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La resilienza del digitale per una solida ripresa e crescita economica

Il Digital Italy Summit 2021 è stato intitolato “La Resilienza del Digitale”, indicando la necessità di promuovere un cambio di paradigma che riesce a coniugare la velocità di innovazione con la capacità di resistere a shock esterni. Come ottimizzare questo mix di innovazione e resilienza in modo stabile e duraturo nel tempo? Cosa verrà dopo la pandemia? Rimbalzo o potenza? Molto dipenderà dal contributo degli investimenti attesi con il PNRR. Come promuovere uno sviluppo innovativo che sia allo stesso tempo fonte di inclusione e uguaglianza?

L’edizione 2021 del Digital Italy Summit è stata intitolata “La Resilienza del Digitale” per due ragioni:

  • per un motivo esterno, perché soltanto grazie al digitale la nostra economia e la nostra società hanno evitato di soccombere alla pandemia,
  • per un motivo interno, perché a differenza di altri settori produttivi, il digitale non ha registrato alcuna flessione, ponendosi come fattore abilitante dell’accelerazione della trasformazione digitale delle imprese e della Pubblica Amministrazione.

Secondo le stime di The Innovation Group, infatti, nel 2020 il mercato digitale ha registrato una flessione dello 0,1% a fronte di un calo del PIL del 9%. Per il 2021, considerato il notevole rimbalzo dell’economia italiana (+5,9%/+6% secondo le stime dei principali istituti nazionali e internazionali) il mercato digitale proseguirà il trend positivo, facendo rilevare una crescita del 5%.

Come affermato da Roberto Masiero, Presidente, The Innovation Group, «l’espressione “resilienza del digitale” non è un ossimoro, indica piuttosto un profondo cambio di paradigma in cui si riesca a coniugare, da un lato, il dinamismo che caratterizza la tecnologia digitale, per sua natura transitoria e in continua evoluzione e, dall’altro, la capacità di permettere al sistema una grande resistenza all’impatto di eventi imprevedibili».

Al riguardo, sempre secondo gli studi di TIG, è possibile rilevare due scenari:

  • Scenario “PNRR Full Deployment”, in cui si assiste al “pieno scatenamento” delle risorse del PNRR che porterà il mercato digitale a crescere del 9% il prossimo anno e del 15% nel 2023.
  • Scenario “Conservativo” in cui il potenziale del PNRR non manifesta del tutto i suoi effetti e la crescita del mercato digitale si limita al 3,5% nel 2022 e al 2,3% nel 2023.

In questo contesto, probabilmente, lo scenario che si verificherà è quello per cui per il prossimo anno il mercato digitale crescerà del 5,5% e del 4,5% nel 2022.

Le motivazioni di questa interpretazione più cauta sono da ricondurre alla necessità di contestualizzare l’andamento del mercato digitale e gli effetti attesi dall’attuazione delle misure del PNRR all’interno del contesto economico che si sta vivendo e si vivrà nei prossimi anni (si pensi in modo particolare a problematiche quali l’aumento dei prezzi dell’energia, la carenza di semiconduttori e di materie prime) con il conseguente rischio che si verifichi un’inflazione generata non dall’aumento della domanda bensì dei costi.

