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I percorsi tecnologici che creano opportunità di business al canale

N. Luglio 2021
        

a cura di Loris Frezzato 
Channel Area Manager, The Innovation Group 

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Dall’ICT Business Ecosystem Summit, le indicazioni di vendor e distributori sui temi tecnologici su cui investire oggi. Per essere d’aiuto ai clienti a preparare un new normal competitivo e digitale.

Se è vero che questo ultimo anno ha avuto l’effetto di una drammatica accelerazione della digitalizzazione delle aziende, facendogli compiere sia dal punto di vista tecnologico, sia culturale, un passo avanti di almeno 3 o 4 anni, come dicono molti analisti, possiamo dire che oggi stiamo guardando a un panorama futuristico rispetto a quando tutto questo è iniziato.

Eravamo agli inizi 2020 e oggi non siamo nel 2021, ma in quello che potrebbe essere il 2024 almeno.

E quello che vediamo (o che avremmo potuto vedere con la sfera di cristallo) è un mondo, ma soprattutto un Paese, che ha fatto pace con la tecnologia, riconoscendole il ruolo di aver consentito una continuità di business altrimenti impossibile da garantire.

Un panorama dove il ruolo del cloud è ormai indiscutibile, dove si è inteso quanto fosse importante gestire e tutelare i propri dati, vero patrimonio delle aziende, per un accesso costante e sicuro anche da remoto, ovunque esso sia; di quanto il mercato stia rivedendo sempre di più la logica di possesso o di fruizione delle tecnologie, spostandosi verso i servizi e di quanto rispondere a tutte queste richieste, complesse e articolate, ci sia sempre più bisogno di lavorare in un’ottica di ecosistema. 

Lo si è ripetuto più volte durante l’intera giornata dell’ICTBusiness Ecosystem Summit 2021, organizzata da The Innovation Group per il mondo del canale ICT.

Ma la digitalizzazione, l’accelerazione verso un utilizzo più massivo delle tecnologie e la decisione di farle entrare nei processi di sviluppo futuro delle aziende e non solo nella gestione delle emergenze, ha tante, diverse, declinazioni. Tante sono, infatti, le tecnologie che concorrono alla trasformazione digitale del mercato, e ognuna di queste ha altre infinite interpretazioni sulla base delle diverse esigenze dei clienti.

Il cloud, dicevamo, l’ha ovviamente fatta da padrone, rappresentando di fatto l’architettura portante della maggior parte dei progetti attuati nel 2020 o programmati da quest’anno in poi. Ma che dire della sicurezza, dalla quale nessun progetto IT può ormai prescindere, o il ruolo fondamentale dei device, dei pc, che hanno rappresentato la chiave per aprire la porta verso l’esterno anche nel momento di lockdown più stretto.

Tecnologie illustrate dai vendor e distributori che sono intervenuti all’Ecosystem Summit a cui i rivenditori di canale hanno potuto accedere grazie al supporto e ai servizi dei distributori, pronti a mantenere gli equilibri di fornitura e di aiuto in termini di competenze, finanziamenti, comunicazione. Tecnologie che rappresentano un substrato su cui sviluppare il business e il mercato della ripresa.

Un ponte tra applicativi e infrastrutture

“Sono principalmente due gli aspetti che, dal punto di vista del mercato, sono emersi in questi ultimi due anni segnati dalla pandemia – ha esordito Roberto Schiavone, Alliance & Channels Country Director, VMware Italia -. Innanzitutto, il fatto che nel giro di pochissimo tempo i fornitori ICT si sono trovati a essere fondamentali per il funzionamento dell’intero Paese e a essere maggiormente responsabilizzati. Anche se non tutti sono riusciti a gestire tempi così rapidi di cambiamento, evidenziando la necessità di seguire modelli più veloci e nuovi rispetto al passato, in cloud, con servizi e subscription”.

Il canale, insomma, si è trovato a fare fronte a esigenze che in poco tempo sono passate dalla risoluzione delle emergenze a una fase di pianificazione, con aziende consapevoli che stanno facendo delle scelte che saranno importanti per il loro futuro. “In questo contesto VMware

si sta accreditando sempre più come attore primario nell’ambito applicativo, impegnandosi sia nella modernizzazione delle applicazioni sia su quelle cloud native, integrando, di fatto, il mondo applicativo con quello delle piattaforme, dando la possibilità con il multicloud di muoversi da una piattaforma all’altra”.

I servizi della distribuzione

Ruoli diversi, invece, sono quelli richiesti oggi ai distributori, come il caso di Computer Gross, il quale si pone l’obiettivo di rappresentare un vero e proprio hub di valore, di competenze evolute, che funga da link tra i vendor che rappresenta e gli operatori del canale.

Oggi, infatti, il distributore e i suoi partner hanno la responsabilità di portare sul mercato soluzioni che siano in grado di sostenere l’attuale momento di accelerazione digitale, seguendo una domanda che si sta drasticamente trasformando. “Per questo dobbiamo lavorare a strettissimo contatto con i vendor che rappresentiamo, per molti dei quali organizziamo dei gruppi di lavoro che sono delle vere e proprie divisioni, in grado di studiare insieme quali sono le migliori soluzioni in grado di rispondere alle esigenze del cliente” spiega Gianluca Guasti, Value Business and Marketing director di Computer Gross, che continua: “Ma oltre alle divisioni verticali, abbiamo organizzato una serie di attività trasversali su tutta la struttura di Computer Gross. Tra queste, Ideapoint si occupa di marketing e di supporto per la lead generation a disposizione dei brand che distribuiamo e dei nostri clienti system integrator, mentre Edu Labs si occupa di formazione di dare il supporto necessario per la preparazione alla certificazione. Altro punto che riteniamo importante è la nostra presenza capillare sul territorio, con i punti di vendita B2B Store, mentre i servizi professionali vengono erogati attraverso Star Service, e il supporto finanziario viene garantito dalla nostra organizzazione ITF, Information Technology Finance”.

