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L’ANNO CHE VERRÀ: navigare a vista o progettare il futuro

N.  Dicembre 2020
        

a cura di Ezio Viola 
Co-Fondatore, The Innovation Group 

 

Il 2020 è stato un anno di forte e inattesa discontinuità: la pandemia ha imposto modifiche profonde alle agende dei governi, delle imprese e delle organizzazioni pubbliche con impatti sulle dimensioni della ripresa economica e dell’innovazione dell’intero sistema che si prospettano ancora incerte nel 2021. Ci lasciamo alle spalle un 2020 nel quale la trasformazione digitale ha subito un’accelerazione, le aziende e le organizzazioni pubbliche dovranno confrontarsi con la necessità di digitalizzare velocemente i processi, innovare prodotti e servizi, fare efficienza eliminando i blocchi che avevano ritardato questa evoluzione in passato. Prepararsi per la ripartenza economica prevista nel 2021 dovrà essere il momento per far fare un salto di qualità alla trasformazione digitale.

Rappresentano uno dei punti critici dell’agenda del Governo la capitalizzazione sulle opportunità che i fondi del Next Generation Eu metteranno a disposizione al Paese e la futura organizzazione della governance dei progetti (dei 209 Mld Euro 48,7 sono dedicati a digitale e innovazione, e 74,3 alla transizione green, più altri tra cui sanità e scuola in cui il digitale sarà comunque fondamentale). Anche se l’impatto economico nel primo anno sarà limitato (la stima prevede un +0,3% del PIL) per i 4 anni successivi potrà essere più robusto.

L’industria ICT sarà chiamata a fare la sua parte non solo per cogliere le opportunità di crescita del mercato ma anche per essere un partner delle iniziative progettuali. Per fare ciò dovrà saper indirizzare le opportunità offerte dalle tecnologie digitali, in particolare quelle più dirompenti, ai diversi interlocutori e decisori in una logica di creazione di valore a medio termine comprendendone l’impatto sui diversi settori. È utile quindi capire quanto è successo e quanto sta accadendo per poter meglio identificare cosa potrà accadere e i relativi impatti, per definire strategie ed iniziative di go-to-market più efficaci e selettive.

La crisi sanitaria ed economica non ha colpito in modo uniforme tutti i settori industriali e molti non hanno sofferto o hanno ripreso velocemente dopo il lockdown, sia trainati da alcuni mercati internazionali sia dalla progressiva riapertura delle attività.  Altri, come alcuni settori del Made in Italy e ancora molto di più i servizi, dai trasporti al turismo, hanno di fronte una ripresa lenta che partirà solo nel 2021 con la progressiva diffusione del vaccino in corso di rilascio. È fondamentale capire i cambiamenti strutturali del post emergenza, distinguendoli da quelli che sono accelerazioni drogate dall’emergenza. Essi riguarderanno diversi fattori che influiranno ad esempio sulla futura economia che sarà più contactless.  Prendiamo in considerazione quelli più evidenti durante la pandemia. Per primo la più ampia diffusione in molti settori, quelli che hanno meno vincoli sul suo utilizzo, del lavoro a distanza che diventerà in prospettiva sempre più smart. Da ciò ne derivano conseguenze profonde su processi di lavoro e organizzativi attuali e la loro revisione sarà possibile solo con il supporto di soluzioni digitali che vanno oltre il digital workplace e si estendono all’automazione di processo con tecnologie di AI e RPA per processi sia interni che di interazione con i clienti, il personale e la catena distributiva e di fornitura.  Da non trascurare inoltre l’impatto sulla mobilità delle città con i suoi effetti positivi sull’ambiente e la congestione del traffico ma anche quelli negativi che riguardano le economie urbane del commercio e dell’immobiliare.

Oltre lo smart working l’emergenza è stata caratterizzata dall’aumento dell’utilizzo di e-commerce con la relativa crescita di pagamenti digitali e cashless, in particolare su device mobili.  Questa trasformazione del commercio non farà morire lo shopping nei negozi ma richiederà un ripensamento integrato online-offline dell’esperienza dei clienti e continuo tra canali digitali e fisici in tutti i settori compreso quello dei servizi (qui basta pensare a quanto sta accedendo nei settori dei servizi finanziari). Una buona parte dei finanziamenti del NGEu andranno a ripotenziare Industria 4.0 e ciò sarà fondamentale per innovare i sistemi di produzione, di progettazione e di go-to-market al fine di cogliere la ripresa da parte di molte aziende di diversi settori industriali e questo farà la differenza tra chi potrà competere e chi no.

