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La carenza di competenze condiziona il passo dell’innovazione

N. Ottobre 2021

a cura di Roberto Bonino,
Giornalista di Technopolis e ICTBusiness.it,
Indigo Communication

 

In un periodo di apparente ripresa, secondo i principali indicatori economici, dovrebbe crearsi nuovo spazio per l’accelerazione dei processi di trasformazione digitale, in modo più organico e strutturato rispetto alle forzature del periodo acuto della pandemia.

Eppure, fra i principali fattori di freno, uno dei più preoccupanti resta la carenza di figure che dispongono delle competenze necessarie a supportare l’innovazione nelle aziende. Uno studio di qualche mese fa di McKinsey rilevava come l’87% dei dirigenti fosse convinto di dover rinunciare o posticipare iniziative in ambito digitale proprio a causa di questo problema.

Viviamo un periodo, per certi versi, contraddittorio. Da un lato, il rimbalzo post-crisi e la citata quanto disordinata accelerazione della trasformazione digitale sta alimentando la domanda, ma dall’altro la penuria di componenti e la cronica scarsità di talenti restano un ostacolo allo sviluppo più rapido. Uno studio di Rand, realizzato per Salesforce, fa notare come, a fronte di una richiesta elevata, l’offerta di formazione sul digitale resti scarsa, per ragioni che spaziano dalla rapidità della comparsa di nuove tecnologie alle sistemiche diseguaglianze economiche e sociali.

La situazione genera danni finanziari quantificabili, che lo studio Rand/Salesforce stima in 11.500 miliardi di dollari per l’insieme dei paesi del G20 entro il 2028. Una cifra spropositata, ma probabilmente non così campata per aria, cui si somma il costo delle decisioni che oggi potrebbero avere un impatto sull’occupazione delle generazioni future.

Stiamo assistendo a un allargamento del problema, poiché le competenze digitali più ricercate non toccano più solo le professioni tecniche, in cronica carenza, come gli sviluppatori, i data scientist, i Cto di nuova generazione o gli specialisti di cybersecurity, ma penalizzano aree come le vendite, il marketing, la comunicazione o le risorse umane. Secondo Salesforce, numerosi fattori concorrono a gettare un’ombra sul futuro, non solo la semplice penuria di talenti, ma anche le nuove tecnologie emergenti (che richiedono una conoscenza specifica), il costo elevato dell’aggiornamento degli approcci educativi, l’accesso alle infrastrutture spesso limitato dallo stato socioeconomico.

Di conseguenza, i poteri pubblici e le imprese dovrebbero investire in modo costante nella formazione. Per offrire opportunità di carriera, sostenere il rilancio economico e favorire una crescita duratura. Il citato report raccomanda l’attuazione di programmi su larga scala che eliminino le barriere istituzionali e sociali come lo scarso accesso alle competenze e le disuguaglianze razziali e di genere. Gli autori rilevano come le scuole di vario ordine e grado dovrebbero concentrarsi meno sull’istruzione tradizionale e più sulle competenze, in modo tale da diffondere la cultura digitale su un più ampio bacino di talenti, in modo tale da produrre un impatto socio-economico più positivo.

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