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Quale sarà l’impatto del Coronavirus sulla Mobilità globale
N.  Aprile 2020
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

 

Dall’inizio dell’epidemia da COVID-19, si è assistito a una rivoluzione del modo di comunicare e collaborare delle persone. Alle strade, si sono sostituite le reti, e il traffico, che nelle città e nelle principali arterie che collegano il Paese è crollato, è diventato traffico digitale, facendo un balzo: più 60% sulle reti fisse, + 30% su quelle Mobili. Il settore della mobilità sta vivendo oggi un’inversione di tendenza epocale, in ogni parte del mondo. Le prime restrizioni ai viaggi si sono viste a gennaio in Cina, con chiusura temporanea di aeroporti e stazioni, oltre che divieti ferrei di movimento tra le diverse regioni, fino all’obbligo per ogni persona di chiudersi in casa e lavorare da remoto. La stessa procedura è stata quindi seguita prima dall’Italia (con la chiusura il 23 febbraio del primo focolaio, la Zona Rossa nel lodigiano), e poi dalle altre nazioni colpite dall’epidemia.

A metà marzo, a fronte di un contagio globale che riguardava oramai 200.000 persone,  avevano chiuso le frontiere a qualsiasi trasporto passeggeri (consentendo però il trasporto merci) Albania, Danimarca, Portogallo, Polonia, Slovenia, Russia (solo verso la Cina) come ha riportato l’aggiornamento di Unioncamere su Coronavirus: impatto sul trasporto di merci e passeggeri”. Grecia, Romania, Serbia, Ungheria e Repubblica Ceca avevano optato per restrizioni verso i Paesi con…situazione più grave. Misure come controlli sanitari alle frontiere sono stati disposti da Austria, Bielorussia, Germania. Quarantena di 14 giorni per chi entra da parte invece di Malta, Norvegia e Croazia, mentre la Svizzera ha scelto di consentire solo ingressi per motivi lavorativi.

Purtroppo, siamo ancora lontani dalla fine dell’epidemia, come dimostra il fatto che il trend di crescita cumulativo dei contagiati totali nel mondo registra oggi una crescita esponenziale, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli impatti sui trasporti, i viaggi, il turismo, saranno elevati per tutto l’anno. In Italia, dove in seguito al D.P.C.M. 22 marzo 2020, a fine marzo ci si può muovere solo per “comprovate esigenze lavorative, esigenze di assoluta urgenza e motivi di salute”, si è assistito a una progressiva e drastica riduzione del traffico sulle strade. Per la precisione, una riduzione del 66% tra il 12 febbraio e il 25 marzo, come riporta il sito di Teralytics, azienda di Zurigo specializzata nel fornire indicatori sulla mobilità delle persone.

La visione interattiva della mappa, riportata da Repubblica, mostra come gradualmente, a partire da metà febbraio, alcune regioni si tingono di blu: “Abbiamo usato i dati delle sim telefoniche di 27 milioni di persone. Dati anonimi, ovviamente” spiega il cofondatore di Teralytics, Georg Polzer. “Da sempre, il nostro lavoro consiste in questo: l’analisi di informazioni provenienti dagli operatori telefonici che la Teralytics è in grado di rendere omogenei e quindi trasformare in un tassello importante per le strategie di aziende coinvolte nel settore dei trasporti”.

 

 

Il settore dei viaggi rimarrà per tutto l’anno tra i più impattati dalla crisi generata dal coronavirus, come mostra anche l’indagine post-coronavirus effettuata dalla società di ricerca Data100 Insight di Beijing tra il 16 e il 20 febbraio. Dopo i beni di lusso, i viaggi sono il secondo ambito in cui i cinesi dichiarano di voler risparmiare maggiormente, seguiti da vestiti, alimentari e acquisti di automobili.

 

 

Per una serie di motivi, anche il mondo automotive dovrà far fronte a enormi danni economici dall’epidemia Covid-19. Innanzi tutto, la Cina è il più grande mercato automobilistico al mondo, come produzione di auto e di componenti, come fornitore della supply chain dei principali car maker, e anche come consumi (come riporta Alessia Amighini di ISPI il 6 marzo). A Wuhan, centro dell’epidemia, è presente il 10% della produzione di auto cinese (oltre 2 milioni di veicoli prodotti), con impianti che fanno capo a GM, Honda, Nissan, Peugeot Group e Renault e le cinesi Changan e Dongfeng. Durante la crisi, molti hanno arrestato la produzione (come ha fatto ad esempio Tesla a Shanghai, posticipando la data di produzione del suo Modello 3). In aggiunta, come detto, sono crollati i consumi sul mercato interno, tanto che le vendite di auto in Cina erano diminuite del 92% nella prima metà di febbraio, secondo i dati della China Passenger Car Association (CPCA).

Con l’evolvere dell’epidemia, come riporta IHS Markit, ogni car maker europeo ha annunciato da metà marzo l’arresto della produzione di auto, per una durata media di 13 giorni. Si avrà quindi una riduzione drastica di tutti i veicoli prodotti nei principali mercati europei (Germania, Francia, Spagna), come minimo per 880mila unità in questo periodo, e non è ancora chiaro se passati questi giorni la produzione riprenderà in pieno. A partire dal 18 marzo anche nel Nord America i car maker hanno annunciato piani simili di shutdown, anche se per una durata inferiore (in media 6 giorni).

In conclusione, conviene chiedersi ora quali saranno i cambiamenti sull’economia e sulle abitudini di consumo delle persone in ambito Mobilità una volta passata l’epidemia. Interessante in questo senso analizzare di nuovo quanto ha evidenziato, proprio per il periodo della ripresa post-Covid19, la ricerca svolta nella prima regione del contagio di Hubei dalla società Digital100 Insight, riportata sul portale EEO.com il 27 febbraio. Partendo dalla considerazione che nella regione alcune industrie (ristorazione, intrattenimento e turismo) hanno sofferto più di altre, mentre l’economia digitale registrava una crescita esplosiva, è interessante notare che secondo il sondaggio dopo la ripresa del lavoro, le persone hanno modificato le proprie abitudini di viaggio. Oggi è aumentata la disponibilità ad utilizzare biciclette, auto a guida autonoma e veicoli speciali, mentre è diminuita la disponibilità a viaggiare in taxi, metropolitana e autobus. L’attenzione al risparmio è maggiore e sono cambiati alcuni valori negli acquisti: molti temono conseguenze per il proprio reddito (il 68% degli intervistati) e quindi i prodotti educativi sono oggi i meno colpiti, mentre le riduzioni dei consumi si osservano per lusso, turismo e abbigliamento. Oggi nella regione cinese i cinque principali settori considerati più promettenti sono: educazione medica, intelligenza artificiale AI, accesso a informazioni su Internet, uso di piattaforme di e-commerce, corrieri e logistica.

 

 

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