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PA Digitale: a che punto siamo

 

Il digitale per anni è stato considerato un’opportunità dalle amministrazioni pubbliche: per essere trasparenti, per semplificare le procedure, per modernizzarsi e diventare virtuose. Oggi lo scenario è diverso: il digitale è necessario e indispensabile in molteplici ambiti, farne a meno non è più possibile. La buona notizia, per quanto riguarda la PA italiana, è che questo processo è iniziato da molto tempo, negli anni la modernità digitale è progredita e ha visto protagoniste tutte le amministrazioni, centrali o locali.

Dal punto di vista soprattutto delle PA locali, in particolare i 7.900 comuni piccoli o grandi distribuiti su tutto il territorio nazionale, questo ha permesso di migliorare i servizi, ridurre i costi risparmiando su molte risorse, e soprattutto, avvicinarsi ai cittadini con uno scambio costante di informazioni di valore, incontrandone i bisogni reali, rispondendo a nuove aspettative di velocità e accesso.

Buone notizie sul fronte della digitalizzazione delle PA italiane

Dalle ultime rilevazioni, si osserva oggi una reale maturità del rapporto digitale cittadino – ente: continua infatti ad aumentare il numero di cittadini che utilizzano l’identità digitale per accedere ai servizi online. Nel 2022 gli accessi tramite SPID hanno superato il miliardo, quasi raddoppiando quelli del 2021 (570 milioni), e nell’anno sono state rilasciate (come riporta il Dipartimento per la trasformazione digitale) oltre 6 milioni di identità SPID, raggiungendo così i 33,5 milioni totali. Più di 7 milioni invece le carte di identità elettronica rilasciate nell’anno. Cresciuto anche il numero delle PA che hanno attivato l’autenticazione ai servizi online tramite SPID: è salito di 3.207 unità rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 12.624 (mentre gli enti privati sono passati da 83 a 151).

Risultati importanti anche per l’App IO, che a fine 2022 è stata scaricata 32 milioni di volte. I messaggi inviati ai cittadini sono stati oltre 247 milioni, con una crescita del 117% rispetto al 2021. Con riferimento invece a PagoPA, nel 2022 sono state eseguite circa 332 milioni di transazioni, in aumento del 103% rispetto al 2021, per un valore pari a oltre 61 miliardi di euro (+80% rispetto all’anno precedente). Gli enti che hanno ricevuto almeno una transazione durante l’anno sono stati oltre 19mila, mentre gli utenti attivi mensilmente in media circa 9,6 milioni.

Se consideriamo poi la spinta arrivata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) alla digitalizzazione delle PA italiane (con fondi previsti pari a 6,7 miliardi di euro), va considerato che:

  • Dal mese di aprile 2022, sono stati pubblicati i primi avvisi pubblici di finanziamento sulla piattaforma “PA Digitale 2026”, per favorire le amministrazioni nel fare richiesta di accesso ai fondi e rendicontare l’avanzamento dei progetti.
  • A dicembre 2022, entro i tempi stabiliti dal PNRR, oltre il 90% dei Comuni italiani avevano aderito ad almeno uno degli avvisi promossi dalla piattaforma.
  • A poco più di anno dalla pubblicazione dei primi avvisi sulla piattaforma erano stati allocati oltre 1,8 miliardi di euro provenienti dal PNRR, con un’adesione che aveva nel frattempo raggiunto il 98% dei Comuni e il 96% delle scuole. Al terzo posto le ASL con un tasso di adesione del 73%. Attraverso la piattaforma sono stati assegnati 1,7 miliardi di euro ai Comuni (79% del totale disponibile), 64 milioni alle scuole (49% del totale disponibile) e 33 milioni ad altri enti (22% del totale disponibile).

In particolare, a giugno di quest’anno, oltre 5mila amministrazioni erano ammesse ai finanziamenti per la migrazione di dati e servizi in cloud, poco meno di 4mila avevano ricevuto risorse per l’estensione delle piattaforme sull’identità digitale, e circa 3mila Comuni avevano avuto accesso ai fondi per l’App IO e a quelli per PagoPA.

Con riferimento al Polo Strategico Nazionale (PSN), la nuova infrastruttura cloud per la PA (partecipata da TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti – attraverso la controllata CDP Equity – e Sogei), operativa dal 21 dicembre 2022, la timeline prevede oggi 2 importanti scadenze:

  • entro settembre 2024: almeno 100 PA migrate sulla nuova infrastruttura
  • entro giugno 2026: almeno 280 PA migrate sulla nuova infrastruttura.

Gli obiettivi risultano al momento rispettati: a maggio di quest’anno, come riportato dal Dipartimento per la trasformazione digitale, risultava già iniziata la migrazione in cloud verso il PSN di oltre 40 amministrazioni centrali (grazie ai 157 milioni di euro nell’ambito della Misura 1.1 “Infrastrutture digitali” del PNRR).

Con riferimento invece alla Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND, infrastruttura tecnologica che abilita l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi di dati delle PA, da realizzare con fondi PNRR – 556 milioni relativi alla misura 1.3.1) la timeline prevede ora 2 importanti scadenze:

  • entro dicembre 2024: integrazione di almeno 400 API sul catalogo centrale della PDND;
  • entro giugno 2026: integrazione di almeno 1.000 API sul catalogo centrale della PDND.

