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SMART CONNECTED DEVICE: Cosa ci porteremo appresso?

A cura di Camilla BelliniAnalyst, The Innovation Group

Negli ultimi anni il ruolo che i cosiddetti Smart Connected Device hanno avuto all’interno del mercato ICT e digitale è indubbio: smartphone e tablet sono stati i dispositivi che ad oggi hanno registrato i tassi di crescita più significativi, con un parco installato ben più rilevante di altri device personali.
Molti inoltre imputano a questi device il ruolo di driver nella diffusione di fenomeni e paradigmi innovativi e dalla portata rivoluzionaria. Si pensi ad esempio al paradigma della Mobility o, su scala ancora maggiore, al paradigma dell’Internet of Things: senza la presenza massiva di device sempre connessi e con un’elevata portabilità personale molto probabilmente gran parte delle applicazioni consumer in questi ambiti (dalla Smart Home alle applicazioni per l’Augmented Experience all’interno dei punti vendita) non avrebbero avuto il riscontro e la diffusione che al contrario oggi stanno rilevando.
Smart Connected Device, e soprattutto smartphone, sono diventati quindi lo strumento abilitante una rivoluzione di portata massiva nel settore ICT (e non solo). D’altra parte, occorre anche domandarsi come questo stesso mercato evolverà, e quale sarà il futuro, in termini di funzionalità e di portabilità, di questi dispositivi. Negli ultimi trimestri i principali produttori di questi dispositivi hanno cominciato a registrare un’inversione di tendenza nei trend di crescita e di vendita dei loro prodotti. Se fino all’anno scorso pochi avrebbero previsto un declino nelle vendite di smartphone e tablet, ora invece al contrario nessuno sembra positivo nei confronti dei risultati per i prossimi trimestri. Cosa è accaduto quindi nel frattempo? Quale sarà il futuro di questi device? Rimarranno l’interfaccia “rivoluzionaria” dei nuovi paradigmi tecnologici o saranno destinati ad essere eclissati dalla comparsa di nuovi dispostivi che meglio si adattino alle esigenze e ai bisogni di progetti ed utenti nei prossimi anni?
Per rispondere a queste domande, forse è necessario prima di tutto fare alcune considerazioni. In primis, negli ultimi trimestri molti hanno investito/ disinvestito nel mercato degli Smart Connected Device: il business degli Smart Connected Device è strategico o non lo è, questo sembra l’interpretazione di acquisizioni, vendite e ristrutturazioni in questo ambito. Inoltre, recentemente sono comparsi sul mercato dispositivi ibridi, per certi aspetti innovativi, al cui interno convergono funzionalità e caratteristiche già proprie di altri device. Si pensi ad esempio alla diffusione dei cosiddetti “phablet”, ovvero di smartphone con schermi sopra i 5 pollici: molti prevedono che il mercato degli smartphone e dei tablet è destinato a convergere in questo mercato, dal momento che questi dispositivi sembrano avere funzionalità che meglio di altri sanno adattarsi alle necessità della domanda attuale e futura.
Più in generale, ciò che sembra evidente è che il mercato degli Smart Connected Device (SCD) sta attraversano una fase di forte fibrillazione, con una crescente confusione che deriva da un portfolio di soluzioni sempre più articolato e dalla ricerca del device del futuro, il “nuovo iPhone” che spiani la strada a chi per primo lo introdurrà sul mercato: di conseguenza, continuano a sommarsi il numero di annunci e presentazioni di nuovi prodotti (ad esempio, l’iPad Pro e il Surface Pro 4) che non solo presentano caratteristiche aumentate in termini prestazionali, ma anche in termini strutturali e di funzionalità.
Di fronte a questo affastellarsi di nuovi prodotti, dispositivi e continui aggiornamenti, sembra infine affievolirsi la portata di novità e l’effetto “moda”, che molto aveva spinto la componente consumer della spesa in questo mercato: i tassi di sostituzione di questi device sono stati elevatissimi, fino ad arrivare a generare un mercato dell’usato senza precedenti per l’elettronica di consumo e per altri dispositivi personali. La guerra accanita condotta negli ultimi trimestri tra colossi digitali, dispositivi e sistemi operativi ha portato quindi ad un risultato: l’”assuefazione” del mercato a questi dispositivi, alla loro trasformazione in commodity che devono avere alte prestazioni a prezzo ridotto.
Domandandosi quindi quale sarà il futuro di questo mercato, quello che appare inevitabile è che l’enfasi posta su di esso rimarrà, ma verrà “ripulita” da quei trend di crescita a due cifre che tanto hanno fatto parlare analisti ed esperti in merito agli Smart Connected Device: il mercato è sempre più saturo e, forse, ha cominciato a comprendere il vero valore di questi dispositivi e i bisogni a cui possono rispondere. Resta dell’incertezza in merito al “formato”: vinceranno gli smartphone, i tablet, i phablet, o forse gli smartwatch? Questa forse è la domanda a cui occorre ancora trovare risposta, e probabilmente il mercato nei prossimi mesi abbozzerà esso stesso una risposta a questo “dilemma”. Ma la realtà è che il mercato degli Smart Connected Device ormai è stabile e ha assunto un ruolo ben definito, quello di interfaccia abilitante i nuovi paradigmi del digitale. Ciò che rimane ancora da definire è quale sarà il “miglior formato” che abiliterà la rivoluzione del digitale.

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