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PNRR e mobilità sostenibile, le sfide da superare

N.  Giugno 2021
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

 

Il tema della mobilità sostenibile è al centro dell’attenzione di cittadini e amministrazioni pubbliche. L’esperienza della pandemia ha dimostrato la possibilità di ridurre congestione e inquinamento legato al traffico urbano: oggi le nostre città possono diventare “smart” e sostenibili in maniera semplice, come sarà argomentato durante la Web Conference “La Città Sostenibile” organizzata da The Innovation Group per il prossimo 30 giugno.

Una delle modalità che ha registrato grande impulso è stata la mobilità ciclabile, che presenta numerosi vantaggi: riduzione del costo per gli spostamenti, minori emissioni inquinanti, maggiore benessere psicofisico. Come è stato riportato nel dossier “Covid Lanes” di Legambiente lo scorso dicembre, nel 2020 sono state realizzate, anche in pochi giorni, corsie riservate alle bici con costi contenuti e interventi leggeri, lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate. Le cosiddette “ciclabili pop-up” sono state realizzate dopo il lockdown in ogni parte del mondo, con nuovi tratti di ciclabili per oltre 2.300 km stando alle stime della European Cyclists Federation (ECF).

Secondo il dossier di Legambiente, in Italia abbiamo oggi oltre 193 km di ciclabili pop-up: Milano è la città italiana con più chilometri realizzati (35) seguita da Genova con 30. E i cantieri non si fermano: i PUMS, Piani Urbani di Mobilità Sostenibile, prevedono nuove piste ciclabili per 2.626 km, da sommare ai 2.341 km già esistenti in 22 città italiane. L’aumento dell’utilizzo della bicicletta è rilevato anche da Google Maps, che tra febbraio e giugno dello scorso anno ha rilevato in tutto il mondo un aumento globale del 69% per le indicazioni su percorsi stradali in bicicletta.

 

Il rilancio della mobilità sostenibile voluto anche dal PNRR

Oggi una spinta ulteriore alla realizzazione in tutto il Paese di soluzioni di mobilità green viene anche dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per il post pandemia: nel complesso, interventi per 62 miliardi di euro per mobilità, infrastrutture e logistica sostenibili, e nello specifico, 8 miliardi e mezzo per la mobilità sostenibile. Come annuncia lo stesso Ministero dei Trasporti, oggi diventato Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS).

 

 

All’interno della seconda componente della Missione 2 del PNRR (la misura “Sviluppare un trasporto locale più sostenibile”) 8,58 miliardi di euro sono infatti destinati ai seguenti investimenti:

  • 600 milioni di euro per il rafforzamento della mobilità ciclistica: nello specifico, la misura prevede la realizzazione di circa 570 km di piste ciclabili urbane e metropolitane e di circa 1.250 km di piste ciclabili turistiche.
  • 3,6 miliardi per lo sviluppo del trasporto rapido di massa, con la realizzazione di nuovi 240 km di rete per metro (11 km), tram (85 km), filovie (120 km), funivie (15 km). Il tutto per far aumentare l’utilizzo di sistemi pubblici di trasporto (oggi al 10%, rispetto al 60% dell’auto privata).
  • Sul fronte della transizione alla mobilità elettrica, il PNRR prevede 740 milioni per le infrastrutture di ricarica elettrica. Questo allo scopo di realizzare 7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e 13.755 in centri urbani, oltre a 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell’energia.
  • 3,64 miliardi per il rinnovo delle flotte di bus e per i treni verdi. Con riferimento agli autobus, è previsto l’acquisto entro il 2026 di circa 3.360 bus a basse emissioni. Poi, l’acquisto di 53 treni per sostituirne altrettanti entro il 2026, e 100 carrozze di nuova concezione sviluppate con materiali riciclabili e rivestite con pannelli fotovoltaici. Infine, il rinnovo del parco veicoli dei Vigili del Fuoco

Investimenti cui si affianca un progetto di riforma per rendere più rapide le procedure di valutazione dei progetti nel settore dei sistemi di trasporto pubblico locale.

Ulteriori misure saranno inoltre dedicate a:

  • Ricerca sui temi delle batterie e dell’idrogeno, potenziamento fotovoltaico, eolico (2 miliardi di euro).
  • Sostituzione autobus con nuovi veicoli meno inquinanti (300 milioni).
  • Supporto a startup innovative e a venture capital (250 milioni), con l’introduzione di un fondo dedicato (“Green Transition Fund”, GTF) per investimenti focalizzati sul tema green.

Secondo le principali associazioni ambientaliste italiane, da Legambiente a Kyoto Club, Greenpeace Italia e WWF Italia, l’approccio del PNRR ai temi della Mobilità Sostenibile sarebbe troppo “timido”. In particolare, non favorirebbe abbastanza l’elettrificazione dei trasporti, le città e la mobilità urbana, gli investimenti sulle reti e la sicurezza delle persone sulle strade.

“Nel PNRR – è stato denunciato in un comunicato dalle associazioni – ci sono solo 7,5 miliardi di euro per la mobilità urbana e regionale, contro i 29 miliardi necessari; nessuna voce specifica sullo sviluppo di un’adeguata rete di ricarica elettrica nazionale ad uso pubblico; nessun investimento per la riconversione industriale del comparto trasporti; briciole per la sicurezza stradale.”

 

 

Mentre i principali paesi europei stanno investendo in modo massivo per la creazione della catena di valore della mobilità elettrica, e molti hanno già indicato una data di fine vendita delle auto a combustione interna, in Italia poco è stato stanziato per favorire la riconversione del settore. E ancora più grave, non si parla di una questione prioritaria come “lo sviluppo di una adeguata rete di ricarica elettrica nazionale ad uso pubblico per servire i 6 milioni di veicoli elettrici previsti entro il 2030 dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Il Parlamento deve affrontare questo tema con un serio investimento dedicato al fine di raggiungere i nostri obiettivi climatici per il 2030.”

Critica anche Motus-E, l’associazione per lo sviluppo della mobilità elettrica: “Se guardiamo i 3 capitoli principali, sviluppo di infrastrutture, domanda e offerta per la mobilità sostenibile, troviamo veramente molto poco – ha commentato (parlando con TIG) il segretario generale di Motus-E Dino Marcozzi. Per quanto riguarda le infrastrutture, abbiamo nel PNRR 740 milioni per la ricarica elettrica concentrati però sulle autostrade, presso i distributori di benzina, mentre non si parla di dare supporto in aree in cui il mercato non è decollato. Gli aspetti di sviluppo di domanda e offerta poi non sono neanche considerati, a differenza di quanto sta avvenendo in altri Paesi europei, come Germania, Francia e Spagna. Il Piano tedesco, ad esempio, per un valore complessivo di 27,9 miliardi di euro, dedica il 13% degli investimenti alla mobilità sostenibile sostenendo la domanda. Lato offerta poi si fa veramente fatica a trovare nel PNRR italiano misure per sostenere l’industria automotive nazionale, che oggi deve affrontare la sfida della transizione all’elettrico, e rischia di restare indietro rispetto ai competitor esteri”.

 

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