Il tema è, dunque, come assecondare una trasformazione digitale che sappia anche essere resistente a traumi imprevisti garantendo un relativo stato di equilibrio e duraturo nel tempo? Come rendere il rimbalzo dell’economia a cui si sta assistendo una crescita costante per i prossimi anni? Quale sarà lo scenario atteso per il mercato digitale? Molto dipenderà dalle modalità di governance, e soprattutto di execution, delle risorse attese dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In questo contesto, dunque, come “scaricare a terra” il potenziale delle risorse del PNRR? La tematica è stata ben evidenziata anche dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, intervenuto nella cerimonia di apertura del Summit, secondo cui l’attuazione e l’esecuzione degli investimenti rappresentano una sfida soprattutto per un Paese con un’impalcatura complessa come l’Italia. Per Colao, inoltre, «quello che si sta vivendo è un momento di grande apertura al cambiamento: perché ciò accada sarà necessario mettere i giovani al centro del pensiero politico, nella consapevolezza che gli investimenti in competenze, educazione e ricerca saranno la benzina per la crescita del lungo periodo». «Fondamentale – ha concluso il Ministro – è la cooperazione tra sfera pubblica e privata». Su quest’ultimo aspetto è intervenuta anche Emma Marcegaglia, B20 Chair, che ha ribadito l’importanza della forte collaborazione e cooperazione tra Governi e tra Governo e mondo delle imprese. Per Marcegaglia, inoltre, la trasformazione digitale rappresenta un booster fondamentale per lo sviluppo economico. Ad ogni modo, come affermato anche da Marco Oldani, EUROMED Industry Business Consultant Senior Manager, Dassault Systèmes «pur essendo fondamentale il ruolo della tecnologia non bisogna dimenticare che questa deve essere considerata come uno strumento al servizio delle persone».

Sul tema della resilienza è intervenuto anche Mario Nava, Direttore Direzione Generale per il Sostegno alle Riforme Strutturali (DG REFORM), Commissione Europea, secondo cui più che aspirare ad un rimbalzo dell’economia, è necessario promuovere una nuova tipologia di crescita, «una twin transition digitale ed ecologica». Ciò che è importante, ha proseguito Nava, è che l’impatto del Next Generation EU sia omogeneo in tutto il territorio europeo: perché tale programma abbia successo bisogna adottare un approccio volto alla semplificazione e alla facilitazione. La reale ragione per cui si è riusciti ad ottenere questo accordo storico sul dispositivo di Ripresa e Resilienza (RRF) è perché il Consiglio e il Parlamento Europeo si sono trovati uniti sulla necessità di effettuare riforme e l’Italia è il Paese che più beneficerà della possibilità di effettuare riforme.

In questo contesto sarà necessario un profondo cambio di paradigma. Ad affermarlo è stato Luciano Floridi, Professor of Philosophy and Ethics of Information, University of Oxford, secondo cui, in questo percorso di cambiamento, sarebbe un errore guardare a soluzioni passate che hanno avuto successo ed estenderle anche ad oggi: piuttosto bisognerà guardare al passato ma con la consapevolezza di dover scrivere un capitolo nuovo. Per Floridi, infine, «bisogna tornare a rivedere le stelle», soltanto in questo modo si può realmente affermare di essere usciti dalla crisi.

Come affrontare un paradigma che cambia? La nuova sfida è quella della governance digitale. Sul tema è intervenuto Roberto Baldoni, Direttore, ACN – Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, secondo cui all’interno di un mercato digitale caratterizzato da forti oligopoli bisogna riscoprire l’importanza della sovranità digitale, intesa come la capacità di controllare le informazioni. Condizione necessaria perché si possa parlare di sovranità digitale è la promozione all’interno del Paese della cultura della sicurezza che a sua volta si basa sul concetto di autonomia tecnologica, ovvero sullo sviluppo di tecnologie trusted (nazionali o europee o di Paesi su cui si può avere un certo livello di affidabilità) che permettano di controllare il buon funzionamento dell’intero ecosistema.

In questo contesto, si avverte la necessità di individuare un framework normativo nazionale per rendere chiara la superficie di attacco e difenderla, un percorso che deve essere attivato a partire da tre elementi di base: formazione digitale, consapevolezza e tecnologia. Del resto, un Paese cyber-resiliente sarà sempre più un Paese competitivo: come ribadito anche da Massimo Palermo, Country Manager – Italy&Malta, Fortinet, «non esiste innovazione digitale senza sicurezza, un aspetto che deve essere inserito by design». Sulla tematica è intervenuto anche Alessandro Livrea, Country Manager Italy, Akamai Technologies per cui «garantire la business continuity, la continuità e disponibilità di un servizio, è fondamentale, specialmente in un momento di pandemia in cui è stato vitale poter fruire di servizi e informazioni».

