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Perché l’intelligenza non è artificiale

 

Articolo tratto dall’intervento di Rita Cucchiara, Professore Ordinario Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, durante la Web Confrerence “L’ARTIFICIAL INTELLIGENCE STA DIVENTANDO REALTA’?” del programma Digital Italy 2021


L’intelligenza artificiale non è più un imitation game ma è diventata una forma diversa di intelligenza: oggi, infatti, l’obiettivo non è più quello di realizzare sistemi capaci di emulare il cervello umano (anche se ne condividono le finalità) ma piuttosto dei sistemi che hanno dei comportamenti reagendo con ambiente, gestendo quantità di dati che derivano dal mondo esterno, dall’interazione con l’uomo o da tutti i dati sul web.

L’intelligenza artificiale non è una black box di scarsa comprensione, piuttosto una tecnologia ingegneristicamente concreta che può essere progettata e regolata e che rappresenta un campo in cui la ricerca e l’industria stanno investendo ingenti quantità di denaro. Non va dimenticato, infatti, che l’intelligenza artificiale è ancora soprattutto ricerca, una ricerca che si è sviluppata in modo concreto negli ultimi 10 anni e che necessita di grandissimi investimenti e di grande collaborazione tra sfera pubblica e privata: ciò perché, da un lato, per fare conoscenza serve conoscenza (e quindi la ricerca) e, dall’altro, la ricerca deve essere collegata in maniera diretta al mondo produttivo anche considerando che adesso il time to market tra ricerca e applicazione si è ridotto notevolmente.

La strategia italiana sull’Intelligenza Artificiale

Per sviluppare, dunque, una strategia vincente basata sull’intelligenza artificiale è necessaria la sinergia di 4 grandi entità: mondo della ricerca delle aziende IT (che lavorano e che producono intelligenza artificiale), dell’industria, della Pubblica Amministrazione e della società. Tali aspetti vengono ripresi anche all’interno della Strategia Italiana sull’Intelligenza Artificiale, nata dalla collaborazione tra Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e Ministero Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale (MITD) e che si basa appunto su tre grandi pillar: ricerca, talenti e applicazioni sia nel mondo dell’industria sia nella Pubblica Amministrazione. In particolare, in Italia sono stati individuati 13 ambiti applicativi dell’intelligenza artificiale relativi, ad esempio, a tematiche quali industria, agroalimentare, cultura e turismo, salute-benessere, infrastrutture, servizi finanziari (banche e assicurazioni), Pubblica Amministrazione, sicurezza nazionale.

È importante comprendere che l’Italia può ancora vincere la partita sull’intelligenza artificiale, perché l’intelligenza artificiale siamo noi, siamo noi che dobbiamo inserirla con le nostre competenze, con i nostri valori, con la nostra legislazione e soprattutto dal punto di vista tecnico, lavorando in modo transdisciplinare tra esperti informatici e del settore per creare le applicazioni e i sistemi di domani.

 

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