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Perché l’AI parlerà cinese

N.  Dicembre 2017
        

a cura di Ezio Viola 
Managing Director, The Innovation Group 

 

Qualche settimana fa Alibaba ha annunciato che investirà nei prossimi 3 anni 15B$ in laboratori di ricerca e sviluppo come parte del programma Academy for Discovery, Adventure, Momentum and Outlook. Il programma prevede anche di assumere centinaia di scienziati in US, China e Israele per far crescere e consolidare la forza di Alibaba nell’Artificial Intellgence (AI).  Alibaba, con le sue radici nell’e-commerce, si è già spostata sul business del cloud così come fatto da Amazon.  Ha anche sviluppato applicazioni di AI che vanno dalla pubblicità mirata alle scelte di acquisto dei consumatori, al riconoscimento facciale facendo leva sui dati legati al business dei pagamenti e della logistica. I Laboratori si focalizzeranno in aree che includono la data intelligence, l’IoT, il quantum computing e l’interazione uomo-macchina. Assumendo un spesa di circa 5B$ all’anno, esso rappresenta circa il 14% dei ricavi delle vendite annuali di Alibaba il che la rende l’azienda che investe di più al mondo in ricerca e sviluppo. D’altro canto abbiamo anche saputo che l’11 Novembre scorso, nella giornata di festa chiamata Singles’ Day in Cina, Alibaba ha transato  25,3B$ per la vendita di beni e servizi con pagamenti eseguiti attraverso la sua piattaforma Alipay.  Se questo può spiegare  la forza di un giocatore come Alibaba e la sua capacità di investimento, occorre dire che anche gli altri colossi cinesi di internet Baidu, Tencent stanno assumendo decine di esperti in AI, stanno costruendo centri di ricerca e investendo in data center che non hanno nulla da invidiare a quelli di Amazon, Google o Microsoft. Ciò sta portando molto anche in start-up poiché gli impreditori e gli investitori cinesi vedono grandi opportunità nello sfruttare l’AI in diversi settori economici.

Non dobbiamo dimenticare che Pechino mira a diventare il leader mondiale in AI entro il 2030 e il Paese sta mettendo denaro e sviluppando politiche di incentivo e sostegno alle sue ambizioni tanto che molti osservatori temono che US e Europa con le loro politiche, decisamente più deboli e meno incisive perderanno la corsa.

La Cina come Paese si è imbarcato infatti in uno sforzo senza precedenti in cui anche il Governo sta pianificando di mettere decine di miliardi di dollari nelle tecnologie legate all’AI. Le aziende stanno investendo pesantemente nel coltivare e far crescere competenze e talenti in AI. L’effetto, se il piano avrà successo, sarà enorme sulla produttività di quasi tutti i settori industriali e aiuterà anche a diventare leader nel creare nuovi business legati a queste tecnologie.

I leader politici e del business community stanno scommettendo sull’AI perché potenzialmente può far fare un salto alla economia del Paese.  Negli anni recenti lo sviluppo del settore manifatturiero e le riforme che hanno incoraggiato il mercato, gli investimenti e il commercio con l’estero, hanno aiutato centinaia di milioni di persone ad uscire dalla povertà. Ma la crescita del settore manifatturiero sta rallentando e il Paese sta guardando ad un futuro costruito intorno all’utilizzo delle nuove tecnologie avanzate digitali e della robotica. L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale può essere il prossimo passo in questo miracolo economico alimentato e trainato dalle tecnologie. Mentre nei paesi occidentali molti temono che l’AI eliminerà posti di lavoro e lavori, aumentando ineguaglianza e peggiorando il benessere, la Cina sembra credere che porti precisamente l’opposto. La spinta include uno sforzo straordinario e un impegno del Governo con l’obbiettivo di raggiungere dei “breakthroughts” entro il 2025 e la leadership mondiale come detto nel 2030. Ci sono buone ragioni di credere che questa visione possa diventare reale se guardiamo ad esempio a quanto fatto nel campo dei sistemi di trasporto. Agli inizi degli anni 2000 la Cina disse di voler costruire una rete di ferrovie ad alta velocità e oggi ne possiede una delle più avanzata al mondo. La chiamata all’azione del governo accelererà il processo facendo leva su alcuni dei vantaggi che il paese ha già: un alto numero di ingegneri e scienziati, la disponibilità di dati per fare training ai sistemi di AI perché esistono meno ostacoli che in altri paesi per la collezione e l’utilizzo di dati. In questo modo si stanno ammassando enormi database, non esistenti in altri paesi, utilizzabili nelle applicazioni e tecnologie di AI. I risultati possono già essere visti nella crescita di sistemi di riconoscimento facciale basati su tecnologie di machine learning utilizzate nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi. È vero ciò può essere discutibile per le regole e la cultura della privacy presente in molti paesi occidentali, ma una cosa sembra chiara: anche se l’AI può essere stata inventata nei Paesi occidentali oggi possiamo vedere il suo futuro prendere forma nell’altra parte del mondo. Nel campo dell’AI la Cina ci sta superando e se l’AI plasmerà il mondo, più che solo temere la ricerca cinese e la sua roadmap, occorre forse copiarla su alcuni fronti.

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