La didattica a distanza che tutti speriamo si riduca in una situazione di normalità, fornirà un modello e uno strumento aggiuntivo per erogare in modo diverso istruzione e formazione in particolare nelle scuole specialistiche, nelle università e nelle aziende.

 

Il digitale si è dimostrato, anche per la sua carenza attuale, un fattore di innovazione per fornire servizi sanitari in modo efficiente e sicuro ai cittadini (basti pensare alla telemedicina ancora poco diffusa). Si è evidenziato il gap esistente verso una sanità digitale rivolta a cittadini e medici, ma anche il fattore di accelerazione che ha permesso la disponibilità di un vaccino in meno di un anno da parte dell’industria farmaceutica e che costituisce un milestone storica. La prossima prova sarà verificare come il digitale è fondamentale per la distribuzione del vaccino in tempi rapidi e sicuri a tutta la popolazione, perché sarà per tutti i paesi uno dei progetti di logistica più impegnativi e sfidanti, impensabile fino a ieri. Ultimo ma non meno importante è come il digitale dovrà essere l’acceleratore, più volte invocato, per  la trasformazione della pubblica amministrazione con l’obiettivo  di renderla più efficiente e più orientata ai cittadini; l’appuntamento del 28 Febbraio per lo switch-on sui servizi offerti dalle varie piattaforme da PagoPA a IO deve costituire il primo passo e poi si dovrà proseguire velocemente sui progetti di sistema dal cloud per la PA al completamento dell’infrastruttura di comunicazione e di rete a banda larga e alla diffusione della  rete 5G, prerequisito per tutta la digitalizzazione del Paese.

 

Infine, vorrei soffermarmi su un altro fattore che l’emergenza ha reso ancora più chiaro ovvero su come le grandi piattaforme online siano ormai diventate centrali per l’economia e la società, rendendone evidenti i vantaggi ma anche i timori.  La crescita del potere di queste piattaforme internazionali e del loro impatto sul commercio tradizionale e sulla logistica nelle città, sull’utilizzo a volte non trasparente dei dati per spiazzare la concorrenza, le modalità fiscali adottate, avrebbero bisogno di una valutazione a parte perché molto complessi. Sta di fatto che molte di queste piattaforme sono sotto scrutinio da parte di governi perché il timore è che stiano diventando le detentrici delle chiavi di Internet. Il 15 Dicembre verranno emanate dalla Commissione Europea alcune nuove linee guida per regolare i servizi digitali in quanto quelle attuali risalgono al 2000 quando la maggior parte delle piattaforme online a malapena esisteva. Sarà presentata una revisione delle regole europee per i servizi e i mercati digitali; il regolamento sui servizi digitali (Digital Services Act) fisserà nuovi obblighi e responsabilità per gli intermediari digitali e soprattutto per le piattaforme online, riguardo ai contenuti che essi ospitano. Seguirà il Regolamento sui mercati digitali (Digital Markets Act) volto a garantire che i mercati digitali rimangano aperti ed equi e che si occuperà in modo più specifico dei comportamenti delle aziende che hanno assunto una rilevanza sistemica. L’impatto di queste normative nel medio-lungo periodo sarà molto profondo e il 2021 sarà l’anno in cui questi problemi verranno al pettine.  Ultimo e non meno importante è l’opportunità che la transizione green porterà al mercato digitale. Processi di produzione sostenibili ed economia circolare solo per fare un esempio, piuttosto che smart mobility ed edilizia intelligente, non possono essere realizzati senza l’utilizzo di dati e di piattaforme tecnologiche e applicative. Se è vero che la battaglia tech e quella green già iniziate tra USA e Cina saranno la discriminante per la competitività tra paesi e regioni il 2021 non potrà essere l’anno per navigare a vista da parte delle aziende comprese quelle del settore ICT ma quello per progettare concretamente il futuro.

 

 

 

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