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I cloud data center puntano a ridurre l’impronta ecologica

 

La sfida Green nel mondo dei data center prevede il passaggio a energie rinnovabili, a uno sviluppo sostenibile e a metodi per il risparmio energetico. I data center sono responsabili, infatti, del 2% delle emissioni globali di CO2 (come l’industria dei trasporti aerei), una quota che potrebbe però arrivare al 3,2% nel 2025, al 14% nel 2040, considerando la continua crescita del mercato dei servizi cloud. Come riporta anche un articolo apparso su Global Energy Interconnection (GEI), pubblicazione scientifica legata all’Università di Hong Kong, a livello globale, i data center diventeranno, da qui al 2025, i maggiori utenti del consumo energetico, con un rapporto che raggiungerà i 4,5% dei consumi mondiali.

Da un lato abbiamo un problema di costi: il consumo complessivo di energia di un data center di dimensioni standard si scompone in quello dei suoi sistemi di raffreddamento, con il 37% dei consumi; un 50% di energia consumata da server, apparecchiature di archiviazione e apparecchiature di rete; un 10% del sistema di distribuzione; un 3% del sistema di illuminazione. Dall’altro lato, ai consumi energetici corrispondono altrettante quantità di anidride carbonica, emissioni che avvengono oltre tutto a temperature elevatissime, perché il funzionamento dei data center è sempre più intensivo e, anche con sistemi di raffreddamento sostenibili, va a impattare sul cambiamento climatico.

La questione di una green IT è quindi oggi più che mai centrale: la spinta verso rinnovabili ed efficienza energetica potrebbe però accelerare, considerando anche la continua crescita del costo dell’energia che stiamo osservando. Oggi non è più soltanto una questione di responsabilità sociale: le aziende si chiedono come convertire le proprie infrastrutture IT in ottica green, per ridurre i costi e la dipendenza da forniture elettriche, per documentare e certificare le proprie emissioni. Come risulta anche dalla “Digital Business Transformation Survey 2022” di TIG, i benefici di una svolta verso la sostenibilità ambientale sono molteplici:

  • Migliorare la Brand reputation e la fiducia dei clienti
  • Innovare/differenziarsi
  • Adeguarsi alle norme e agli standard di settore
  • Instaurare migliori rapporti con investitori e stakeholder
  • Aprirsi a nuovi mercati e nuove opportunità.

L’impegno degli attori dell’industria IT sul fronte della sostenibilità ambientale sarà in grande crescita nei prossimi anni: di recente, ad esempio, TIM ha annunciato di avere azzerato le emissioni di CO2 generate nel 2021 dai suoi siti web commerciali e istituzionali. Anche il web, infatti, genera emissioni nocive: sono dovute al consumo energetico dei server che ospitano sia i siti sia gli altri servizi per farli funzionare. TIM ha calcolato di aver neutralizzato, in totale, 900 tonnellate di gas serra, una Carbon Neutrality certificata dalla Green label “CO2 emission zero website” (ossia, per valutare le emissioni è stata utilizzata la metodologia CO2web messa a punto da Rete Clima che ha basato il calcolo sul consumo energetico dei server). Questo risultato si inserisce nella strategia di sostenibilità del Gruppo TIM che ha l’obiettivo di raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2030.

Nella stessa direzione (zero emissioni entro il 2030) si stanno muovendo i firmatari del “Climate Neutral Data Center Pact (CNDCP)”, accordo del gennaio 2021 che rientra nel Green Deal europeo e conta tra i partecipanti società come Amazon Web Services (Aws), Google, Aruba, DATA4, Ovhcloud, insieme a molti altri e ad associazioni come Cispe – Cloud Infrastructure Services Providers in Europe ed Educa – European Data Centre Association. A giugno 2021 gli associati al Patto per i data center “climate neutral” rappresentavano già il 90% dell’industria europea dei servizi cloud.

Kate Brandt, Chief Sustainability Officer di Google, ha presentato di recente il percorso della big company Usa, spiegando quali sono le azioni per avere data center sostenibili, alimentati da energia carbon neutral e water positive. “Negli ultimi cinque anni in Google abbiamo visto un aumento di quasi 5 volte nelle ricerche online di beni sostenibili” ha detto tra l’altro Brandt.

Quali i risultati ottenuti ad oggi da Google nel suo percorso green?

  • Dal punto di vista dell’utilizzo di energia carbon-free, Google ha raggiunto nel 2020 il 67% di energia carbon-free (generata con fonti rinnovabili) su base oraria in tutti i suoi data center, rispetto al 61% del 2019.
  • Incrementi dal punto di vista dell’efficienza energetica hanno portato i data center a fornire, rispetto a cinque anni fa, una potenza di calcolo più alta di circa 6 volte utilizzando la stessa quantità di energia elettrica.
  • Con riferimento al riciclo (energia circolare) nel 2020, il tasso globale di deviazione in discarica per le operazioni dei data center era per Google dell’81%.
  • Per quanto riguarda invece il consumo di acqua, l’obiettivo del cloud provider è di diventare “water positive” entro il 2030. Ossia, sarà “restituito” il 120% dell’acqua consumata, in media, in uffici e data center con lo scopo di ripristinare e migliorare la qualità dell’acqua e la salute degli ecosistemi in cui la società opera.
  • Anche l’intelligenza artificiale ha molte applicazioni nell’incrementare l’efficienza energetica: il machine learning ad esempio ha permesso di ridurre del 30% l’energia usata per il raffreddamento dei data center di Google.
  • Infine, la società ha scelto di aiutare i suoi clienti a misurare la sostenibilità dei servizi cloud utilizzati, con 2 strumenti: “Google Cloud Region Picker” aiuta i clienti a scegliere una Google Cloud Region considerando parametri chiave tra cui il carbon footprint. “Carbon Footprint”, invece, riporta le emissioni di carbonio associate all’utilizzo della Google Cloud Platform di ogni cliente.

La questione relativa alla realizzazione di infrastrutture di data center sempre più sostenibili si è fatta quindi urgente: in attesa della Giornata Mondiale della Terra del 2022 (sarà il prossimo 22 aprile), aspettiamoci quindi un più diffuso coinvolgimento di tutti gli operatori su questo fronte, un impegno concreto da parte dei grandi attori del cloud computing, e in generale una maggiore sensibilità da parte di tutti sulla necessità di adottare politiche per un’IT più green, più attenta alla riduzione della propria impronta ecologica.

 

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