Tecnologie quantistiche: startup e PMI per il futuro del quantum
Il Caffè Digitale


Nella corsa verso la computazione quantistica, non ci sono solo i colossi della Silicon Valley: mentre aziende come Google, IBM, Microsoft e Amazon competono a colpi di roadmap futuristiche, chip sempre più sofisticati e annunci mediatici, esiste una pletora di realtà tra piccole e medie aziende, startup, scaleup e centri di ricerca che stanno contribuendo al processo d’innovazione in modo essenziale. Sono questi non-big, a conti fatti, a costruire l’ossatura tecnica e teorica del quantum computing: c’è chi lavora sul controllo dei qubit, chi progetta chip integrabili con hardware classico, chi sperimenta nuove forme di crittografia o esplora le frontiere del software ispirato alle leggi della meccanica quantistica. Tutto questo fermento non è più una promessa futuribile, ma una realtà concreta composta da applicazioni industriali, soluzioni commercializzabili e tecnologie già in avanzato stato di sviluppo. Le realtà italiane, europee e in tutto il mondo che stanno fornendo un contributo alla crescita del settore sono numerose, perlopiù senza l’ambizione di realizzare per prime un computer quantistico vero e proprio, ma con l’obiettivo di spianare la strada affinché qualcuno possa farlo davvero.
L’ingegneria dell’età quantistica
Una delle sfide più complesse nel quantum computing riguarda l’hardware, ossia costruire sistemi quantistici stabili, scalabili e capaci di funzionare per tempi sufficientemente lunghi da risolvere problemi reali. Qui si colloca l’attività di aziende come Quantum Telecommunications Italy (QTI), spin-off italiano del CNR con sede a Firenze che sta lavorando sulla distribuzione quantistica delle chiavi (QKD) e su architetture di comunicazione sicura. Ha partecipato alla protezione del G7 del 2024 con sistemi QKD ed è parte attiva del progetto europeo QPIC1550, in cui si sviluppano componenti fotonici integrati compatibili con le reti di telecomunicazione esistenti. Un altro contributo rilevante arriva da Quandela, startup francese fondata nel 2017 e all’avanguardia nello sviluppo di computer quantistici basati su fotoni. La sua piattaforma MosaiQ consente la manipolazione di fotoni puri ad alta coerenza, e nel 2024 ha consegnato un computer quantistico a OVHcloud, il primo esempio di adozione privata su scala europea. Quandela guida anche il consorzio EuroQCS-France, attraverso cui ha reso accessibile il suo hardware via cloud a università e centri di ricerca. Non solo: l’azienda ha avviato una linea pilota per la produzione in serie di fotoni a singolo stato, avvicinando la produzione quantistica agli standard dell’elettronica classica. L’obiettivo dichiarato è ambizioso, ossia realizzare entro il 2030 un sistema fault-tolerant, capace di non subire avarie nemmeno in caso di guasti.
Oltreoceano si distingue invece Seeqc, realtà con sedi anche in Italia che ha recentemente presentato il primo computer quantistico full-stack (un sistema completo integrato in un’unica architettura) realizzato sul suolo italiano, presso un laboratorio a Napoli. Seeqc lavora su chip quantistici digitali e ha stretto una collaborazione con Nvidia per collegare questi chip a GPU ad alte prestazioni, migliorando le capacità di calcolo ibrido e la correzione d’errore in tempo reale. Tra i progetti recenti, figura anche una collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler di Trento per sviluppare algoritmi quantistici ottimizzati per applicazioni in bioinformatica e data science. L’azienda ha raccolto finanziamenti significativi e prevede un rapido avanzamento nella miniaturizzazione e scalabilità del suo hardware.
