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La crisi dei chip e l’industria automobilistica

N. Ottobre 2021
        

a cura di Carmen Camarca 
Analyst, The Innovation Group 

 

La crisi dei chip sta complicando ulteriormente le attività produttive del Gruppo Stellantis. Dopo aver annunciato lo stop alla produzione in alcuni stabilimenti europei a causa della mancanza di semiconduttori, il Gruppo ha fatto sapere nelle ultime ore di dover prolungare lo stop delle attività del sito di Melfi in Italia. La produzione era già stata fermata da metà agosto. Un fermo che comprendeva anche le 2 settimane della pausa estiva.

In origine, le attività dovevano ripartire il prossimo 6 settembre ma a causa della mancanza dei semiconduttori, Stellantis ha deciso che la produzione partirà solamente il 13 settembre. Inoltre, il Gruppo ha fatto sapere che a settembre sarà possibile lavorare solamente 5-6 giorni (pari a circa 8.000 vetture). Successivamente, se la situazione non cambierà, ci si dovrà fermare ulteriormente a causa dei problemi di fornitura delle componenti elettroniche oggi sempre più importanti per le moderne autovetture.

Tra i costruttori di mezzi pesanti, l’ultimo ad annunciare uno stop forzato dovuto proprio alla mancanza di componenti è Scania, che fermerà le linee di montaggio dei suoi stabilimenti in Svezia, Francia e Olanda a partire dal 6 settembre.

Nel complesso, per l’anno in corso, la mancanza globale di semiconduttori costerà all’industria dell’auto 210 miliardi di dollari in ricavi, secondo le ultime stime della società di consulenza AlixPartners (a maggio, le stime parlavano di un calo di 110 miliardi di dollari). Le nuove chiusure in Malaysia per il Covid-19 e altri problemi altrove «hanno esacerbato le cose», ha commentato Mark Wakefield di AlixPartners, in una nota. AlixPartners prevede ora che 7,7 milioni di unità di produzione saranno perse nel 2021, in rialzo dai 3,9 milioni delle previsioni di maggio.

Le case automobilistiche di tutto il mondo hanno annunciato che ci sarà un deciso calo dei ricavi, quest’anno, a causa della mancanza di chip, anche se i margini potrebbero essere recuperati con l’aumento dei prezzi.

Hp, ricavi in crescita del 7% ma la supply chain rallenta i Pc

Hp sta ottenendo buoni risultati in questo 2021 di assestamento del nuovo scenario di lavoro ibrido. Secondo, infatti, gli ultimi dati finanziari, nell’ultimo trimestre, l’azienda ha riportato ricavi pari a 15,3 miliardi di dollari, facendo segnare un progresso del 7% rispetto al risultato del terzo trimestre 2020, mentre il margine operativo Gaap è passato dal 5,4% al 9%. Gli utili per azione diluiti, 92 centesimi di dollaro, hanno superato la precedente stima compresa tra 77 e 81 centesimi.

Benché l’andamento generale dell’azienda sia buono, la difficoltà a reperire componenti semiconduttori (un problema esteso a molti mercati e ancora frutto dell’inaspettato boom di domanda seguito alla pandemia nel 2020) ha penalizzato le vendite di Pc. I ricavi della divisione Personal Systems nel trimestre hanno raggiunto i 10,4 miliardi di dollari, con un andamento piatto anno su anno che diventa un calo del 3% a valuta costante. Meglio hanno fatto i notebook, con vendite cresciute del 2% a volume, mentre i dispositivi desktop sono scesi del 7%. Ottima invece la performance delle stampanti, i cui 4,9 miliardi di dollari di ricavi trimestrali segnano un balzo del 24% anno su anno (o 22% a valuta costante), associato a un margine operativo del 17,6%.

Il mercato dell’advertising online

La spesa pubblicitaria nel mercato italiano raggiungerà 8.898 milioni di dollari nel 2021. Il segmento maggiore sarà quello della pubblicità televisiva e video con un volume di 4.068 milioni di dollari.

Questa la proiezione per l’Italia effettuata da Statista nell’ambito dell’Advertising & Media Outlook. Secondo quanto si evince dall’analisi la spesa pubblicitaria media pro capite nel segmento della pubblicità televisiva e video quest’anno si attesterà a 67,39 dollari. Si prevede che il mercato della pubblicità riporterà una crescita della spesa dell’1% nel segmento programmatico nel 2022. Nel 2025, stima Statista, il 64% della spesa pubblicitaria totale sarà generata attraverso il digitale. E il 78% dei ricavi della pubblicità digitale sarà generato attraverso la pubblicità programmatica.

Fonte: Statista, 2021

“Fino al 2020, quando il coronavirus ha bloccato molti settori, la spesa per la pubblicità in tutto il mondo è aumentata costantemente. Si prevede che torni su un percorso di crescita costante a partire dal 2021 e superi i 630 miliardi di dollari nel 2024”, si legge nel report. Il Nord America è la regione che investe di più nel settore, seguita da Asia ed Europa occidentale. Medio Oriente e Africa così come l’Europa centro-orientale spendono di meno, ma possono vantare la crescita più alta.

