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PNRR: gli obiettivi del 2021 e le sfide per il 2022

 

Il 31/12/2021 è scaduto il termine per raggiungere i 51 traguardi e obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) concordati con la Commissione Europea, il cui raggiungimento, si ricorda, è propedeutico all’erogazione della prima tranche di finanziamenti (pari a 24,1 miliardi di euro) che fa seguito al prefinanziamento di 24,9 miliardi ricevuto lo scorso agosto.

I 51 risultati in scadenza entro il 2021, conseguiti in anticipo rispetto ai tempi stabiliti, si compongono di 27 riforme e 24 investimenti. Di questi si ricorda, in particolare, l’avvio di riforme quali:

  • Pubblica Amministrazione,
  • quadro legislativo in materia di appalti pubblici,
  • processo civile e penale,

e degli investimenti relativi a:

  • creazione dell’hub del turismo digitale,
  • interventi infrastrutturali dedicati alle Zone Economiche Speciali (ZES),
  • ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero.

L’aver conseguito in anticipo rispetto ai tempi previsti tutte le scadenze richieste dalla Commissione Europea rappresenta senz’altro un risultato importante, soprattutto per l’Italia, sin da subito osservata speciale da parte delle istituzioni europee (considerando, da un lato, l’entità delle risorse richieste dal nostro Paese, dall’altro i gravi ritardi e le lentezze procedurali che da tempo caratterizzano l’operare delle amministrazioni pubbliche); tuttavia ci sono alcuni aspetti da prendere in considerazione. Innanzitutto va specificato che gli obiettivi raggiunti finora sono soprattutto di tipo qualitativo (milestone), rappresentando principalmente condizioni abilitanti (individuazione di strategie, assunzione di esperti, entrata in vigore di decreti, pubblicazione di manifestazione di interesse) relative alla necessità di semplificare il percorso per il raggiungimento di obiettivi di maggior complessità (che nel PNRR vengono definiti “target”) per cui la scadenza temporale è più lontana (trattandosi, appunto, di attività la cui conclusione richiede maggior tempo a disposizione). Si rileva, dunque, come, almeno in questa prima fase di attuazione del Piano, l’erogazione delle risorse europee sia subordinata alla conclusione di interventi volti principalmente alla preparazione delle condizioni indispensabili per poi procedere, in un secondo momento, all’effettiva realizzazione degli investimenti.

In questo contesto, il reale di banco di prova sarà per il 2022, anno decisivo per l’attuazione del Piano in cui i target e le milestone da raggiungere saranno 100 (per ottenere altri 45,9 miliardi di finanziamenti europei). L’anno in corso sarà, inoltre, fondamentale anche per la reale attuazione degli investimenti, una sfida impegnativa per l’Italia che ha più volte dimostrato una scarsa capacità di spesa e di investimento in relazione ai finanziamenti europei[1]. In particolare, quest’anno dovranno essere contabilizzati altri 27,5 miliardi (destinati a 167 progetti), portando la spesa a fine anno a quasi 42 miliardi (anche se non ci sono resoconti ufficiali relativi alla spesa dei 14,2 miliardi previsti per il 2020-2021, sembrerebbe che al momento siano stati impiegati per progetti quali Superbonus, Transizione 4.0 e per le tratte di Alta velocità già in corso).  

Il 2022 rappresenta, inoltre, un anno decisivo anche per il contesto macroeconomico in cui dovranno essere sviluppati i progetti, che non pare essere favorevole come quello del 2021: la spinta inflazionistica e il rincaro dei materiali stanno già facendo parlare di una possibile revisione del PNRR italiano, una eventualità prevista anche dall’articolo 21 del regolamento UE 2021/241 che ha istituito il Next Generation EU e che, qualora dovesse effettivamente realizzarsi, apre a diversi interrogativi, quali, ad esempio, l’individuazione dei progetti da ridefinire e le modifiche previste.

Infine, il 2022 suscita particolare attenzione anche per i progetti da avviare. Analizzando soltanto quelli digitali, dopo aver avviato nel 2021 attività per incentivare il rinnovamento tecnologico della filiera autobus, l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero e aver pubblicato i bandi relativi al MaaS (Mobility as a Service) e allo sviluppo delle reti ultraveloci, nel 2022 si attende l’avvio di progetti quali:

  • cybersecurity,
  • digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali,
  • interoperabilità,
  • green communities,
  • rafforzamento smart grid,
  • scuola 4.0 e sanità connessa,
  • oltre all’avvio del piano per satelliti ed economia spaziale e all’aggiudicazione del bando per la creazione del Polo Strategico Nazionale (PSN) che avrà l’obiettivo di ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali.

Si tratta di progetti di notevole rilevanza per cui (anche se in forme e modalità differenti) si attendono significativi investimenti in tecnologia digitale e il cui sviluppo è destinato a creare profonde trasformazioni nei diversi settori produttivi del Paese, oltre che all’interno delle dinamiche con cui attualmente è gestita la Pubblica Amministrazione.

Per l’Italia, dunque, reduce da un ventennio caratterizzato da lenta crescita economica, costante aumento del tasso di disoccupazione e scarsa produttività del lavoro, il PNRR rappresenta un’occasione unica di ripresa economica e sociale. Perché ciò accada bisognerà supportare gli interventi del Piano con adeguati indirizzi di policy, nonché intensificare gli sforzi per adeguare il nostro Paese agli impegni cogenti richiesti dall’Europa: si tratta di una chiamata collettiva che richiede l’impegno di tutti gli stakeholder, dalle amministrazioni pubbliche alle aziende ai cittadini stessi.

Tabella. Traguardi e obiettivi del PNRR


[1] Come si legge in un articolo pubblicato su “La Repubblica” il 2/2/2022, nel biennio 2022-2023 l’Italia è chiamata a spendere quasi 50 miliardi l’anno in progetti europei, contro una media, rilevata per il periodo 2015-2022, di quasi sei miliardi l’anno.

 

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