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Pnrr, a che punto siamo?

 

L’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prosegue con cinquanta scadenze previste e un’accelerazione della spesa.

In questi primi mesi del 2023 si iniziano a tirare le somme circa lo stato di avanzamento dei milestone e target raggiunti in ambito Pnrr. È la fase più delicata del processo attuativo in quanto sono previste 50 scadenze, alle quali corrisponde un’accelerazione attesa della spesa del 190 per cento rispetto al triennio 2020-2022. Nella valutazione di impatto sulle dimensioni Desi (Digital Economy and Society Index), pesano soprattutto gli investimenti relativi all’integrazione delle tecnologie digitali, concentrando in essi, nel 2023, quasi il 45% della spesa programmata. Il profilo di spesa relativo alle altre dimensioni Desi risulta essere più distribuito nel tempo, ma è chiaro che il 2023 rimane una fase critica poiché coincide con il momento in cui gli investimenti devono iniziare a tradursi in cantieri.
Ma a che punto è l’Italia? Il verdetto da Bruxelles è che il nostro Paese si trova in grande difficoltà: si assiste in particolare a un ritardo nel cronoprogramma che potrebbe potenzialmente aumentare. Le tempistiche risultano infatti essere uno degli elementi più critici nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Inoltre, un nuovo decreto del governo, che mira alla modifica di diversi aspetti della governance del Pnrr, dovrà nel breve periodo diventare operativo. Anche un nuovo codice appalti, entrato in vigore il 1° aprile 2023, avrà delle implicazioni e ricadute sull’andamento dei progetti del piano. In questa fase però non ci si possono permettere dei blocchi nell’attività di investimento o una decelerazione nell’avanzamento dei progetti già avviati.
A questo scenario si aggiungono, naturalmente, il rialzo dei prezzi dei beni energetici e le tensioni inflazionistiche con le conseguenti ricadute che quest’ultima avrà sui progetti che sono già stati finanziati dal Pnrr. Bruxelles in questo senso rassicura chiarendo che nella definizione del Piano sono stati considerati questi fattori eccezionali. Molti Stati, tra cui l’Italia, hanno iniziato a rivedere alcuni progetti per far fronte all’inflazione. In questo senso, sembra quindi esserci una certa flessibilità nello sviluppo del Piano da parte della Commissione Europea. La scadenza per presentare eventuali proposte di modifica al Pnrr è fissata per il prossimo 30 aprile 2023. Il governo dovrà quindi dedicarsi all’approfondimento delle misure già in corso, delle relative potenzialità e problematiche al fine di decidere se modificare o meno alcuni aspetti del Pnrr.
Ad oggi, il governo sta aspettando un responso sull’ultima tranche effettuata alla fine del 2022, la cui scadenza prevista era marzo 2023, ma che è stata prorogata alla fine del mese di aprile. In particolare, il governo è in attesa dell’arrivo dei correttivi per sbloccare questa terza tranche da 19 miliardi.

Le tempistiche risultano dunque essere uno degli elementi più critici nell’attuazione del Pnrr. Sarà importante ragionare in ottica prospettica e non prestare attenzione solo al singolo target o milestone da raggiungere. L’obiettivo non deve essere di costruire opere o implementare servizi entro il 2026, bensì dal 2026 in poi: pensare cioè a ciò che accadrà da giugno di quell’anno, data di scadenza del Pnrr.

I prossimi traguardi

Per il primo semestre 2023 è prevista la realizzazione di 54 obiettivi del Pnrr, ma alla data del 13 febbraio 2023 nessuno di questi era stato completato, il 61% risultava in corso e il 37% solo avviato. Il 65% degli obiettivi italiani si concentra nella missione 1, “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, per un totale di 21 obiettivi, e nella missione 6, “Salute”, per un totale di quattordici obiettivi. Circa la metà degli obiettivi da realizzare nel corso del primo semestre 2023 è dunque riferibile al Dipartimento per la Transizione Digitale e al Ministero della Salute.
Nell’ambito della digitalizzazione, dovranno essere conseguiti i target relativi alla migrazione del 50% delle scuole e università all’anagrafe nazionale e alla connessione delle strutture sanitarie alle reti ultraveloci. Inoltre, dovranno essere aggiudicati i contratti di cinque progetti relativi alle tecnologie satellitari e all’economia spaziale. Per quanto riguarda la presidenza del Consiglio dei ministri, i traguardi da raggiungere entro il primo semestre 2023 coinvolgono la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, la digitalizzazione del sistema produttivo e l’inclusione sociale. Nello specifico, faranno riferimento alla digitalizzazione della PA, alla cura dei servizi digitali e alla cittadinanza digitale con la diffusione dell’utilizzo delle piattaforme nazionali di Identità Digitale, come Spid e Cie; seguono l’estensione dell’anagrafe nazionale digitale (Anpr) e la digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali (Inps, Inail e il Consiglio di Stato).
Relativamente alla digitalizzazione e la sicurezza nella PA, ci si sta muovendo verso l’attuazione di azioni a favore del Servizio Civile Digitale, mentre sul tema della digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo, gli interventi su cui ci si concentrerà saranno le tecnologie satellitari nell’economia spaziale (con i progetti quali SatCom, Osservazione della Terra, Space Factory e InOrbit Economy.

