NEWS
Transizione ecologica, energetica e green economy: a che punto siamo?

Il futuro è green. In attesa della Cop26 e del G20, politici, rappresentanti di aziende e attivisti sono stati chiari: è necessario un reale e immediato cambio di rotta nella lotta ai cambiamenti climatici. Il momento è quello giusto: i progetti ci sono, le risorse anche. Cosa manca? Semplificazione amministrativa e una più ampia capacità di visione innanzitutto.

In occasione della pre Cop26[1], Alok Sharma, presidente della Cop26 (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow dal 9 al 20 novembre 2021) ha affermato che «il clima è la più grande minaccia alla sicurezza mondiale, in quanto in grado di creare gravi conseguenze su aspetti quali cibo, acqua, salute», aggiungendo che le aspettative per la Cop26 sono elevatissime, trattandosi di un evento in cui «il fallimento non è un’opzione». La tematica ha assunto rilievo anche in occasione del B20[2]: come affermato dalla Presidente Emma Marcegaglia, che ha illustrato la dichiarazione finale del vertice conclusivo, «l’obiettivo finale del B20 è fare del 2021 un anno di rinascita», partendo dalle «enormi opportunità offerte da una rinnovata cooperazione multilaterale». In particolare, nelle proposte consegnate dalle imprese ai Governi si rileva la necessità di accelerare la decarbonizzazione e la transizione verso modelli energetici, promuovendo e rafforzando le collaborazioni tra pubblico e privato. Un tema quest’ultimo ben evidenziato anche dal Presidente del Consiglio Mario Draghi che ha chiarito come «le imprese e i governi dovrebbero collaborare per affrontare il cambiamento climatico», aggiungendo la necessità di promuovere «finanziamenti privati su larga scala, insieme a maggiori investimenti pubblici, per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio».

Ad alimentare il dibattito pubblico sulla transizione ecologica e sulla necessità di accelerarne i tempi hanno contribuito anche le recenti vicende relative al forte aumento del prezzo del gas naturale con cui, si ricorda, viene prodotta la maggior parte dell’elettricità in Italia (così come in molti altri Paesi europei). In quanto esportatori di gas naturale, i Paesi europei sono, dunque, ampiamente esposti alla volatilità dei prezzi del gas, una dipendenza che, secondo molti esperti, si sarebbe potuta diminuire prestando (negli anni passati) maggiore attenzione alla transizione energetica.

Non si dimentichi, inoltre, che lo shock energetico rischia di avere un forte impatto anche sulla ripresa economica dell’Europa e dell’Italia (una ripresa che, come noto, è stata superiore alle aspettative[3]): il timore è che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 i prezzi finali per il consumatore potrebbero concentrarsi, oltre che sui prezzi delle bollette, anche sui prezzi all’ingrosso dell’agroalimentare, con serie ripercussioni, dunque, sul costo della vita degli individui.

Come mitigare tali spinte inflazionistiche per non rischiare che si interrompa una ripresa che si sta cercando in tutti i modi di favorire? Non si dimentichi, del resto, che lo stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nell’ambito del programma Next Generation EU, fa della transizione ecologica uno dei suoi due pilastri (insieme alla transizione digitale), un ambito a cui vengono destinati 59,46 miliardi di euro dei 191,5 miliardi di euro previsti dal Dispositivo di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Se, dunque, come affermato anche dal Ministro Cingolani, nei prossimi anni «saremo chiamati ad affrontare un cambiamento epocale», su quali aspetti bisogna soffermare l’attenzione? Come accelerare il percorso verso la transizione ecologica?

Innanzitutto, si avverte la necessità di focalizzare l’attenzione sugli incentivi volti alla promozione di comportamenti virtuosi sia da parte delle imprese sia dei cittadini, un tema all’interno del PNRR ben evidenziato: si considerino, ad esempio, gli interventi nell’ambito dell’edilizia residenziale (a cui sono destinati 13,8 miliardi di euro) e che prevedono l’estensione dell’ecobonus al 110% dal 2021 al 2022 per i condomini e al 2023 per l’edilizia popolare, prevedendo, altresì, la semplificazione e l’accelerazione delle procedure per la realizzazione degli interventi.

Bisogna, inoltre, considerare l’importanza di investire in tecnologie pulite (Green e Cleantech) e il ruolo che lo strumento digitale assume al riguardo: diversi esperti affermano che in Italia (così come in Europa) si è ad uno stadio più avanzato nell’ambito della green e circular economy, mentre sono richiesti maggiori sforzi per promuovere un più ampio utilizzo dello strumento digitale applicato all’energia.

In questo contesto, nuove opportunità derivano da quelle che sono considerate le prossime frontiere della transizione energetica (ma ecologica nel complesso) ovvero l’idrogeno (in particolare l’idrogeno verde) e il nucleare. Con riferimento all’idrogeno, già nel 2002 Jeremy Rifkin affermava che «l’idrogeno sarà la prossima grande rivoluzione economica, tecnologica e sociale della storia», ma siamo pronti per quella che l’economista statunitense ha definito «un’economia all’idrogeno»? Sia in Italia che in Europa si sta lavorando per avviare progetti basati sull’idrogeno e in particolare sull’idrogeno verde: nel nostro Paese lo scorso aprile sono state pubblicate le prime Linee Guida per la Strategia nazionale sull’idrogeno” con l’obiettivo di «esporre la visione di alto livello del Governo italiano sul ruolo che l’idrogeno può occupare nel percorso nazionale di decarbonizzazione». La Commissione Europea lo scorso anno ha pubblicato il documento “A hydrogen strategy for a climate-neutral Europe” in cui viene illustrata la strategia europea per riuscire ad incrementare la produzione e coprire una parte considerevole del fabbisogno energetico di tutta l’Europa.

