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Facebook: un “loop” da cui sarà difficile uscire

A partire dallo scandalo di Cambridge Analitica verificatosi lo scorso Marzo e proseguendo con l’entrata in vigore del GDPR a Maggio, Facebook e numerosi altri social media sono stati posti enormemente sotto pressione. Ma se molte parole sono state spese riguardo alla privacy e agli obblighi normativi cui questi colossi dovranno adempire in futuro, meno ci si è interrogati sulla continuità e capacità innovativa dei social media tradizionali.

In seguito ai risultati del Q2 presentati a fine Luglio, Facebook ha bruciato più di 100 miliardi di dollari di capitalizzazione in un solo giorno, il che indica una preoccupazione sostanziale da parte degli investitori. Il fattore scatenante di questa corsa alle vendite è stata la rivisitazione al ribasso della crescita del fatturato di ben 7 punti percentuali, un trend che, oltretutto, proseguirà almeno per il resto del 2018 stando a quanto affermato dai piani alti della multinazionale.

Negli ultimi mesi infatti, Facebook ha dovuto ricucire le ferite derivanti dal caso Cambridge Analitica rivedendo interamente il suo business model. Massicci investimenti in personale, con nuove assunzioni per il monitoraggio dei contenuti, hanno fatto aumentare i costi, mentre l’adeguamento al GDPR ha posto un freno considerevole al margine di manovra dell’advertising, di gran lunga la principale fonte di revenue del colosso.

Se da una parte però tali novità hanno significato una riduzione dei margini di profitto tanto cari agli shareholder, dall’altra il rallentamento del fatturato evidenzia un quadro assai più cupo. Stando ad un rapporto del Pew Research Centre, tra Giugno 2017 e Giugno 2018, il 26% degli utenti americani ha cancellato l’App di Facebook dal telefono, il 42% ha smesso di usarlo per almeno una settimana ed il 54% ha provveduto a cambiare le impostazioni di privacy. Inoltre, tra gli user di età compresa tra i 18 ed i 29 anni, la quota di utenti che ha cancellato l’App ha raggiunto un impressionante 44% nello stesso arco di tempo. Considerando che la maggior parte dell’utilizzo del social media avviene tramite smartphone, questi dati sono quantomeno allarmanti. In particolar modo, il rallentamento dell’utilizzo di Facebook tra i più giovani potrebbe determinare un drastico crollo in termini di user negli anni a venire, e non solo negli Stati Uniti.

Oltre ad anticipare un possibile ridimensionamento della base utenti nel lungo periodo, questi dati indicano in maniera più generale un problema di “lack of appeal” (mancanza di attrazione), nonché di “breach of trust” (rottura della fiducia) dovuta alla privacy, che potrebbero rendere vano qualsiasi tentativo di innovazione da parte del social media.

Al momento, Facebook costruisce il suo fatturato sull’utilizzo del social da parte degli utenti, sul numero di utenti e sui loro dati, mediante i quali produce il suo core business di advertising. Come illustrato, su tutti questi fronti il social media sta facendo veramente fatica e molti analisti già sostengono che Facebook possa aver raggiunto i limiti del mercato del digital advertising.

A meno che il team di Zukerberg non inizi ad innovare in maniera sostanziale nei prossimi mesi, sia per quanto riguarda il digital advertising che per ciò che concerne la generazione di nuove forme di revenue, c’è il rischio che Facebook rimanga incastrato in un loop dal quale sarà sempre più difficile svincolarsi.

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