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Investire nella digitalizzazione del Paese per aumentarne la produttività e la crescita economica

N. Novembre 2020
        

a cura di Carmen Camarca 
Analyst, The Innovation Group 

 

Nella sua consueta attività di analisi sull’andamento del mercato digitale, The Innovation Group ha rilevato come la relazione tra il PIL e il mercato digitale, salvo rare eccezioni, sia sempre stata di carattere ciclico, tale per cui i tassi di crescita del mercato digitale tendono ad aumentare al crescere del PIL e a diminuire quando questo flette. Quest’anno, pur rilevando una decrescita per le due variabili considerate, è possibile osservare un trend differente che indurrebbe a riflettere sulla possibilità che il digitale possa effettivamente svolgere un ruolo anticiclico rispetto al PIL. Secondo, infatti, le ultime previsioni di The Innovation Group, a fronte di una flessione del PIL compresa tra il -13% e il -8,3%, il mercato digitale dovrebbe limitare le proprie perdite al -2,5% (nello scenario positivo) o al -4% (nello scenario negativo).

 

Fonte: TIG, 2020

 

Tali trend sono stati discussi lo scorso 20 ottobre nell’ambito del Digital Italy Web Summit 2020 durante la sessione plenaria “Lo scenario del mercato digitale nell’anno della Pandemia”, in cui si è cercato di comprendere se la forte attenzione dedicata al digitale in questo periodo sia il risultato di una reazione all’emergenza oppure rappresenti una tendenza strutturale dell’ economia italiana, facendo della pandemia la “killer application” da tempo attesa nel mercato per far decollare il digitale.

Nel suo intervento introduttivo alla sessione, e volto a rappresentare lo scenario macroeconomico, Gregorio De Felice, Chief Economist, Intesa Sanpaolo, ha confermato la performance positiva del mercato ICT e digitale, considerato uno degli ambiti meno colpiti dall’impatto della pandemia, a differenza di settori quali il turismo, la cultura e i trasporti. Inoltre, la digitalizzazione, la tecnologia e il tracking, oltre alla maggiore preparazione dei governi e della popolazione, riusciranno ad evitare un nuovo lockdown produttivo e generalizzato che potrebbe causare conseguenze ben più drammatiche di quelle rilevate in seguito all’applicazione delle prime misure restrittive.

Dagli studi di Intesa Sanpaolo emerge, altresì, una forte crescita, nel terzo trimestre del 2020, della produzione industriale, per cui si può parlare di una ripresa a V: si consideri che il settore manifatturiero, lo scorso agosto, ha raggiunto i livelli pre-Covid, registrando, nel terzo trimestre dell’anno, un aumento del 30% sul precedente e confermando la resilienza del sistema produttivo italiano nonché la sua forte capacità di ripresa nonostante il blocco dello scorso marzo. Come mostra il grafico seguente, l’industria manifatturiera italiana si presenta, in ambito europeo, come quella con il più alto tasso di crescita nel periodo post lockdown.

 

 

A fronte della ripresa dell’industria manifatturiera vanno, tuttavia, rilevati i forti impatti che il lockdown ha avuto sul segmento dei servizi per cui, fatta eccezione per alcuni settori (quale appunto quello ICT e digitale), si rileva una grave recessione.

 

 

In tale contesto, Intesa Sanpaolo prevede, per quest’anno, una decrescita del PIL pari al 9,5% con un rimbalzo del 6,5% per l’anno prossimo, con, tuttavia, dei forti rischi a ribasso. In uno scenario favorevole, il biennio 2020-2021 si concluderà con una perdita del PIL pari al 3,6%, un gap che l’Italia, con i suoi storici ritmi di crescita (pari a circa lo 0,6% annuo), recupererà intorno al 2026/27. Un simile scenario, rende ancora più necessario realizzare riforme strutturali e interpretare al meglio i nuovi mega trend dell’ambiente e del digitale per permettere un forte incremento della produttività di tutto il sistema Paese.

Quali, dunque, le politiche industriali più efficaci da promuovere? A parlarne è stato Marco Gay, Presidente, Anitec-Assinform e Confindustria Piemonte, secondo cui i principali ambiti di intervento sono sette, quattro relativi al lato della domanda e tre dell’offerta.

Con riferimento alla domanda, il focus deve essere su:

  • Imprese e cittadini, concentrandosi sul rafforzamento dei fondi (crediti di imposta, ammortamento, voucher) che incentivano la domanda di tecnologie abilitanti (AI, analytics, cloud).
  • Amministrazioni Pubbliche e infrastrutture, con un’attenzione particolare alla digitalizzazione dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione.
  • Scuola, dotando gli edifici scolastici di un’infrastruttura digitale e promuovendo investimenti significativi nell’ambito della didattica a distanza.
  • Sanità, potenziando, soprattutto in questo periodo, le attività di contact tracing e l’interoperabilità tra le diverse strutture.

 

Per quanto riguarda l’offerta, invece, gli ambiti sono:

  • R&S. Allo stato attuale, in Italia l’86% degli investimenti in ricerca e innovazione è supportato dalle imprese private, a fronte di un solo 14% di finanziamenti pubblici. Ciò comporta la necessità di incrementare l’impegno pubblico, soprattutto tramite l’assunzione di ricercatori ed esperti.
  • Startup innovative, che rappresentano un trasformatore naturale di innovazione. In Italia, sebbene si rilevi una crescita del fenomeno si avverte ancora la necessità di supportarne lo sviluppo con specifici piani esecutivi.
  • Competenze ICT. Investire su questo asset consente al Paese di trasformarsi su tre ambiti: qualificazione professionale (gli studenti devono possedere competenze ICT a prescindere dal proprio percorso di studi), riqualificazione professionale (la trasformazione tecnologica ha bisogno di dotarsi di nuove competenze anche da parte di chi già possiede un lavoro), l’accrescimento e il continuo rinnovamento delle competenze (la tecnologia cambia e bisogna seguirne l’evoluzione).

Il Paese necessita che tali riforme vengano realizzate quanto prima e il periodo storico che si sta vivendo con l’arrivo delle numerose risorse previste dal Recovery Fund rappresentano una condizione favorevole perché ciò accada, ma il policy maker sarà in grado di applicare le misure necessarie per assicurare che il sistema economico e produttivo del Paese possa beneficiare del fondamentale ruolo che il digitale può svolgere per esso?

 

 

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