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La Digital Transformation nella fabbrica del futuro

Abbiamo intervistato Gianluigi Viscardi, Presidente della Cosberg Spa e del Cluster Fabbrica Intelligente per il biennio 2015-2017, in merito al ruolo delle tecnologie digitali all’interno delle fabbriche e del settore manifatturiero.

TIG. Cosa significa il termine, oggi molto in voga, “Digital Transformation” per un’azienda manifatturiera? Qual è secondo lei l’effettivo ruolo di questo fenomeno all’interno del settore manifatturiero?

Viscardi. Oggi è in atto la quarta rivoluzione industriale, chiamata Fabbrica 4.0, che prevede una serie di trasformazioni promosse dall’introduzione delle tecnologie digitali: tra le principali, “Internet delle Cose e dei Servizi”, secondo la quale ciascun oggetto/ prodotto possiede una sua “identità fisica” e una sua “identità digitale” o virtuale, grazie alla quale ricevere e comunicare informazioni con gli altri oggetti e con l’ambiente circostante attraverso internet e i sistemi di trasmissione dati, a partire dal Wi-Fi. A questo si aggiungano tecniche di elaborazione e gestione di una mole di dati in continuo aumento (i Big Data), da cui le aziende preleveranno quelle informazioni fondamentali per lo sviluppo prodotto, qualità e processo. Per non parlare delle applicazioni software di simulazione o virtualizzazione, oppure all’introduzione di Robotica avanzata, che permetterà una interazione efficace uomo-macchina su attività particolarmente usuranti e ripetitive.

Come si può immaginare, tutto ciò porterà ad un profondo cambiamento dei sistemi manifatturieri. Verrà ridisegnata totalmente la Fabbrica del Futuro, trasformata sia dal punto di vista dei processi di lavorazione che della gestione, del lavoro stesso in carico alla produzione, alla manutenzione o ai progettisti. Le nostre aziende dovranno fare un salto tecnologico, ma soprattutto culturale per adattarsi e rimanere competitive nel nuovo scenario.

Se ne è accorto il nostro Governo, che attraverso il MIUR nel 2013 ha istituito 8 cluster nazionali nelle aree di maggior interesse per lo sviluppo del Paese. Uno di questi si chiama Cluster Fabbrica Intelligente (CFI) e la sua mission è di essere cabina di regia delle iniziative italiane per lo sviluppo del manifatturiero. CFI è una realtà inclusiva, in quanto raccoglie imprese di grandi e medio-piccole dimensioni, università e centri di ricerca, associazioni imprenditoriali, distretti tecnologici, regioni, organizzazioni non governative, tutte realtà attive nel settore del Manufacturing e che possono contribuire ad una visione della Fabbrica Intelligente. Lo scopo principale del Cluster Fabbrica Intelligente è proporre, sviluppare e attuare una strategia basata sulla ricerca e l’innovazione, in grado di indirizzare la trasformazione del settore manifatturiero italiano verso nuovi prodotti-servizi, processi e tecnologie in grado di sfruttare e sviluppare con successo il patrimonio unico di risorse offerte dal nostro paese.

TIG. Fabbrica intelligente e tecnologie digitali qual è il legame? Quali sono gli investimenti necessari? Cosa significa rendere una fabbrica intelligente?

Viscardi. L’azienda sarà sempre più destinata a riorganizzarsi, secondo nuovi criteri di efficienza e flessibilità. La fabbrica intelligente sperimenta l’utilizzo delle tecnologie digitali a supporto della produzione non solo nella fase creativa e di fabbricazione, ma anche (e soprattutto) nella possibilità di promuovere in tutto il mondo il proprio prodotto, interagendo con mezzi digitali con il cliente finale e implementando anche sistemi di supporto e controllo remoto qualora i prodotti fossero dotati di capacità meccatroniche. Essa sviluppa soluzioni per migliorare la capacità delle moderne fabbriche di essere flessibili ed efficienti, allo scopo di rispondere in modo adeguato ai cambiamenti richiesti dalle dinamiche sempre più veloci del mercato.

Per essere considerata tale, la fabbrica intelligente deve avere degli obiettivi strategici che ruotino interno all’innovazione, puntando sull’aumento della competitività dell’industria manifatturiera attraverso la progettazione e la realizzazione di una serie di iniziative di ricerca per lo sviluppo di nuove tecnologie abilitanti e il mantenimento e la coltivazione di competenze avanzate per il manifatturiero.

Per quanto riguarda gli investimenti necessari, sicuramente per guidare la trasformazione del manifatturiero italiano servono politiche industriali attente e mirate.

TIG. Lei si trova quotidianamente a contatto con una realtà attiva nel settore manifatturiero italiano. Qual è oggi il ruolo delle tecnologie digitali all’interno di Cosberg? Come è evoluto nel tempo?

Viscardi. In Cosberg abbiamo sempre adottato la politica dell’innovazione, a 360°, sia per migliorare il nostro “modo di fare” nei processi, dalla progettazione alla produzione, sia per rivoluzionare le nostre soluzioni e prodotti, le macchine di assemblaggio automatico, che devono diventare esse stesse un contributo fondamentale per rendere le fabbriche dei nostri clienti delle vere Smart Factories.

Per procedere lungo questa innovazione, le tecnologie digitali rappresentano lo strumento per una trasformazione radicale dell’azienda. Tuttavia, come sono solito dire, non basta acquistare un touch screen o un tablet per convincersi che la propria azienda sia innovativa. Serve un progetto a lungo termine, dove l’utilizzo di un nuovo device non sia dettato solo dalla moda del momento, ma si integri perfettamente nei processi produttivi e organizzativi dell’azienda.

Mi limito a due esempi, ma significativi: sul versante prodotto, per esempio, Cosberg ha concepito in autonomia un sistema di monitoraggio macchina che è al tempo stesso uno strumento di autodiagnosi ed un controllo della produzione per i nostri clienti; sul versante processi, invece, da tempo riteniamo che un efficiente sviluppo della conoscenza sia il vero vantaggio competitivo per una azienda come la nostra. Per questo la tecnologia digitale ci è venuta incontro, permettendoci di sviluppare un sistema strutturato di classificazione, generazione archiviazione e valorizzazione del Know-How aziendale.

Del resto l’azienda è un luogo dove creare valore, grazie ad integrazione di tecnologie che migliorano la qualità del lavoro, stimolando quindi il circolo virtuoso della conoscenza. Si deve quindi fare un “salto culturale”. La spinta all’innovazione deve innanzitutto arrivare dall’interno. Si tratta di una sfida affascinante ma complessa, che richiede tempo, coraggio, risorse e idee. In un mondo dominato dalla discontinuità e dall’incertezza, le aziende devono essere in grado di reinventarsi e rinnovarsi costantemente.

A cura di: Camilla Bellini, @camilla_bellini

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