. Lo studio e la rielaborazione da parte di un agronomo dei dati ottenuti dalla rilevazione ha poi permesso non solo di avere una visione complessiva dello stato nutrizionale delle piante, ma anche di dare un’indicazione quantitativa della dose di azoto da apportare per la concimazione, dal momento che è stato possibile definire una chiara relazione di correlazione tra il quantitativo di concime e il livello di produttività della coltura.

Va comunque tenuto presente che, in Italia, l’utilizzo di droni è sottoposto ad una rigida normativa, che ne vincola in alcuni casi l’applicazione, soprattutto in relazione alle aree che è possibile sorvolare. In particolare, l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha pubblicato ad Aprile 2014 una normativa che si pone l’obiettivo di regolamentare le operazioni con droni su suolo italiano. D’altra parte, ad oggi, a livello Europeo, non esiste ancora un unico standard di riferimento su questo tema.

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