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I temporali sull’industria bancaria continuano

N.  Dicembre 2019
        

a cura di Ezio Viola 
Managing Director, The Innovation Group 

 

La recente presentazione del piano industriale di Unicredit conferma e prosegue la direzione del cambiamento in cui è impegnata una delle più grandi banche italiane, tenendo presente due fattori condizionanti: l’invasività e pervasività delle tecnologie digitali e un perimetro normativo in evoluzione. Cercare di continuare ad essere competitivi e fare banca al tempo dei tassi negativi, con margini stretti, con una attenzione febbrile verso i requisiti di capitale è alla base del piano, che punta a focalizzarsi sulla clientela, offrendo servizi più evoluti, con un maggior contenuto digitale e un approccio consulenziale alle esigenze della clientela. Completate le operazioni di de-risking, il focus è su una gestione prospettica del rischio, non solo alla luce delle previsioni economiche, ma soprattutto delle evoluzioni normative che negli anni scorsi hanno fortemente impattato i bilanci dell’industria del bancaria. Uno dei temi caldissimi poste dal piano riguarda l’occupazione. Le prospettate uscite di 8 mila dipendenti nei prossimi 4 anni, di cui 5.500 in Italia, a cui andranno ad aggiungersi i 500 che usciranno da qui a fine anno in forza di accordi già raggiunti, portando il totale a 6 mila, che costituiscono circa il 15% del lavoratori delle banca, hanno scatenato le reazioni dei sindacati e della politica e non poteva essere diversamente. Vanno però considerate due variabili: le probabili assunzioni di nuove figure professionali che andranno a dare corpo alla banca delineata dal piano e il fatto che in una realtà di queste dimensioni ogni anno si avvieranno alla pensione un numero di lavoratori significativo; diventa però strategico capire quindi quante assunzioni il gruppo prospetterà in arco di piano.

L’annuncio di Unicredit non è inaspettato e arriva poco dopo l’uscita di un rapporto dal titolo “Banche Italiane su un piano inclinato” di Oliver Wyman in cui si prospettano 5 miliardi di costi da tagliare a livello di sistema bancario nei prossimi 5 anni per mantenere l’attuale redditività che come sappiamo è più bassa della media europea e meno del costo del capitale.  Se le banche italiane volessero cercare di raggiungere la media europea allora il taglio dei costi potrebbe essere di circa 10 Miliardi di Euro.  La contrazione del margine di intermediazione è imputabile a 3 fattori: la compressione della redditività degli impieghi che porterà a ridurre il margine di interesse del 15%, la compressione dei ritorni sui titoli di debito con un’altra riduzione del margine di interesse del 5% e la riduzione dei ricavi commissionali che tenderanno a diminuire per la maggiore concorrenza sui prezzi.  Le banche si trovano di fronte a dievrse discontinuità non più rimandabili anche di fronte ad un eventuale ed auspicabile consolidamento che avverrà con tempi più lunghi ma che non sarà sufficiente a rilanciare la profittabilità dell’industria bancaria.

Sono quindi necessari :

  • un radicale e veloce  cambiamento dei modelli di business per allineare la base dei costi e dei ricavi prevedibili
  • una gestione più dinamica e proattiva della struttura degli attivi e dei passivi di bilancio
  • un utilizzo delle tecnologie avanzate per la gestione dei dati e dell’AI nella gestione end-to-end del processo del credito : dalle politiche creditizie, all’erogazione, monitoraggio e recupero
  • l’utilizzo dei canali digitali consistente al ridisegno del modello distributivo e di servizio

Questo può significare una ulteriore riduzione di circa 7000 filiali e di 70.000 risorse: le banche diventeranno meno labour intensive ma sarà necessario riqualificare in chiave digitale circa la metà del personale attuale.

Inoltre, ancora di più,  sarà fondamentale rivedere i processi di relazione con la clientela sfruttando anche qui i sistemi di advanced analytics per segmentare i clienti con offerte personalizzate e una customer experience semplice e coinvolgente come quella dei new player digitali e delle nuove banche che sono sempre menzionate come esempio.

I sistemi legacy e di core banking oggi rappresentano un vincolo strutturale verso l’evoluzione completamente digitale dei processi bancari, sono sempre più inefficienti, costosi e difficili da gestire per connettere i nuovi layer digitali basati su API. La loro evoluzione e modernizzazione accelereranno l’adozione di soluzioni comuni in partnership con fornitori di tecnologia e servizi.  La ricerca di soluzioni comuni sarà anche spinta nell’ambito della necessità di utilizzare sistemi avanzati di AI e machine learning per automatizzare e rendere più efficiente il sistema dei controlli.

Anche i ricavi le banche devono andarle a cercare in modo innovativo con l’utilizzo delle tecnologie digitali nelle aree più ad alto margine e quindi sarà necessario maggiore focus sui business del wealth management/bancassurance e consumer credit che offrono cost/income, ritorni sul capitale e livelli di assorbimento migliori della banca commerciale universale classica.

Come già ripetuto in altre occasioni e in diversi dei nostri appuntamenti siamo di fronte ad una trasformazione veloce e profonda dell’industria bancaria che richiede un supporto da parte di tutti gli stakeholder e un dialogo che sia rivolto al futuro. Aspettiamo quindi con attenzione i prossimi piani industriali che saranno presentati da alcune importanti banche nei prossimi mesi.

 

 

 

 

 

 

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