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Quali valori sono in gioco quando usiamo Internet?

N. Ottobre 2021

a cura di Andrea Boscaro,
Partner The Vortex

Forse con il fine di limitare gli effetti della disruption che il digitale produce nell’economia e nella società, l’estate cinese è stata connotata da molteplici decisioni volte a regolamentare in modo più stringente le grandi piattaforme del Paese: dai limiti di utilizzo per i minori dei videogiochi al divieto di tutte le transazioni in cripto-valute, dall’entrata nel capitale di alcuni operatori da parte da parte di fondi riconducibili allo Stato al blocco delle quotazioni presso le Borse internazionali di alcuni di loro, lo Stato si è riappropriato di questo terreno anche per trasmettere l’idea che i valori che intende incarnare e promuovere prevalgano sugli interessi particolari delle BigTech locali.

Del resto, anche da noi, qui in Occidente di qua e di là dall’Atlantico, stiamo assistendo a molteplici fronti aperti, soprattutto su aspetti quali la privacy e le controversie antitrust, fra le piattaforme digitali e le autorità federali o comunitarie, ma non mancano alcuni segnali di pressione anche su aspetti delicati quali l’impegno richiesto ai social media di contrastare i fenomeni delle fake news e la propaganda no-vax o a prevenire l’accesso alle piattaforme ai più piccoli. Recentemente Facebook ha fatto marcia indietro sul lancio di Instagram Kids e all’inizio dell’anno, propria a seguito di una richiesta da parte dell’Agcom italiana, TikTok ha dovuto bloccare ii profili degli under 13: circa 400 mila dopo aver dichiarato esplicitamente la propria età e 140 mila attraverso una combinazione di moderazione umana e strumenti di segnalazione implementati all’interno dell’app che si sono avvalsi dell’intelligenza artificiale. 

Il dibattito in corso sui valori della Rete si sta dunque ampliando sempre di più ed abbraccia dimensioni molto diverse fra loro fra le quali, rilevanti, sono in particolare la sostenibilità ambientale del commercio elettronico e, per usare l’espressione adottata da Papa Francesco, l’”algoretica” ovvero le caratteristiche dei fattori che determinano il funzionamento degli algoritmi alla base, ad esempio, delle informazioni presenti sui social media e dei servizi disponibili sulle piattaforme di e-commerce e di delivery.

La sostenibilità ambientale dell’e-commerce

Secondo il recente Sustainability Report di RetailX, in un mercato in cui è crescente lo sforzo per trovare alternative alla plastica monouso, il suo livello di utilizzo nell’e-commerce è in aumento: la parcellizzazione degli ordini e la molteplicità di soggetti che la catena del valore include fanno credere che il suo impiego aumenterà del 15% all’anno da qui al 2027, anche a seguito di fenomeni quali gli acquisti d’impulso promossi dai social media e il diffondersi delle pratiche di reso gratuito che, per molti versi, li incentivano. Non stupisce pertanto che importanti e-commerce come Asos, Zalando e la stessa Amazon abbiano introdotto regole volte a sospendere gli account che eccedono in tali comportamenti.

I fattori che influenzano la sostenibilità ambientale di un acquisto online sono poi molteplici:

  • gli imballaggi
  • la gestione dei resi;
  • le consegne a domicilio;
  • la supply chain.

Sempre secondo il Rapporto RetailX si stima che la consegna a punti di ritiro diffusi (punti vendita coinvolti in modelli di e-commerce omni-canale e lockers sul territorio) possa produrre un terzo delle emissioni delle consegne a domicilio sensibilizzando allo stesso tempo i consumatori sulla sostenibilità ambientale dell’e-commerce, un problema che infatti risulta sempre più sentito: il 43% degli acquirenti afferma di tenere in considerazione le opzioni disponibili per ridurre l’impatto prodotto dalle consegne, con un dato ancor più elevato (il 60%) nella fascia di età 18-25.

La dimensione morale degli algoritmi

La sentenza del Tribunale di Bologna dello scorso 31 dicembre secondo la quale l’algoritmo utilizzato da Deliveroo per valutare i rider è “discriminatorio” poiché penalizzando chi si assenta dal lavoro anche per ragioni quali lo sciopero si inserisce nel più ampio confronto promosso da molti soggetti, da Papa Francesco all’Unione Europea fino ad arrivare ad importanti fondazioni e sindacati, volto a promuovere una “etica degli algoritmi” che supporti le decisioni del Legislatore, ma che influenzi anche le scelte delle parti. Google, ad esempio, ha di recente impedito a una società di prestito al consumo di sviluppare un algoritmo per analizzare, su Google Cloud Platform, i volti degli utenti presenti online per analizzarne le emozioni e desumerne il profilo di solvibilità.

La concreta tutela del diritto all’oblio, la difesa da possibili forme di discriminazione di genere, etniche o sociali presenti negli algoritmi e per l’appunto un’attenzione verso la privacy capace di adattarsi ad una raccolta di dati sempre più ampia e pervasiva, rappresentano pertanto fronti di approfondimento nell’uso del digitale che, lungi dall’essere di ostacolo alla sua componente professionale, hanno il compito di favorirla supportando un ambiente più sicuro e quindi più capace di riscuotere fiducia da parte di utenti e consumatori.

Come sosteneva Lawrence Lessig, “Code is the law”, il codice è la legge. E, proprio per questo motivo, al codice e a chi lo crea o se ne serve, oltre che ad una regolamentazione giuridica, non può non essere richiesta la partecipazione ad un serio confronto sul piano morale.

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