Controllo, crittografia e quantum-inspired
Non tutto il valore del comparto quantistico passa per i qubit. Alcune aziende stanno costruendo l’infrastruttura necessaria per far funzionare i sistemi di calcolo, oppure stanno esplorando approcci alternativi – o, per meglio dire, laterali – che si ispirano ai principi della meccanica quantistica per migliorare le tecnologie classiche. Una realtà chiave in questo contesto è Quantum Machines, con sede in Israele. La sua Quantum Orchestration Platform (QOP) è una suite hardware-software pensata per controllare in modo efficiente processori anche molto diversi tra loro. L’azienda ha annunciato nel 2025 una collaborazione con Nvidia, presentando la piattaforma DGX Quantum, che combina la potenza della GPU classica con la precisione del controllo quantistico. Il risultato è un sistema ibrido capace di accelerare la ricerca in materiali, chimica e machine learning. Quantum Machines partecipa anche attivamente al progetto israeliano Quantum Computing Consortium, lavorando allo sviluppo di un’infrastruttura nazionale per il calcolo quantistico.
Accanto ai sistemi di controllo, un altro settore strategico è la sicurezza, intesa sia come protezione delle comunicazioni da intercettazioni e attacchi esterni attraverso tecniche come la distribuzione quantistica delle chiavi, sia come sviluppo di nuove infrastrutture resilienti alle future minacce che i computer quantistici stessi potrebbero rappresentare per i sistemi crittografici classici. Qui si inserisce ThinkQuantum, spin-off italiano dell’INRiM di Torino, che lavora sulla crittografia quantistica. Il loro prodotto di punta, Quky, implementa protocolli QKD su fibra ottica esistente. Nel 2024 l’azienda ha testato con successo la distribuzione di chiavi quantistiche su una singola fibra condivisa tra dati classici e quantistici. Inoltre, è parte del progetto nazionale Q-Secure, che prevede la creazione di una dorsale di rete quantistica tra enti pubblici e centri di calcolo ad alta sicurezza.
Un caso interessante è Normal Computing, startup statunitense che lavora su quantum-inspired computing. Invece di costruire computer quantistici, l’azienda usa concetti derivati dalla fisica quantistica per sviluppare nuovi algoritmi e tool di progettazione hardware. Queste tecnologie sono già in uso presso grandi gruppi industriali per ottimizzare progettazione di chip e modellazione di sistemi complessi. Di recente, ha siglato una partnership con un consorzio di aziende automotive per applicare modelli quantistici alla simulazione di materiali per batterie avanzate, dimostrando come le applicazioni possano estendersi ben oltre il solo ambito ICT.
Sono tante, quasi tutte con la Q
A completare il panorama, sono molte altre le realtà in crescita che si stanno ritagliando un ruolo importante nel contesto italiano ed europeo. Se è impossibile elencarle tutte, anche per la velocità con cui si stanno moltiplicando e trasformando, eccone alcune (per puro caso, tutte con la stessa iniziale). QuantumNet, parte del gruppo Netcom, lavora allo sviluppo di infrastrutture quantistiche sicure per la telecomunicazione aziendale. QuantumX, spin-off di Nextmind, sta esplorando nuovi modelli di machine learning quantistico, con progetti pilota legati all’industria manifatturiera. QPI Systems punta invece a integrare l’elaborazione quantistica nei flussi di dati delle smart city, mentre QSensato si concentra sulla realizzazione di sensori quantistici di nuova generazione per applicazioni biomedicali e ambientali. E poi Quantum Ket è attiva nella formazione di nuove competenze professionali nel campo della cybersecurity quantistica, lavorando a stretto contatto con università e centri di ricerca. Tutte realtà che dimostrano come l’ecosistema quantistico si stia ampliando anche in direzioni meno convenzionali, ma non perciò meno promettenti. Come in ogni fase pionieristica, non mancano le incertezze: i tempi di maturazione sono ancora lunghi, l’hype può generare aspettative irrealistiche, e la competizione è altissima. Ma una cosa è certa: se oggi si parla di quantum computing come di una tecnologia emergente e non più futuristica, è anche grazie al lavoro di aziende e istituzioni che ogni giorno contribuiscono a rendere reale ciò che fino a ieri sembrava solo teoria.