Obiettivo finale del PNDN è quello di rendere le nostre PA conformi al principio “once-only”, in modo che dalla condivisione dei dati, sia possibile una forte semplificazione delle attività per tutti. Dal 21 ottobre 2022, con largo anticipo, la Piattaforma è attiva ed è stato pubblicato un primo avviso da 110 milioni di euro rivolto ai Comuni. Un secondo avviso, da 50 milioni di euro, rivolto questa volta agli enti regionali, è stato invece pubblicato il 22 dicembre 2022.

Risultati conseguiti dalle PA locali, secondo la rilevazione di The Innovation Group e Gruppo Maggioli

La rilevazione di The Innovation Group e Gruppo Maggioli, effettuata tra il 29 giugno e l’8 agosto 2023 su un campione di 207 enti pubblici locali (in prevalenza Comuni, ma anche Regioni e altri enti), offre un quadro approfondito della trasformazione digitale negli Enti pubblici locali italiani, evidenziando alcuni aspetti significativi.

In particolare

  • Avanzamento della Cloud Trasformation. Il 27% degli enti locali è già molto avanzato nel processo di migrazione al Cloud, mentre il 28% ha spostato solo parzialmente gli applicativi. Il 32% degli Enti si trova invece nelle prime fasi di avvio del processo. Con riferimento al PSN, è stato preso in considerazione dalla maggior parte del campione (70%). In particolare, il 6% degli enti pubblici locali aveva a luglio già aderito al PSN, spostando parte di applicazioni e dati, e un ulteriore 23% contava di farlo a breve. Un ulteriore non ha ancora in roadmap il PSN ma 42% prevede di considerarlo a breve: segnale importante di quanto la strategia cloud per la PA sia andata ad offrire la corretta soluzione a esigenze molto diffuse di sicurezza dei dati e affidabilità dei servizi.
  • Interoperabilità. L’adesione alla Piattaforma Digitale Nazionale dei Dati (PDND) risulta essere pari al 51%: un ulteriore 47% la prevede (del resto l’adesione sarebbe obbligatoria entro settembre 2023). Questo riflette l’impegno tangibile di tutti gli Enti a conformarsi al principio «once only».
  • Servizi digitali e ai percorsi di cittadinanza digitale. Il 45% degli Enti locali si considera «abbastanza» avanzato su questo fronte, dimostrando una chiara consapevolezza dell’importanza di offrire esperienze digitali avanzate ai cittadini, in linea con le attuali tendenze. Gli Enti si stanno concentrando in particolar modo sull’integrazione dei servizi con SPID e CIE (91%) e sull’adozione della piattaforma pagoPA per i pagamenti (79%) principalmente dei servizi tributi (76%) e anagrafe e demografici (74%). La tendenza all’integrazione dei servizi nell’app IO è altrettanto rilevante (68%). I servizi anagrafici e demografici, l’iscrizione alla mensa scolastica, la gestione della TARI e dei tributi IMU stanno emergendo come aree chiave di interesse.

Cosa serve ancora alla PA italiana per vincere la partita per la trasformazione digitale

Prima la pandemia, oggi il PNRR, spingono in questo periodo storico verso una completa digitalizzazione dei processi della PA italiana. Alcuni requisiti generali andrebbero però considerati da subito perché i risultati siano quelli che tutti ci auspichiamo: una PA moderna, efficiente, vicina ai bisogni di cittadini e imprese, volano di competitività del Paese in un’era caratterizzata da elementi come: velocità, qualità, inclusività, rispetto di valori etici e ambiente.

Concentrandoci sugli enti locali, che, come mostrano anche i risultati della nostra indagine (che sarà presentata il prossimo novembre 2023, in occasione del “Digital Italy Summit 2023”, dal 14 al 16 novembre a Roma), sono ancora un passo indietro rispetto alle PA centrali per molti aspetti della trasformazione, è importante che, nonostante le loro dimensioni a volta contenute, siano in grado di dotarsi di una visione il più possibile ampia e quindi di una strategia complessiva, che li guidi con un piano articolato e omnicomprensivo in questo percorso.

Serve poi un approccio molto concreto, definire quindi priorità agli interventi da fare, sapendo esattamente quale sarà il punto di approdo finale. Da questo punto di vista, analizzare le scelte di chi è più avanzato può essere una strada molto utile, come anche standardizzare il più possibile processi, soluzioni, tecnologie da adottare.

Storicamente le PA locali hanno rivolto i propri percorsi di digitalizzazione soprattutto verso lo sviluppo di servizi e comunicazioni per i cittadini, quindi, il Front office. La continua pervasività del digitale potrebbe però portare a un ulteriore aumento del numero di servizi digitali offerti, oltre che alla loro progressiva integrazione con le piattaforme nazionali: tutto questo dovrà essere accompagnato da una rinnovata progettazione e da un ripensamento a monte dei modelli di erogazione dei servizi.

Le risorse messe a disposizione dal PNRR rappresentano una fondamentale occasione per tutti gli enti: per quelli con una maturità più bassa, il volano per recuperare i ritardi accumulati. Va tenuto però presente che molti di questi fondi andranno indirizzati agli ambiti che oggi richiedono maggiore attenzione da parte di tutti: la cybersecurity, che è emersa un ambito molto trascurato in passato; la migrazione al cloud, che andrà sostenuta in questo periodo per realizzarla in tempi brevi; l’interoperabilità, che è soltanto all’inizio; l’evoluzione dei servizi online contestualmente a un rafforzamento della gestione delle identità, che deve diventare più sicura ed allineata ai trend recenti, guardando anche alle evoluzioni in corso a livello europeo.

 

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