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Telefonia: nuovi concorrenti e guerra delle tariffe

N.  Luglio 2018
        

a cura di Ezio Viola 
Managing Director, The Innovation Group 

 

Poco più di un mese fa Iliad, compagnia francese di telecomunicazioni, è sbarcata in Italia e ha lanciato la sua offerta con un prezzo molto aggressivo (5,99 euro al mese) per i consumatori e un pacchetto di servizi di telefonia e utilizzo di internet corposo rispetto ai concorrenti. Questa entrata sarà un ulteriore colpo alla redditività di questo settore, già molto competitivo e per certi servizi ormai maturo (esistono circa 80 milioni di sim sul mercato, più della popolazione italiana).  Un settore quello delle TLC che sta ancora trovando il giusto mix di servizi a valore per aumentare i margini, perché dovrà fare investimenti significativi in futuro sia per l’ammodernamento delle reti sia per il 5G prossimo futuro.

Assotelecomunicazioni-Asstel ha evidenziato nell’ultimo rapporto del 2016 che le compagnie telefoniche hanno investito 6,5 miliardi e in futuro per il 5G se ne prevedono altri 3 miliardi.

Comunque, la risposta al nuovo entrante Iliad da parte degli incumbent è arrivata subito e sia Vodafone che Tim hanno subito lanciato offerte competitive con i loro brand low cost “ho.” e “Kena”.
Iliad è il quarto operatore con infrastrutture proprie nel nostro Paese.  La sua entrata è stata resa possibile dalla Comunità Europea dopo il merge di Wind e 3 Italia ed è avvenuta appena dopo la polemica sulle tariffe a 28 giorni che ha visto tutti gli operatori attuali coinvolti; si è presentata aggressivamente come la nuova alternativa low prices con la sua tariffa a 5,99 euro al mese trasparente e immodificabile.

Occorre dire che durante l’ultimo anno le offerte dei principali operatori hanno subito un ulteriore calo medio dei prezzi con pacchetti di servizi diventati più ricchi. È continuata quindi la discesa dei prezzi dei servizi di tlc in Italia che c’è stata in passato, come testimoniato diverse volte dall’ Agcom, -42,9% nel periodo 2001–2017, rispetto a -19,3% della media Ue, così come dal 2010 al 2016 il ricavo medio per utente nel mobile in Italia è sceso del 37%, più che della media UE.  Non è ancora certo se Iliad avrà successo perché dipenderà anche dal servizio offerto. È anche tutto da verificare se avrà un impatto dirompente come avvenuto sul mercato francese dove è un marchio più conosciuto anche per la base clienti del fisso e per i canali distributivi più consolidati. Naturalmente su questi fattori gli operatori storici possono far valere la loro presenza consolidata, ma la compagnia francese ha comunicato che il loro modello di business prevede il pareggio con una quota di mercato inferiore al 10%. Questo prevede in un mercato che non cresce che devono rubare customer base a tutti gli operatori mobili, forse in misura differente a seconda del mix di clienti e del posizionamento. Un report del 30 maggio di Deutsche Bank stima per Iliad 1,7 milioni i clienti a fine anno e 6,3 milioni al 2020. Quindi se nel 2022 Iliad dovesse raggiungere una quota di mercato del 10,3%, la perdita di market share sarebbe di 1,9 punti percentuali per Tim; 1,6 per Vodafone; 3,7 per Wind Tre e 3,2 per gli operatori virtuali (i più rilevanti in Italia sono Poste Mobile e Fastweb).
Si sa che il mercato dei servizi mobili non è più in crescita da alcuni anni e così si prevede anche per il 2018. Nel 2012 i ricavi erano superiori ai 17,7 miliardi, a fine 2015, causa la guerra al ribasso dei prezzi e l’impatto di WhatsApp e servizi di messaggistica al redditizio business degli sms, erano diminuiti di 4,6 miliardi. Da allora il mercato, nonostante il segno più del 2016, non si è ancora veramente ripreso. Con questa guerra dei prezzi, se continua, si corre il rischio che l’impatto forte sui ricavi e margini possa ridurre la capacità di investimento di tutta l’industria e quindi accelererà la prevista fase di ulteriore consolidamento dei giocatori a livello europeo e nazionale così come avvenuto in USA e Cina.  In Europa ci sono ancora più di 100 player di servizi di TLC locali e quindi un consolidamento è ineludibile ancor più in un mercato dei servizi internet dominato dai giganti del Web i famosi GAFA, Google, Apple, Facebook e Amazon.

Se questa è la situazione e considerando inoltre che con la diffusione del wi-fi oggi chiunque può comunicare sia in Italia che all’estero a costo zero, possiamo affermare che l’offerta degli operatori renda già disponibile connessioni internet quasi gratis così come avvenuto per le telefonate e gli sms. La proposta di avere 30’ di connessione gratis da parte del ministro Di Maio suona un po’ datata e anche bizzarra.  Abbiamo inoltre visto che se la guerra dei prezzi continua saranno impattati gli investimenti nelle reti e di conseguenza anche la qualità dei servizi attuale è a rischio, così pure, a maggior ragione quali potrebbero essere i servizi a valore che gli operatori possono predisporre in futuro e a quali costi.  Quindi la domanda da porsi, e la risposta da far sapere al Ministro, è diversa e può essere che più che la connessione, è quale device dovrebbero utilizzare i cittadini per collegarsi gratuitamente sia esso il cellulare, un tablet o un PC; se ne hanno già uno e/o se tutti i cittadini se lo possono permettere e quindi in che modo se ne può agevolare/incentivare la diffusione o l’acquisto sia a livello privato che professionale e aziendale.

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