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Innovazione Digitale: come affrontare le nuove sfide

N. Settembre 2021
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

Questo mese abbiamo fatto colazione con…
Stefano Brandinali, Chief Digital Officer, Gruppo Prysmian

Quali sono le iniziative strategiche che le aziende italiane stanno sviluppando in tema di Innovazione Digitale? Quali gli obiettivi da porsi e come organizzarsi in modo ottimale per esplorare nuovi campi di applicazione? Infine, quale può essere il ruolo delle società IT, nel supportare questi cammini di trasformazione in chiave digitale? In questa intervista con Stefano Brandinali, Chief Digital Officer di Gruppo Prysmian, è affrontato il tema sempre più rilevante di come impostare un corretto percorso e aiutare l’impresa a cogliere opportunità sempre nuove.

 
Qual è la vostra visione sull’Innovazione Digitale?

A partire dal 2018, abbiamo creato una funzione dedicata alle progettualità digitali innovative, che conta oggi circa 15 persone e investimenti intorno a un milione di euro all’anno. Si tratta di un team che, se confrontato con le 300 persone dell’IT tradizionale, appare molto contenuto. In realtà in quest’area abbiamo importanti obiettivi strategici: ad esempio, puntiamo ad aiutare la società, che è un’industria manifatturiera che produce cavi, quindi prodotti fisici, a diventare un Solution Provider. Questo comporta affrontare aspetti di Servitization, ossia, far passare l’azienda dalla semplice fornitura di un prodotto, all’erogazione di soluzioni comprensive di nuovi servizi, che risolvano i diversi problemi dei clienti.

Poi, secondo obiettivo, cerchiamo di sfruttare il più possibile il capitale dei dati. Essendo un’azienda ad elevato contenuto tecnologico, con 106 stabilimenti, 12 miliardi di fatturato e 30mila dipendenti, disponiamo già di un buon livello di automazione industriale e conseguentemente di moltissimi dati “grezzi” che arrivano dal campo. Ora questi dati andranno raffinati, valorizzati e governati: bisogna individuare le correlazioni nascoste e rispondere ai vari bisogni del business, ad es. di efficientamento operativo.

Terzo obiettivo, ci siamo posti il tema di promuovere una nuova Leadership digitale. Per cambiare posizionamento strategico (e diventare un Solution Provider) serve infatti lavorare sul mindset dei futuri leader. Noi, all’interno del team di Innovazione Digitale, abbiamo una persona dedicata alla diffusione di una nuova cultura digitale interna.
 
Quali sono gli ambiti dell’Innovazione Digitale in cui siete oggi presenti?

Parlando di aree di applicazione, il primo tema è realizzare prodotti digitali partendo da quelli fisici, ossia dai cavi prodotti dal Gruppo. Il nostro compito è quello di aggiungere on top al prodotto fisico una soluzione software, con la quale gestire i dati. In questo modo, forniamo al cliente una soluzione completa di valore aggiunto informativo, di contenuto. Abbiamo poi, come secondo campo di applicazione, quello della Smart Factory. Qui di nuovo emerge il tema del dato, ossia come strutturare una fabbrica “intelligente”, come sfruttare il digital twin, le copie digitali dei processi fisici.

Terzo punto, abbiamo coniato un termine, “Digital Plancton”, per tutto quanto può aiutare a realizzare in azienda un “Digitale che nutre, è ovunque, ma non si vede”. In questo caso, l’obiettivo è realizzare soluzioni il più possibili trasparenti e semplici da utilizzare. Un esempio per tutti, l’assistente virtuale, che governa processi, automatizza una serie di procedure, si interfaccia in modo semplice con l’utente ed è ready-to-use … rendendo superfluo il manuale di istruzioni. Una sorta di Alexa che in sala riunione risolve ogni problema: dal collegamento, alla ricerca del collega, alla chiamata, alla regolazione di luci e tapparelle. Tutto dovrà avvenire in modo naturale, semplice e veloce.

Nell’ultimo anno le aziende hanno lavorato molto alla remotizzazione dei posti di lavoro, ma ora l’approccio è quello di riportare parzialmente le persone in azienda e governare i nuovi “ambienti ibridi” in modo più efficace … È anche questo un tema su cui stiamo lavorando molto. Ci chiediamo: cosa servirebbe oggi per l’ufficio ibrido del futuro? Come potremmo lavorare meglio, visto che stare solo a casa è alienante?

Al momento non siamo pronti, abbiamo imparato a ottimizzare la gestione di tutte le persone contemporaneamente da remoto, ma tra pochi mesi avremo situazioni molto differenziate e miste, con ambienti sia di ufficio sia casalinghi. Questo mondo ibrido non è ancora pronto, è ancora da costruire: di fatto, la sfida è inventare ex novo le nuove modalità. Noi le stiamo studiando, coinvolgendo anche esperti di neuroscienze per capire cosa potrebbe essere più utile in futuro. Un altro tema che ci vede impegnati è quello dell’etica digitale, dello sviluppo di un codice etico per le tecnologie digitali. Ad esempio, per garantire che le soluzioni digitali non siano utilizzate per tagliare posti di lavoro, o che gli algoritmi AI, che il nostro team sta sviluppando, siano rappresentativi delle diverse facce del genere umano, allo scopo di evitare la diffusione di pregiudizi inconsapevoli.
 
Come opera il vostro team dedicato ai temi dell’Innovazione Digitale?

Avendo scelto un approccio bimodale, all’area IT tradizionale è rimasta tutta la progettualità e l’operatività ordinaria, basata su piattaforme e soluzioni consolidate, mentre la funzione di Innovazione Digitale ha lo scopo di promuovere un’innovazione non solo IT. Opera con metodologie Agile, fasi di pilot e prototyping, occupandosi di aspetti dall’esplorazione all’MVP (minimum value product). L’eventuale scalabilità delle soluzioni che danno risultati promettenti viene poi svolta in vari modi: affidata all’IT, terziarizzata, o tramite startup create ad hoc. La funzione di Digital Innovation punta a sviluppare prodotti che ancora non ci sono, si concentra sulle cosiddette “next practice”, a differenza dell’IT tradizionale che persegue invece le “best practice”.
 
In tutto questo, come vede evolvere il compito delle società terze, dei System integrator che tipicamente svolgono un ruolo importante in molte aziende italiane?

Noi tendenzialmente cerchiamo di utilizzarli il meno possibile, perché possono avere un’ottima offerta generica, non differenziante. Meglio andare alla ricerca di “boutique di qualità” – con cui hai la possibilità di lavorare su temi esclusivi, oltre ad accedere a competenze verticali specializzate.

Il tema è che la vera differenza la fa la passione: nei collaboratori esterni (così come nella squadra interna) cerco motivazione ed entusiasmo, l’adesione a un sogno. Non mi interessa quanto tempo mi dedica un consulente, potrebbe stare tanto oppure poco: l’importante è che risponda al mio bisogno e, soprattutto, che si senta parte del progetto, che sia perfettamente integrato con i team interni.

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