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La resilienza del mercato digitale durante la crisi pandemica

Nell’ultimo anno il mercato digitale ha vissuto un momento di forte discontinuità rispetto al passato. Il futuro è incerto ma possiamo partire dal comprendere «ciò che non siamo e ciò che non vogliamo». Ne abbiamo parlato alla web conference sull’andamento del mercato digitale organizzata da TIG nell’ambito del Digital Italy Program 2021.

La crisi pandemica ha provocato un profondo cambiamento nelle dinamiche che caratterizzano la relazione tra mercato digitale e PIL: nel 2020 a fronte di una notevole flessione del PIL (pari, secondo i dati di Banca d’Italia, al 9%), il mercato digitale limita le sue perdite al -0,1%, provocando una forte discontinuità con il trend che ha caratterizzato gli anni passati tale per cui a fronte di notevoli perdite del PIL venivano rilevate altrettante flessioni per il mercato digitale e viceversa. Sono questi i principali risultati emersi dall’attività di analisi di The Innovation Group relativi all’andamento del mercato digitale e delle sue componenti in un anno “horribilis” per molti settori ma non per quello digitale: le evidenze sono state presentate e discusse lo scorso 25 marzo in occasione della web conference “Lo scenario economico e del mercato digitale nel 2021”, secondo appuntamento nell’ambito del Digital Italy Program 2021.

L’aspetto sopra evidenziato è da ricondurre principalmente all’importante ruolo svolto, soprattutto da alcune soluzioni tecnologiche, nella fase più acuta dell’emergenza, momento in cui è emersa la grande capacità del digitale di generare valore: al riguardo si pensi, ad esempio, all’area della Collaboration, Cloud e a tutti i dispositivi legati allo smart working, tecnologie innovative che, oltre a limitare gli impatti negativi della crisi pandemica, hanno altresì compensato la flessione strutturale che negli ultimi anni sta caratterizzando il mercato IT tradizionale.  

Si tratta di ambiti verso cui l’interesse proseguirà nel corso del 2021, accompagnati dalla ripresa degli investimenti nei settori legati alle altre tecnologie più innovative, quali ad esempio, Artificial Intelligence, Big Data, Analytics, ecc.. (attività sospese nel corso del 2020 a causa della necessità di rivedere i budget e le priorità di spesa aziendali) e che porteranno, nel 2021, ad una crescita del mercato digitale pari al 4,2%, in sovraperformance rispetto all’andamento del PIL (+3,5%). In questo senso, dunque, come affermato anche da Andrea Provini, Presidente, AUSED e Global CIO, Bracco, «con la pandemia è stato appreso come il digitale non sia soltanto un asset di creazione di efficienza, rappresentando piuttosto un elemento di resilienza, di capacità di resistere e superare periodiche emergenze».

Come del resto riportato da Luigi Gubitosi, Amministratore Delegato e Direttore Generale, TIM, «l’Italia deve uscire da una fase di stagnazione che proseguiva da decenni: per farlo bisogna partire da quanto fatto negli ultimi mesi, quando anche nel periodo più acuto della crisi il Paese non si è fermato». «Importante – ha proseguito Gubitosi –  è saper intercettare per tempo l’evoluzione tecnologica e seguirne gli sviluppi».

Sul tema è intervenuto anche Gianluigi Viscardi, CEO Cosberg, Presidente Digital Innovation Hub Lombardia e Coordinatore Nazionale della Rete dei DIH, Confindustria, che ha ricordato come «il mercato stia fortemente cambiando». Per Viscardi, inoltre, bisogna «creare una nuova cultura dell’impresa e aiutare gli imprenditori a comprendere il reale valore della propria impresa, soprattutto in relazione agli asset intangibili e al know-how: in questo senso è di estrema rilevanza il “percorso di registrazione della conoscenza”, espressione con cui si fa riferimento alla capacità  di ciascuna persona interna all’azienda di generare valore, nonché al sapere incorporato all’interno dei processi». Anche per Marco Moretti, CIO A2A e Founder A2ASmartCity è fondamentale promuovere un percorso di «digitalizzazione culturale all’interno delle persone in aziende»: la strategia digitale di A2A si basa, infatti, su due macro aree relative alla digitalizzazione dei processi e degli asset intangibili. Infine, anche Roberto Dognini,  Sr. Sales Manager Italy – Enterprise Accounts, Nutanix ha ribadito come sia fondamentale il focus sulla competenza locale: sarà questa la chiave di volta per comprendere come si riuscirà ad utilizzare al meglio le risorse attese dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e come renderle fruibili per le PMI (che rappresentano la maggior parte del tessuto produttivo e imprenditoriale del Paese).