Per la prima volta nel 2021 gli abbonamenti 5G sorpassano quelli 4G

Nel secondo trimestre del 2021 gli abbonamenti 5G hanno superato quelli 4G. Un sorpasso storico, certificato dal Mobility Report di Ericsson che offre un quadro dello scenario globale delle connessioni mobili. “Da un punto di vista della tecnologia usata per accedere ad Internet in mobilità, nel secondo trimestre 2021 si registrano 84 milioni di nuovi abbonamenti 5G, legati a un dispositivo 5G, per un totale di 380 milioni in tutto il mondo – si legge nel rapporto –. Per la prima volta c’è stato il sorpasso sul 4G, che ha registrato, nello stesso periodo, 71 milioni di nuovi abbonamenti, arrivando così a un totale di 4,8 miliardi, ovvero il 59% di tutti gli abbonamenti mobili nel mondo”.

Il Mobility Report di Ericsson ha rilevato che sono complessivamente 176 gli operatori che a livello globale hanno lanciato sul mercato servizi 5G e nel complesso continua a crescere l’utilizzo di Internet da mobile: nel secondo trimestre 2021 il numero di abbonamenti di tipo mobile broadband è aumentato di quasi 100 milioni, per un totale di circa 6,8 miliardi, con un aumento del 7% anno su anno.

Microsoft e Avaya concludono un accordo per le app di collaborazione

Microsoft e Avaya hanno siglato un nuovo accordo nel mondo delle piattaforme di Unified Communication and Collaboration (UCC), un accordo definito dalle due aziende “strategico” e finalizzato a proporre una “solida gamma di soluzioni di comunicazione cloud sviluppate congiuntamente”. Si parte da una prima, già ampia, integrazione di alcune delle rispettive tecnologie, che vengono associate l’una all’altra in ottica di complementarietà e uso congiunto.

Fonte: Statista Technology Market Outlook, 2021

All’interno della piattaforma Avaya OneCloud CPaaS (Communications Platform as a Service) è ora possibile utilizzare le funzionalità di comunicazione voce, video, chat ed Sms di Microsoft Azure Communication Services. Inoltre, per quanto riguarda le soluzioni per i contact center, è stata rafforzata la già esistente integrazione tra Avaya OneCloud CCaaS (Contact Center as a Service) e Microsoft Azure.

Nel frattempo, Zoom cresce del 54% ma a Wall Street il titolo crolla di oltre il 10%.

Crescono le migrazioni verso il cloud computing. Nel frattempo, in Italia entra nel vivo la Strategia Cloud Italia

La necessità di rimanere competitivi e soddisfare le crescenti richieste degli utenti ha portato a un balzo dal 15% al 37% delle aziende che affermano di voler trasferire le applicazioni business-critical nel cloud nel 2020-21, rispetto all’anno precedente. In Italia, più di due terzi (71%) dei responsabili IT prevede di spostare più funzioni sul cloud, un numero leggermente in calo rispetto allo scorso anno (79%). Poiché i leader digitali costruiscono solide infrastrutture digitali per garantire il successo futuro, si stima che quasi la metà (47%) della loro infrastruttura IT a livello globale sia ora sul cloud, nonostante le continue preoccupazioni relative alla sicurezza del cloud. Questi risultati provengono dallo studio annuale di Equinix, condotto a livello globale, in cui sono stati intervistati 2.600 responsabili IT nelle Americhe, Asia-Pacifico ed EMEA: Equinix 2020-21 Global Tech Trends Survey (GTTS).

Dallo scoppio della pandemia globale da COVID-19, il rischio di cyberattacchi si è notevolmente ampliato. La criminalità informatica costa all’economia mondiale più di 1 trilione di dollari, con un costo medio per le organizzazioni stimato in più di mezzo milione di dollari per attacco. Il rischio è stato aggravato dal gran numero di aziende che stanno rapidamente spostando la propria capacità di rete per soddisfare i crescenti volumi di traffico dati dei lavoratori da remoto. Questo ha provocato un’impennata nella migrazione verso il cloud e una diffusa implementazione dell’infrastruttura digitale basata su cloud come parte di una strategia di infrastruttura ibrida.

Nel frattempo, in Italia Tim, Leonardo, Sogei e Cassa Depositi e Prestiti hanno presentato al Governo una proposta di partenariato tra Stato e privati. Nel dettaglio, i quattro soggetti darebbero vita ad unaNewCo che realizzerebbe il Polo Strategico Nazionale (PSN) di cui il 55% sarebbe in mano allo Stato (Leonardo, Sogei e CDP) e il 45% di Tim.

Cybersecurity: Italia quarta al mondo per le minacce cyber legate alla pandemia

Nel primo semestre 2021 l’Italia è il quarto paese al mondo più colpito dalle minacce informatiche correlate al Covid-19 e alla pandemia. A precedere il nostro Paese sono solo Stati Uniti, Germania e Colombia. Il dato emerge dal report sulle minacce informatiche a cura di Trend Micro Research.

Secondo la società di sicurezza informatica, sul nostro Paese si sono abbattuti 131.197 attacchi tra e-mail di spam, malware e siti maligni a tema pandemia. Nella classifica delle minacce a tema Covid-19 l’Italia è preceduta da Stati Uniti (1.584.337), Germania (832.750) e Colombia (462.005). Nel primo semestre 2021 l’Italia è in vetta anche nelle classifiche dei malware, i virus malevoli, e si attesta prima in Europa e quarta al mondo, con 28.208.577 attacchi. Sul podio Giappone (174.994.613) Stati Uniti (163.667.075) e India (29.008.051).
In particolare le minacce arrivate via e-mail in Italia sono state 194.879.311, i siti maligni visitati sono stati 7.559.192. Il numero di app maligne scaricate nella prima metà del 2021 è di 28.215; nella prima metà del 2021 sono stati 1.712 i malware unici di online banking che hanno colpito l’Italia.

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