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I percorsi della Trasformazione Digitale e del Cloud

N. Aprile 2021
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

 

Questo mese abbiamo fatto colazione con…
Giovanni Martinengo, Head of Information & Communication Technology, ERG

L’evoluzione rapida del Business richiede di essere accompagnata da un cambio a livello di architetture ICT che sposi i concetti di innovazione, time-to-market, flessibilità e scalabilità. Si tratta di un cambiamento che va però guidato, avendo massima attenzione ai temi della Resilienza e della gestione del rischio complessivo. Un approccio graduale al cambiamento è spesso quello più efficace. Parliamo di questi temi con Giovanni Martinengo, Head of Information & Communication Technology di ERG, Gruppo che da alcuni anni ha messo al primo posto l’innovazione del business e la trasformazione organizzativa e infrastrutturale.


 

Come sono cambiati negli ultimi anni i vostri bisogni con riferimento alle infrastrutture ICT?

ERG ha fatto un percorso di clamorosa trasformazione industriale diventando, dopo una storia vissuta nel settore petrolifero, un produttore di energia elettrica prevalentemente da fonti rinnovabili: eolica (il Gruppo è il primo operatore in Italia e tra i principali in Europa), solare, idroelettrica e termoelettrica cogenerativa ad alto rendimento e basso impatto ambientale. Il cambiamento ha introdotto una complessità tecnologica del tutto nuova, con esigenze diverse dal passato dal punto di vista della connettività e della gestione da remoto degli impianti.

Con riferimento al mondo IT, questo percorso è stato di grande cambiamento: siamo passati dall’avere datacenter di proprietà dotati di un’organizzazione in grado di gestire tutto end-to-end, a un outsourcing (oggi) e per il futuro guardiamo sempre di più a soluzioni “ibride” con un mix di cloud privato e pubblico.

Oggi, considerando la trasformazione del business verso le energie rinnovabili, al di là degli aspetti dettati dalla strategia di vendita (mercato elettrico piuttosto che PPA ecc.) le sfide sono quelle dell’IoT, dell’AI, del 5G e della Predictive maintenance. Dal punto di vista delle infrastrutture abilitanti, ci servirebbero migliori soluzioni per poter raggiungere tutti gli impianti con una capacità di connessione adeguata a rispondere alle nuove esigenze in termini di monitoraggio e gestione di un parco impianti che, in particolare per quanto riguarda eolico e solare, è estremamente distribuito e frammentato. Quindi, per quanto riguarda lo stack tecnologico, il tema della connettività in campo è prioritario.

Quali sono le priorità che guidano l’evoluzione – da qui ai prossimi anni – delle vostre infrastrutture?

Sicuramente per noi gli aspetti prioritari sono le garanzie di sicurezza e resilienza a supporto della Business Continuity, senza dimenticare l’attenzione alla sostenibilità dei costi nel tempo (puntiamo di fatto ad un minore TCO nel lungo termine, perché ci aspettiamo che alcune componenti dello stack tecnologico siano sempre più commodity con prezzi decrescenti, oltre che per effetto delle sinergie di scala) e la possibilità di scalare per esigenze future e nuovi progetti. A tutto questo si accompagna una attenta gestione dei rischi, cui dedichiamo specifiche risorse e processi con l’obiettivo di guidare non solo l’evoluzione delle infrastrutture, ma di tutte le componenti della nostra architettura tecnologica e, soprattutto, il comportamento delle persone.

Quali sono le motivazioni per cui, tra la scelta del datacenter proprietario e quella di una colocation in datacenter esterno, avete optato per la seconda?

Oggi abbiamo datacenter minori per il mondo della gestione degli impianti, che richiede obbligatoriamente una logica di prossimità a garanzia dei livelli di servizio. Serve infatti poter garantire minima latenza a livello di centrali e altri impianti: non possiamo rischiare nessun downtime per questi ambienti, tanto per gli economics in gioco quanto, e per certi aspetti anche di più, per la sicurezza degli impianti, delle persone che li gestiscono e dei territori in cui sono collocati. Per quanto riguarda invece le altre soluzioni, una decina d’anni fa in parallelo con la business transformation abbiamo optato per un private cloud nel datacenter di un outsourcer  mentre in anni più recenti abbiamo adottato una strategia sempre più spinta di migrazione verso il public cloud. È stato un percorso di graduale esternalizzazione di attività non core business, con la focalizzazione di una struttura organizzativa molto snella sugli aspetti per noi più strategici e ad alto valore aggiunto. Nella stessa linea strategica si pone la realizzazione di una SD-Wan per tutto il Gruppo ERG, che tra i tanti benefici sarà un tassello fondamentale per la realizzazione di un assetto multi-cloud ibrido.

Con quale logica vi muovete verso il cloud?

Detto che il cloud è ormai il nostro ambito, avendo ben compreso quante opportunità offre in generale questo modello, la nostra logica di bilanciamento tra cloud privato e cloud pubblico è stata e sarà, in linea di massima, quella di un opportunismo incrementale. Abbiamo oggi molto chiaro il fatto che spostarci velocemente tra i due ambiti può presentare delle opportunità ma vediamo anche il rischio che si possano creare delle carenze a livello di governance e nei processi di gestione. Per questo abbiamo scelto un percorso di cambiamento progressivo, con investimenti cresciuti regolarmente negli ultimi cinque anni sul cloud pubblico ma senza aver fatto una scelta di campo aprioristica e, soprattutto, con la consapevolezza di non poter gestire un big-bang. Questo approccio è generale e se da un lato il tema della facilità tecnologica può spingere molto nella direzione del cloud pubblico, dall’altra non possiamo prescindere dal dover garantire la gestione, la soddisfazione dei requisiti funzionali e, come accennato in precedenza, la sostenibilità economica: nel nostro caso, abbiamo già migrato molti ambienti di test e sviluppo applicativo, ma per gli ambienti di esercizio e per tutti i nuovi progetti la scelta tra private o public cloud avviene sempre sulla base del singolo business case tecnico ed economico.

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