In questo percorso, la variabile temporale diventa cruciale: come far sì che tali tecnologie raggiungano le imprese e le coinvolgano in un processo di trasformazione adeguata? A discutere del tema è stato Elio Catania, Consigliere, Ministero dello Sviluppo Economico, secondo cui è necessario mettere in atto un’efficace strategia di execution. Per Catania, inoltre, è di estrema rilevanza il tema del trasferimento tecnologico, al riguardo le attività del MISE si stanno concentrando su tre aspetti specifici:

1. rafforzamento della ricerca di base attraverso progetti di collaborazione e in partenariato.

2. Creazione di un layer che leghi maggiormente la ricerca di base alla ricerca applicata nelle aree delle tecnologie emergenti.

3. Sviluppo di un sistema territoriale composto da Digital Innovation Hub certificati.

Le strategie di crescita sostenibile delle aziende e gli investimenti green

Durante l’evento sono stati, altresì, presentati i risultati della Digital Business Transformation Survey 2021, indagine condotta da The Innovation Group a gennaio 2021 e basata su un campione di 180 aziende italiane appartenenti a diversi settori e dimensioni.

Dall’analisi, che quest’anno si è ampliata comprendendo una nuova sezione dedicata alla transizione ecologica e alle strategie green delle aziende, è emerso come il 47% del campione preveda un aumento del budget dedicato ad attività e progetti sostenibili, un’accelerazione provocata soprattutto dagli incentivi attesi con le risorse del PNRR (58% del campione) ma anche dalla necessità di differenziare i prodotti/servizi offerti dall’azienda (46%).

Nel percorso sostenibile si ripone molta fiducia nelle risorse tecnologiche (si consideri che il 47% del campione della survey considera tra le principali attività della sua azienda la rivisitazione dei propri processi produttivi in chiave green), tuttavia, come ricordato anche da Alessandro De Bartolo, Country General Manager, Lenovo Infrastructure Solutions Group Italia, «l’evoluzione tecnologica è fondamentale ma non ad ogni costo: non bisogna dimenticare, infatti, che la tecnologia è energivora per definizione». «Per tali ragioni– ha proseguito De Bartolo – si stanno mettendo in campo diverse strategie per ridurre l’impatto energetico dell’evoluzione tecnologica».

In questo senso il PNRR diventa un’importante occasione per ripensare a nuove modalità di produzione e consumo, abilitando nuovi modelli di business. Sul tema è intervenuto anche Carlo Bozzoli, Carlo Bozzoli, Global Chief Information Officer, Enel, che ha affermato come «il PNRR sia uno strumento fondamentale per favorire e accelerare la transizione energetica utilizzando in modo corretto la quantità delle risorse a disposizione».

Sul tema si riporta, infine, l’intervento del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini che ha introdotto il concetto di infrastruttura sostenibile, una particolare tipologia di infrastruttura che si caratterizza per alcuni aspetti quali ad esempio il contributo che porta alla società, la capacità di essere resiliente agli shock di natura fisica e climatica.

Giovannini ha, inoltre, parlato del tema del reshoring: il sistema produttivo italiano (in modo particolare quello manifatturiero) è fortemente integrato, tuttavia nei decenni scorsi si è assistito ad una forte delocalizzazione. Se da un lato le filiere lunghe sono vantaggiose dal punto di vista dei costi, dall’altro sono più fragili (come visto durante pandemia). In questo senso è, dunque, fondamentale che il sistema produttivo del Paese faccia alleanza: del resto nel contesto europeo cooperazione e competizione sono considerate tematiche complementari.

Quale scenario si prevede per l’Italia nel futuro?

Per Giovannini il nostro Paese ha molte opportunità per risolvere i problemi strutturali e congiunturali che la pandemia ha generato e accentuato. Tuttavia, c’è ancora una parte del Paese che ha bisogno di ripensarsi: in tale processo la componente della fiducia è fondamentale, il settore privato svolgerà senz’altro un ruolo di rilievo ma bisognerà effettuare alleanze e promuovere l’integrazione, così da conservare dinamicità e solidità delle PMI.

Come, dunque, indicato anche dall’Unione Europea bisogna basare la strategia di crescita economia e sociale del Paese sui due pilastri della digitalizzazione e sostenibilità ambientale: perché ciò accada sarà necessario adottare nuovi approcci culturali. Lo strumento digitale, in particolare, ha rappresentato un elemento di forte resilienza in una drammatica situazione di crisi economica e sociale: allo stesso modo dovrà essere anche la radice della ripresa, la linfa vitale che ci accompagnerà nella costruzione del New Normal.