Diversi modi per andare in cloud

Se il Covid-19 ha imposto cambiamenti nel nostro modo di vivere, le aziende sono state portate a fare una riflessione sui nuovi modi di lavorare, cercando di dare risposte che puntano principalmente a due obiettivi: uno a breve termine, di fornire strumenti a supporto del lavoro flessibile e sicuro, l’altro orizzonte, di più ampio respiro, è invece volto alla digitalizzazione e all’abilitazione tecnologica, alla migrazione in cloud o all’adozione agile di tutta l’azienda.

Google identifica, in questi percorsi, tre fasi distinte: “Una è quella “Start in the Cloud”, tipica delle aziende cloud native, tipicamente startup – osserva Daryoush Goljahani, head of channel Italy, Google -. La seconda fase è la “Move in the cloud”, che ha interessato aziende di grandi dimensioni che hanno spostato le proprie infrastrutture o parte di esse in cloud. Un lift and shift che non è certo indice di trasformazione. E poi, la fase della trasformazione dell’intera azienda tramite il cloud, verso un nuovo paradigma che coinvolga dalla singola persona all’intero team.

È proprio in questi ambiti che trova spazio l’attività dei nostri partner, i quali devono fornire ai clienti il giusto supporto per la singola esigenza di trasformazione digitale. Una trasformazione che si fonda certamente sul fattore abilitante delle tecnologie, ma soprattutto sulla capacità di supportare il cliente nella sua evoluzione culturale verso il digitale”.

I device si adattano a nuove interpretazioni

Il termine che ha caratterizzato questi ultimi due anni, possiamo certamente dire che è “smart working”. La possibilità di gestire il proprio lavoro da remoto ha però reso indispensabile dotarsi di strumenti adeguati. Pc in primis, ma non solo, che portassero funzionalità da ufficio anche all’interno delle mura domestiche. “Lenovo ha proposto prodotti come l’X1 Nano o l’X1 Fold, pc piegabili corredabili di un intero ecosistema di accessori che completano l’offerta sia in ambito ufficio, sia in quello domestico – ha dichiarato Andrea Thomas Cecchi, SMB channel manager Lenovo Italia -. Ma i prodotti che gli utenti hanno a disposizione per poter svolgere le proprie attività da remoto non riguardano, dicevamo, solamente l’offerta pc, ma si estende anche ad altro, come i monitor per Smart Dock, in grado di sostituire la docking station ad uso ufficio, o soluzioni che integrano 5G e WiFi di ultima generazione, dal 6 al 6E e, aspetto fondamentale, garantendo piena sicurezza e privacy grazie a soluzioni di privacy filter integrato o di thin shield che permettono di avere dei gradi di maggior sicurezza nel prodotto stesso, oppure integrando soluzioni di terze parti per la protezione dei prodotti Lenovo”.

Cloud, device e Ucc. Le tecnologie salvano dall’emergenza

Internet e il cloud si sono rivelati, potenzialmente e concretamente, una via d’uscita alle emergenze. Pensiamo cosa sarebbe stato della nostra economia, della nostra vita sociale, senza il cloud durante la pandemia, coprendo l’emergenza ma attivando anche una forte accelerazione alla digitalizzazione dell’intero Paese. Con effetti benefici su tutti i comparti. “A cominciare da quello del personal computing, con la pandemia che ci ha fatto passare da un pc a famiglia a uno per ogni componente famigliare, con una relativa esplosione dei volumi di questo settore – commenta Luca Casini, country manager business Italy di Esprinet -, stimolando, tra l’altro, una scelta verso modelli più “carrozzati”, proprio per il fatto che le prestazioni richieste al pc di casa sono maggiori rispetto al passato. Altro ambito del quale abbiamo osservato un forte fermento è poi stato quello della collaboration, e ovviamente gli strumenti di UCC sono stati al centro dell’attenzione, piattaforme che hanno fortemente contribuito a garantire la business continuity e la “relationship continuity”. Sopra tutto ciò, il cloud ha assunto un’importanza rilevante, anch’esso esploso sia dal punto di vista infrastrutturale sia per quanto riguarda l’as a service”.

La protezione diventa complessa, e i partner imparano a gestirla

Trasversale a tutti gli ambiti dell’IT, da cui nessuno può prescindere, è la sicurezza, anch’essa protagonista, nel bene e nel male, della tempesta determinata dalla pandemia e dalla maggiore esposizione degli strumenti e infrastrutture durante i periodi di smart working forzato. Un tema su cui Kaspersky ha maturato una forte esperienza e che oggi affronta con il modello Optimum Security Framework, che agisce sulle capacità di detection “dove gli attacchi classici che venivano intercettati dagli end point, vengono tradotti in minacce elusive – spiega Maura Frusone, head of channel di Kaspersky Italia -, per il fatto che sono difficili da identificare proprio perché pensate per eludere i sistemi tradizionali e come tali possono creare più danni, potendo agire indisturbati più tempo all’interno dell’infrastruttura. C’è poi il fatto che all’interno delle aziende non sempre esistono le competenze adatte a gestire situazioni di questo tipo, ed è quindi necessario intervenire con strumenti automatizzati di detection evoluta e di risposta. Tecnologie che compiono una detection avanzata che sfrutta elementi di AI, sendboxing ed elementi di threath intelligence, con un monitoraggio costante delle cause attraverso strumenti automatici e anche attraverso la security awareness. Nuovi strumenti per i nostri partner quindi che possono affrontare le esigenze dei clienti con strumenti automatizzati e aiutarli a gestire le complessità della protezione”. 

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