Focus sulla Missione 1: M1C1 e M1C2

La missione 1, “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, riveste uno dei ruoli più rilevanti: si pone lo scopo di trasformare l’Italia strutturalmente. Per raggiungerlo, sono stati stanziati circa 40 miliardi di euro dal Dispositivo di ripresa e resilienza e circa 8 miliardi dal Piano complementare, per un totale di 48 miliardi di euro. Per quanto riguarda, nello specifico, le componenti M1C1 e M1C2 sono stati stanziati 33,61 miliardi di euro. È importante sottolineare quanto l’obiettivo della M1 sia trasversale a tutte e sei le missioni del Pnrr: riguarda infatti la scuola, la sanità, l’industria, la Pubblica Amministrazione, ecc. Nel complesso, il Paese sembra iniziare a adottare il modello “government as a platform” per lo sviluppo e l’erogazione di servizi pubblici digitali; in questo contesto la Pubblica Amministrazione diventa una vera e propria piattaforma di innovazione. Nel processo di trasformazione digitale, la digitalizzazione degli enti pubblici, componente 1 della missione 1, riveste infatti un ruolo fondamentale: gli obiettivi sono sfidanti (13 milestone e 27 i target per il 2023) e coinvolgono tutti gli aspetti fondanti della Pubblica Amministrazione. Il digitale riveste sicuramente in questo contesto un ruolo di primaria importanza: è il propulsore del cambio di paradigma, è l’acceleratore di un processo che richiede intrinsecamente rapidità. Non è un caso che proprio la Pubblica Amministrazione sia uno dei soggetti maggiormente coinvolti nel processo di trasformazione digitale dal Piano. Investimenti significativi, in ambito “PA Digitale”, si stanno effettuando in termini di azioni concrete volte alla formazione del capitale umano e al miglioramento generale di efficacia della macchina organizzativa. Sarà lanciata Syllabus, una piattaforma digitale che consentirà di muoversi con rapidità per acquisire competenze fondamentali ed è stato già aperto il portale Inpa affinché tutte le procedure concorsuali siano digitali, consentendo di conseguenza di stringere i tempi nel processo di acquisizione delle risorse.

Traguardi e criticità

Nel Pnrr il processo di digitalizzazione prevede in primo luogo la creazione di infrastrutture digitali attraverso la realizzazione del Polo Strategico Nazionale (Psn), ambiente cloud dove confluiranno le informazioni provenienti da tutte le amministrazioni, consentendo l’interoperabilità dei dati e con l’obiettivo finale di sviluppare un’offerta integrata di servizi digitali per i cittadini. Contestualmente è iniziata la migrazione di dati, anche se, a fronte di oltre 11.000 data center attualmente presenti nelle PA italiane, si è ancora lontani dalla loro completa migrazione in cloud. Inoltre, pur essendo stato attestato il conseguimento del traguardo, la Pcm ha evidenziato come la lista degli enti pubblici che hanno completato lo spostamento verso il Psn sarebbe in realtà conseguenza di un errore materiale: il processo di migrazione non può essere materialmente implementato laddove l’infrastruttura non sia stata già oggetto di collaudo con esito positivo. Nel corso dell’anno 2023, le risorse complessive dell’investimento ammonteranno a 900 milioni di euro e saranno in buona parte destinate alle attività di migrazione degli enti di Pubblica Amministrazione Centrale e delle Asl. L’attività di migrazione della Pac non è ancora iniziata e si prevede una concentrazione della spesa dalla metà del 2023 e nelle annualità 2024 e 2025.
Per assicurare un buon funzionamento del sistema di digitalizzazione è indispensabile monitorare e garantire uno standard di cybersicurezza; a ciò sono stati dedicati ingenti e articolati investimenti nel piano, tra cui l’istituzione della nuova Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn). A questo proposito, è stato decretato il raggiungimento dei risultati previsti e dei relativi tempi impiegati nel rispetto degli obblighi contratti con l’Unione Europea. I dati forniti dall’Acn e le evidenze finanziarie registrate in Regis mostrano che gli obiettivi previsti per il 2022 e riferibili alle risorse del Pnrr sono correttamente adempiuti. Protezione degli asset strategici nazionali, risposta delle minacce, risposta alle crisi cyber nazionali e sviluppo sicuro delle tecnologie digitali tramite strumenti volti a supportare centri di eccellenza e imprese sono gli obiettivi ancora da raggiungere. Resta il dubbio che gli investimenti stanziati per la tematica cybersicurezza siano in realtà ancora troppo bassi per soddisfare questi importanti obiettivi.

Il cittadino al centro

In ogni caso ci stiamo muovendo verso il modello del “government as a platform”, raggiungendo importanti traguardi. Infatti, gli obiettivi che sono stati completati nei tempi previsti dal cronoprogramma fanno riferimento all’attuazione del Portale digitale unico; all’adozione della piattaforma PagoPA da parte del 60% delle PA e all’utilizzo da parte del 30% delle PA del front-end dell’app IO. In particolare, PagoPA vede più di 19.000 enti aderenti, più di 400 prestatori di servizi di pagamento coinvolti nella piattaforma e circa 650 milioni di transazioni effettuate, per un valore di oltre 126 miliardi di euro. Per il 2023 resta da raggiungere l’obiettivo finale europeo del numero di enti presenti nell’app IO (occorre giungere all’80% entro il 2026 e ad oggi siamo al 68%).
In questo contesto sarà quindi necessario focalizzarsi sul miglioramento delle competenze digitali di base, formando non solo coloro che erogano i servizi, ma anche e soprattutto gli utenti e, quindi, l’intera popolazione italiana. Al fine di migliorare le competenze digitali di base e superare il digital divide, il Pnrr ha previsto un importante investimento volto a migliorare le competenze digitali e la citizen inclusion. L’inclusione, secondo il Piano, coincide con il concetto di miglioramento dell’accessibilità dei servizi pubblici digitali: dovrà essere sviluppata un’offerta integrata e armonizzata di servizi digitali all’avanguardia orientati al cittadino, garantendo la loro adozione diffusa tra le amministrazioni centrali e locali e migliorando l’esperienza degli utenti.

 

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