Il tema della sovranità digitale è stato affrontato anche da Claudio Bassoli, Vice President, HPE Italia secondo cui «in futuro sarà fondamentale non dover spostare dati e applicazioni per non rischiare di perderne la sovranità e per non consumare energia, riducendo così i costi e risultando più competitivi» e da Francesco Bonfiglio, Chief Executive Officer, GAIA-X AISBL che ha affermato, altresì, come allo stato attuale stiamo vivendo una «terza era del cloud».

Non va dimenticato, infine, che il digitale oltre ad essere resiliente è potente. Come far in modo che il digitale diventi potenza? A discuterne è stato Carlo Alberto Carnevale Maffè, Docente di strategia d’Impresa ed Economia Aziendale, SDA Bocconi, secondo cui per esprimere tutta la sua potenza lo strumento digitale ha bisogno soprattutto di capitale umano misurabile, negoziabile e allocabile.

Un’economia blu e verde

Con il PNRR il digitale e la sostenibilità ambientale sono diventati elementi complementari a tutti gli investimenti e le riforme che si stanno preparando all’interno della legge di bilancio. Ad affermarlo è stato Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, secondo cui la pandemia ha mostrato come lo strumento digitale sia vitale per la nostra economia. Il Ministro ha, altresì, affrontato il tema del mobility as a service e di come l’utilizzo dei dati abbia implicazioni favorevoli sulle diverse modalità di trasporto, sul congestionamento delle città, nonché sulla riduzione delle emissioni e delle sostanze nocive.

Riconosciuta, dunque, sia in ambito pubblico sia privato l’importanza di prestare attenzione alle tematiche di sostenibilità ambientale, ciò che bisogna fare è scongiurare il pericolo “green washing”. A discuterne è stato Federico Marchetti, Fondatore di YOOX NET-A-PORTER GROUP, secondo cui la sostenibilità rappresenta una grande opportunità: ad ogni modo, per definire un marchio sia effettivamente “green” è necessario per prima cosa lavorare sulla trasparenza della supply chain.

Innovazione digitale e semplificazione della PA: priorità del Governo, PNRR e nuove progettualità

«Se alle mani esperte del Ministro Colao è affidato il compito di realizzare le infrastrutture tecnologiche necessarie alla digitalizzazione, a me spetta garantire che la Pubblica amministrazione sia pronta ad accoglierla». Queste le parole del Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, nel messaggio inviato al Digital Italy Summit 2021. «La sfida per la PA – ha proseguito il Ministro – è quella di affiancare alla tecnologia (dei servizi digitali, delle infrastrutture cloud e dell’interoperabilità delle banche dati) le competenze delle persone, la reingegnerizzazione dei processi organizzativi, la gestione del cambiamento».

Sul tema della complementarità tra i diversi ministeri e dell’interoperabilità dei dati è intervenuto anche Sergio Cristallo, Direttore Centrale Coordinamento normativo, Agenzia delle Entrate che ha sottolineato l’importanza del principio “once only”: a questo fine l’Agenzia ha definito un catalogo dei servizi standard di valorizzazione informatica, esponendo tutti i servizi con le relative modalità di erogazione. Alla luce di questo nuovo modello di interoperabilità l’Agenzia, con il supporto di Sogei, intende promuovere l’adozione di standard per permettere l’accesso ai dati e ai servizi con paradigmi moderni. La questione è stata affrontata anche da Pasquale Tridico, Pasquale Tridico, Presidente, INPS che ha raccontato di come Inps, Inail e Istat, stiano lavorando alla creazione di un cloud integrato che si inserisce nel contesto del PSN (Piano Strategico Nazionale) la cui creazione è prevista all’interno della Strategia Cloud Italia: si tratta di un’attività di estrema rilevanza considerando che Inps, Istat e Inail rappresentano una percentuale molto importante del dato del Paese.

