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L’AI si fa bella per essere un compagno di vita e lavoro

 

Di AI si discute moltissimo, spesso con pareri contrastanti da parte di veri esperti, presunti esperti, nuovi professionisti e assistenti di esperti.

Alcuni recenti annunci dovrebbero, più che sorprenderci, spingerci a riflettere sul fatto che siamo di fronte a una tecnologia “general purpose”. Dovremo convivere con essa e dobbiamo essere pronti a sfruttarne tutti i vantaggi, gestendo i rischi e conoscendone i limiti.

Se l’AI è una “general purpose technology” come l’elettricità e internet, sarà capace di supportare una grande varietà di applicazioni. L’AI, come queste tecnologie, migliorerà nel tempo e porterà anche alla nascita di invenzioni e tecnologie complementari. L’impatto economico sarà sicuramente più grande e più ampio di quello che gli use case che vediamo oggi possono indicare. Mentre alcuni servizi saranno ridisegnati sulla base delle potenzialità dell’AI e nuove tecnologie saranno rese disponibili con l’AI incorporata, molti sistemi e processi che potrebbero essere riprogettati per prendere vantaggio dell’AI dovranno essere aggiornati. Le aziende che investono in AI stanno iniziando a mostrare segni di innovazione nei loro prodotti grazie all’AI, mentre l’innovazione dei processi richiede più tempo, poiché implica la ristrutturazione dell’operatività aziendale e il modo in cui l’AI viene utilizzata.

Questa riflessione nasce dopo aver visto con più attenzione gli annunci recenti di Google e OpenAI rispettivamente relativi a GPT-4o e Project Astra. Essi non sono rivolti ad aumentare ulteriormente le prestazioni e complessità dei modelli di ragionamento, come è stato il salto da GPT-3 a GPT-4, ma più nel far fare un ulteriore passo avanti nella usabilità e nella user experience di chi li utilizza.  Questi annunci segnano infatti la nascita di veri e propri Assistenti AI per l’uso dei LLM, poiché ora possono essere coinvolti in tempo reale tramite dialoghi vocali, modulando tono e intonazione, percependo il contesto esterno attraverso video sul telefono e smart glasses. Questo supera alcune barriere dell’attuale esperienza utente, come i tempi di latenza e i metodi di interazione, rendendo l’utilizzo di questi modelli sempre più attraenti e piacevoli per consumatori e utenti aziendali. A tal proposito, basta vedere questa Google demo o quella della presentazione di Open AI ed è difficile dire quale dei modelli sia il migliore, ma la parte più significativa dell’annuncio di Chat GPT è che GPT-4o sarà disponibile in modo gratuito. 

Sebbene diversi esperti sostengano che i modelli LLM non siano ancora sufficientemente avanzati per essere realmente utili in molte delle nostre attività cognitive, queste valutazioni si basano spesso sull’utilizzo di GPT-3.5, che è significativamente meno potente. Rendere disponibile gratuitamente la nuova versione permetterà a un pubblico più ampio di comprendere le capacità attuali e il potenziale di questi Assistenti AI, che presto potrebbero essere nelle tasche o nelle mani di tutti. Questi miglioramenti nell’usabilità dei modelli probabilmente aumenteranno il loro utilizzo e la facilità di coinvolgimento, portando a una maggiore adozione da parte del pubblico. Gli aspetti che mi hanno colpito maggiormente negli anni sono diversi. Ad esempio, le interazioni con GPT-4 a volte raggiungono livelli di antropomorfismo impressionanti, che potrebbero diventare pericolosi. Infatti, osserviamo già come le persone, in particolare gli adolescenti, inizino a stabilire “relazioni personali” con l’AI, il che potrebbe scoraggiare la costruzione di relazioni autentiche con persone reali. Questo fenomeno è ben illustrato nel famoso film “Her”, che mostra come le relazioni con l’AI possano diventare un sostituto per le connessioni umane più complesse e difficili da stabilire.

Tuttavia, la nascita e la diffusione di Assistenti AI avanzati pone potenziali implicazioni etiche e sociali sulle nostre vite che devono essere capite ed esplorate in modo preciso e profondo. In un lavoro recente queste analisi vengono svolte insieme alle sfide e alla complessità che presenta l’interazione tra uomo-AI così come  i più ampi effetti sulla società. In base a ciò viene enfatizzata la necessità di uno sviluppo responsabile attraverso la collaborazione tra ricercatori, sviluppatori, policymaker e pubblico dei consumatori e utenti. I recenti annunci sembrano segnare l’inizio di un cambiamento radicale verso la nascita di Asssistenti AI avanzati che fanno leva su LLM, quindi su modelli fondativi general-purpose che permettono un utilizzo più generale, maggiore autonomia e ampiezza di applicazioni. Questi nuovi Assistenti AI hanno il potenziale di integrarsi più a fondo nelle nostre attività, nella vita sociale e personale delle persone e delle aziende e in prospettiva possono ridefinire come le persone fanno esperienza e si relazionano con l’AI. 

Le precedenti considerazioni mi hanno fatto pensare a un libro interessante che sto leggendo, scritto da Ethan Mollick, professore di management a Wharton e voce autorevole sulle implicazioni dell’AI. Il libro si intitola “Co-Intelligence: vivere e lavorare con l’AI”. L’autore evita il rumore della discussione tra entusiasti e detrattori dell’AI, concentrandosi sugli aspetti pratici di come questa tecnologia possa trasformare il nostro mondo e il nostro modo di vivere. Mollick propone di vedere l’AI come Co-Intelligence, e quindi di essere capaci di ingaggiarla e coinvolgerla alla pari come Co-worker, Co-Creativo, Co-Teacher e Coach, allineandola ai valori e agli obiettivi umani attraverso alcune regole chiave: invitare sempre l’AI al tavolo, garantire che l’uomo rimanga nel loop, trattare l’AI come una persona e presumere sempre che l’AI che si utilizza non sia la migliore.

 

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