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Si possono confermare le previsioni di crescita del mercato ICT per il 2019?

N.  Maggio 2019
        

a cura di Carmen Camarca 
Analyst, The Innovation Group 

 

Una delle attività che svolge un analista di mercato, e che si potrebbe definire “classica”, è certamente l’elaborazione delle stime dei valori del mercato di cui si occupa, stime che possono essere relative all’intero mercato, alle sue componenti, ad un periodo temporale trascorso o ad uno futuro.

L’attività preliminare è la definizione di una tassonomia del mercato che sia esaustiva e non ambigua e ne definisca i confini, operazione che riflette in ogni caso differenti “visioni” dei singoli analisti: questo fatto genera spesso l’impossibilità di effettuare confronti “analitici” dei dati prodotti da differenti istituti, ma che comunque possono essere effettuati a livello di aggregati. D’altra parte, l’attività dell’analista quando effettua stime o elabora previsioni è sostanzialmente equivalente all’elaborazione di un “modello”, di una “visione” del mercato, operazione che quindi riflette inevitabilmente le opinioni e l’esperienza dell’analista, e da cui deriva la differenza dei dati elaborati da differenti analisti: non è questione di giusto o sbagliato, ma appunto di diverse interpretazioni dei fenomeni osservati. Va detto, inoltre, che i dati veri, quelli con la v maiuscola, non li conosce nessuno, se non forse qualche entità ultraterrena: in realtà si può dire che tutto ciò costituisce un fattore di ricchezza e può essere fonte di considerazioni e approfondimento dei fenomeni da parte di chi utilizza i dati in questione.

I fattori da considerare hanno carattere sia endogeno, quelli interni al mercato che si analizza quali l’evoluzione dei prodotti piuttosto che dei servizi piuttosto che dei prezzi, sia esogeni, provenienti dal mondo esterno e di carattere economico, politico piuttosto che sociale: gli strumenti a disposizione dell’analista sono le rilevazioni campionarie su utenti e fornitori, inevitabilmente affette da errore statistico, l’analisi dei bilanci delle aziende del settore, che purtroppo molto raramente forniscono dati sull’andamento di specifici prodotti o servizi, incontri, interviste e discussioni con operatori del settore, piuttosto che l’analisi di documenti economici elaborati dai vari centri studi; questo però porta inevitabilmente a commettere errori o imprecisioni che vanno corretti con l’elaborazione di nuovi set di dati, processo basato sulla continua analisi delle informazioni via via disponibili, in un processo iterativo di approssimazioni successive.

Questi aspetti hanno particolare importanza quando vengono elaborate le previsioni dato che raramente vi sono relazioni dirette e, soprattutto, formalizzate tra l’andamento di un settore e quello delle grandezze economiche per lo meno nazionali: per restare nel nostro ambito non c’è una “formula” che, ad esempio, a fronte di un determinato andamento del PIL esprima, in modo “diretto”, l’andamento del mercato ICT; si possono osservare andamenti “simili”, ma non si può determinare matematicamente il tasso di crescita del mercati ICT a partire da quello del PIL, occorre lavorare inevitabilmente con strumenti di tipo qualitativo.

Da quando The Innovation Group ha elaborato le proprie previsioni per l’anno corrente ed i successivi due, si stanno verificando, appunto, le condizioni per una revisione di quelle previsioni dal momento che sono stati pubblicati molti documenti che portano a modificare il quadro economico generale; negli scorsi mesi la Banca D’Italia ha abbassato le stime del PIL per il 2019 portandole a +0,6%; la Commissione Europea ha ridotto le stime dall’1,2% allo 0,2%; il Fondo Monetario Internazionale dall’1% allo 0,6%; nel quarto trimestre dello scorso anno la produzione industriale è diminuita dell’1,1%; secondo Istat la spesa delle famiglie è in rallentamento, così come gli investimenti ed infine anche il quadro internazionale dà segnali negativi; ultimamente il governo ha pubblicato stime di crescita del PIL per il 2019 pari allo 0,2%.

E’ evidente che occorre riflettere sulle previsioni per il 2019 che davano il mercato digitale in crescita dell’1,1%: nell’ambito dell’IT tradizionale è ipotizzabile una riduzione degli investimenti in infrastrutture e in sviluppi di nuove applicazioni con effetti anche sui servizi; nell’ambito della New Digital Technology è ipotizzabile da un lato un aumento del numero delle aziende utilizzatrici di Cloud Computing ma dall’altro una riduzione, seppur limitata, degli investimenti delle grandi aziende ed un contenimento degli investimenti in software; l’elettronica di consumo subirà l’andamento dei consumi delle famiglie, considerando inoltre che nel 2019 non ci saranno nemmeno eventi come le Olimpiadi o i Campionati mondiali di calcio, notoriamente driver nella sostituzione degli apparati televisivi; nel settore delle telecomunicazioni, se da un lato ci saranno gli investimenti per il 5G, dall’altro proseguono le battaglie sui prezzi e si profilano difficoltà sul fronte dell’occupazione con conseguente impatto sull’erogazione dei servizi.

Le considerazioni esposte portano a prevedere, dunque, una possibile riduzione del tasso di crescita del mercato digitale dall’1,1% a valori compresi tra lo 0,1% e il – 0,2%: non si è quindi di fronte ad una battuta d’arresto significativa, ma ad un rallentamento che, forse, mettendo in atto le strategie adatte, potrà essere recuperato.

In questo contesto, dunque, nuove sfide si prospettano sia per gli utenti che per i fornitori di tecnologia e, in particolar modo, per i player di un mercato, quello italiano, che corre meno velocemente dei suoi competitor internazionali e nei confronti dei quali negli ultimi anni ha accumulato un relativo divario. Tali ritardi, in parte imputabili allo scarso livello di digitalizzazione delle imprese (tipicamente PMI), in parte alla limitata entità degli investimenti effettuati, sono accentuati, come detto sopra, da un contesto macroeconomico particolarmente difficile.

Nei prossimi anni decisiva sarà per il Paese non solo la capacità di finalizzare al meglio i propri investimenti e di individuare correttamente i bisogni degli utenti, ma anche la creazione di un ecosistema di player in cui vengano promossi partenariati pubblico-privati: la crescita futura dipenderà sempre di più da una crescita della produttività sostenuta dall’innovazione, soprattutto per un Paese come l’Italia, dove gli andamenti ICT sono da sempre molto correlati all’andamento del PIL.

 

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