In questo percorso, come ricordato da Mauro Minenna, Direttore, Dipartimento per la Trasformazione Digitale, è fondamentale, altresì, portare le amministrazioni a ripensare a come riscrivere la propria architettura: il PNRR richiama collettivamente tutti i soggetti pubblici a lavorare in modo integrato. Allo stesso modo, è fondamentale assumere una grande capacità di pianificazione e programmazione perché i progetti indicati all’interno del Piano abbiano successo. La tematica è stata ben evidenziata da Cristiano Cannarsa, Amministratore Delegato, Consip secondo cui l’execution rappresenta per il Paese una grande sfida, una sfida che bisogna affrontare come sistema nazionale, coinvolgendo i centri di competenza e le università per valutare quali saranno gli skill necessari a sviluppare le sei Missioni inserite all’interno del Piano. Per Cannarsa, infine, considerando l’articolazione e la complessità del PNRR, le amministrazioni pubbliche hanno bisogno di una guida nella realizzazione del Piano stesso: in questo senso, dunque, è fondamentale mettere insieme tutte le capacità affinché questo progetto diventi driver di trasformazione digitale del Paese.

Oltre la resilienza: i grandi progetti strategici per il sistema nervoso del Paese

Bisogna allargare la base produttiva delle imprese di rete. Ad affermarlo è stato Marco Bellezza, Amministratore Delegato, Infratel Italia intervenuto nella sessione plenaria conclusiva del Summit, secondo cui è necessaria una forte innovazione nei processi produttivi. Per Bellezza abbiamo una necessità evidente: realizzare velocemente opere che siano a prova di futuro e che rispondano alle indicazioni del Governo. Per Bellezza è necessario, altresì, che le infrastrutture vengano utilizzate dai cittadini e dalle imprese interessate.

In questo contesto, come ricordato da Aldo Bisio, Amministratore Delegato, Vodafone, il Piano ha correttamente indirizzato un importante gap infrastrutturale. Ad ogni modo, perché le misure inserite nel Piano possano essere applicate con successo, bisogna semplificare le procedure di accesso per attingere ai bandi. Sul tema è intervenuto anche Luca D’Agnese, Direttore CDP Energia e Digitale, Cassa Depositi e Prestiti secondo cui la PA italiana sconta lentezza e ritardi che derivano dalla burocrazia. Dall’altro lato, anche le aziende devono impegnarsi per migliorare il Paese e permettere di presentarci a livello internazionale come potenza, un percorso, come affermato da Patrizio Di Carlo, Senior Manager Top Client, Avaya, in cui la PA assume un ruolo cruciale.

Come supportare la trasformazione del Paese? Per Luigi Gubitosi, Amministratore Delegato e Direttore Generale, TIM, sarà necessario un grande piano pubblico che deve essere seguito dai privati. Il settore è problematico perché ha una redditività che si è ridotta negli ultimi anni e ha avuto tantissima competizione non solo al suo interno ma anche dai nuovi entranti. Secondo Giuseppina Di Foggia, CEO e VP, Nokia Italia, fondamentale, altresì, offrire a tutti i cittadini la possibilità di avere un ruolo attivo nel percorso alla digitalizzazione del Paese: bisogna ricordare che trasversale è sinonimo di inclusività.

Non va dimenticato, tuttavia, che la conditio sine qua non per la crescita del Paese (e l’execution dei progetti previsti all’interno del Piano) sarà lo sviluppo infrastrutturale del Paese. La tematica è stata affrontata da Benedetto Levi, CEO, Iliad Italia secondo cui è innegabile che oggi vi siano fondi a sufficienza per promuovere lo sviluppo di progetti strategici. Per Levi, inoltre, va riconosciuto al Governo uno sforzo di pianificazione e di volontà di collaborazione con i privati. Su cosa lavorare, dunque? Su un’ulteriore semplificazione del contesto burocratico, un’attività che richiede un importante investimento in capitale umano. In questo percorso un grande contributo deve arrivare dalla società civile e dalle amministrazioni locali per prendere appieno il valore strategico e creare condizioni giuste per affrontare al meglio l’occasione unica che oggi si sta vivendo.