Per quanto riguarda, invece, l’utilizzo dell’energia nucleare a supporto della transizione energetica, le posizioni in merito sono differenti, essendovi chi la considera come una «boa di salvataggio» e chi vuole «cancellarla in nome di un futuro ecologicamente sostenibile». Ad ogni modo, di recente 10 Paesi europei (Francia, Romania, Repubblica Ceca, Finlandia, Slovacchia, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Polonia e Ungheria) abbiano presentato alla Commissione Europea un appello per riconoscere il nucleare come energia green. La richiesta nasce dalla consapevolezza che «l’energia nucleare è necessaria sia per raggiungere gli accordi di Parigi sia per fronteggiare l’aumento dell’energia che ha dimostrato l’importanza di ridurre la dipendenza europea dai paesi terzi», partendo dalla consapevolezza che le fonti rinnovabili pur «giocando un ruolo chiave per la transizione energetica non possono produrre abbastanza elettricità a basso contenuto di carbonio per soddisfare le esigenze in modo sufficiente e costante».

Infine, non va dimenticata l’importanza di concludere partnership pubblico-private: affinché la transizione ecologica abbia successo sono necessari progetti industriali accompagnati da sostegni pubblici. È importante, dunque, anche sensibilizzare gli investitori privati. Ad ogni modo, il ruolo dell’attore pubblico sarà decisivo in ambiti quali il permitting e la semplificazione amministrativa, condizione necessaria per accelerare e agevolare per tuti gli stakeholder il percorso alla transizione energetica. Se, quindi, da un lato il PNRR e una nuova presa di consapevolezza da parte di cittadini, imprese ed istituzioni fanno ben sperare nel futuro e pongono le condizioni perché si verifichi un reale cambiamento rispetto al passato, dall’altro, l’Italia dispone della filiera, dell’indotto industriale e della forza lavoro adeguate per scaricare l’execution e la governance dei progetti previsti dal Piano?

La posizione delle imprese: i risultati della DBT Survey 2021 di TIG

Qual è la percezione delle imprese sulla transizione ecologica? Quale lo stato dell’arte dei progetti? Analizzando i risultati della DBT Survey 2021 di The Innovation Group[4], si rileva come l’attenzione alle strategie green venga associata principalmente alla possibilità di migliorare la brand reputation e l’immagine aziendale (aspetto su cui si è espresso il 70% del campione), di migliorare i rapporti con gli investitori e gli stakeholder (47%) e di aprirsi a nuovi mercati ed opportunità (37%). Le strategie green vengono, invece, poco considerate in relazione alla possibilità di avere un vantaggio competitivo sul mercato (16%) e soprattutto ad aumentare la produttività e l’efficienza della supply chain (13%, ambito quest’ultimo su cui il PNRR sofferma l’attenzione, soprattutto all’interno della Missione 3 dedicata alle Infrastrutture e alla mobilità sostenibile).

Con riferimento ai progetti e alle risorse messe a disposizione dal PNRR, il 41% del campione prevede che per l’anno in corso ci sarà un aumento del budget aziendale dedicato a progetti o attività green: si tratta principalmente di aziende di piccole dimensioni (meno di 99 dipendenti) operanti nell’ambito dell’Industria e dei Servizi. Per il 58% del campione tale crescita sarà favorita dalla disponibilità delle risorse e degli incentivi previsti dal Piano.

Fonte: TIG, 2021

Con riferimento alle principali attività, il 47% del campione ritiene che nell’ambito della strategia green la propria azienda si stia dedicando alla revisione dei propri processi produttivi in chiave sostenibile, mentre per il 43% sta sviluppando l’offerta di nuovi servizi e prodotti sostenibili. Ancora limitato, infine, l’utilizzo di tecnologie innovative (Cleantech e Greentech): il 32% del campione si è espresso al riguardo.

In questo contesto quali saranno, dunque, gli sviluppi futuri? Quale il ruolo del Piano? Se le aspettative verso il PNRR sono elevate si sarà in grado di portare a compimento (e con successo) i progetti previsti? The Innovation Group, nell’ambito del Digital Italy Program 2021, ha dedicato particolare attenzione alla tematica: in particolare sono state svolte due survey relative agli impatti attesi dal PNRR (dalle attività promosse e dai relativi investimenti).CLICCA QUI PER MAGGIORI INFORMAZIONI.


[1] Si tratta dell’ultima riunione ministeriale prima della Cop 26 che riunisce i ministri del clima e dell’energia di un gruppo selezionato di paesi per discutere di alcuni aspetti politici fondamentali dei negoziati e approfondire alcuni dei temi negoziali chiave che saranno affrontati alla Cop 26. Si è tenuta a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre.

[2] L’engagement group ufficiale del G20 riservato alle imprese che ha l’obiettivo di ha l’obiettivo di formulare raccomandazioni di policy indirizzate alla presidenza di turno del G20 il cui Summit finale si è tenuto a Roma lo scorso 7 e 8 Ottobre.

[3] Secondo le stime dei principali istituti nazionali e internazionali, per il 2021, il PIL dell’Italia crescerà tra il 5,8% e il 6%.

[4] La Digital Business Transformation Survey è stata condotta a Gennaio 2021 su un campione di 181 aziende italiane appartenenti a diversi settori e dimensioni.