28.05.2025

Guardare oltre il Risiko delle banche

L'Editoriale di

 

Tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025, il settore bancario è stato sconvolto da uno tsunami che non si vedeva da diversi anni, con una  progressione di annunci di operazioni di acquisizioni e fusioni tra alcune delle principali banche, sia italiane che straniere.  

Banco-BPM lancia un’offerta pubblica di acquisto della società di gestione del risparmio Anima, già andata a buon fine.

Unicredit acquisisce una quota importante di Commerzbank e vuole salire nella proprietà della banca tedesca fino ad averne il pieno controllo.

UniCredit & Banco BPM – Una potenziale fusione che potrebbe creare un colosso bancario, unendo la portata europea di UniCredit con la forza domestica di Banco BPM.

MPS & Mediobanca – Una mossa sorprendente ma strategica, in cui la ristrutturazione di MPS potrebbe beneficiare dell’esperienza di Mediobanca nella gestione patrimoniale e nella consulenza corporate.

Banca-Ifis lancia una Ops per Illimity per trovare sinergie e crescere anche con allargamento anche al mercato retail.

BPER & Popolare di Sondrio – Un’operazione che riflette l’andamento continuo di consolidamento nel settore bancario italiano, finalizzata a migliorare sinergie ed efficienza operativa.

Mediobanca infine lancia una Ops su Banca Generali con l’obiettivo di creare un altro campione nel risparmio gestito, ma anche come elemento di complicazione verso l’Opa da parte di MPS.

Il risiko avviato è reso possibile dalla liquidità disponibile di molte banche, dall’alto valore delle quotazioni, ma anche dalla necessità di attrezzarsi dimensionalmente per essere più forti in un mercato ormai non solo italiano ma europeo, che vedrà maggiore concorrenza e una politica economica e commerciale più aggressiva da parte della nuova amministrazione americana. 

Secondo il Global Banking Annual Review di McKinsey, le banche a livello globale hanno dimostrato una forte redditività e liquidità, con un ROTE globale dell’11,7%.  Le banche italiane hanno registrato un utile netto aggregato di 23,7 miliardi di euro nel 2024, a conferma della loro resilienza. Anche i risultati annunciati per il primo trimestre 2025 confermano il trend. Tuttavia, gli utili del quarto trimestre sono diminuiti del 31% su base annua (YoY), riflettendo minori ricavi da interessi e maggiori accantonamenti per perdite su crediti. 

Senza voler esaminare il merito di ciascuna operazione – ci penserà, si spera, poi solo  il mercato a farlo – oltre alla crescita dimensionale rimane fondamentale il modello industriale da perseguire per adattarsi a un’industria finanziaria in rapida evoluzione, principalmente per diversi fattori strategici: 

  • Evoluzione del comportamento dei clienti I clienti bancari richiedono servizi digitali più avanzati ed esperienze di alto livello. Il tradizionale modello di retail banking universale non è più sostenibile sul lungo periodo: le banche devono reinventarsi, concentrandosi sulle aree in cui possono eccellere ed espandere la leadership di mercato nell’era digitale. 
  • Pressione sui tassi di interesse previsti in calo – Con i tassi previsti in calo nel 2025, la dipendenza dal margine di interesse deve diminuire. Tuttavia, solo il 20% delle banche europee genera oltre il 50% dei propri ricavi da fonti diverse dagli interessi. I ricavi da commissioni, la gestione patrimoniale e le soluzioni di finanza integrata (embedded finance) saranno cruciali. 
  • Omnicanalità e relazione personalizzata come nuovo standard – Il futuro del banking non è solo digitale, ma “digitale-umano”. Le banche di maggior successo integreranno la personalizzazione basata sull’intelligenza artificiale con la consulenza umana, garantendo un’esperienza cliente senza soluzione di continuità su tutti i canali. 
  • Efficienza operativa – Le banche italiane stanno ottimizzando le strutture di costo, portando il rapporto costi/ricavi al 46% nel 2024, a dimostrazione di una solida disciplina dei costi e di strategie di automazione. 

I risultati del risiko non saranno né brevi nè semplici. L’ impatto delle complesse migrazioni dei sistemi informativi può avere effetti negativi sul servizio ai clienti, rallentare la capacità di innovazione e il processo di trasformazione digitale, per dare priorità alla fusione operativa.  

Inoltre, vi è il timore che, con la diminuzione della presenza fisica di sportelli bancari in alcuni territori, siano penalizzate alcune categorie di clienti meno digitalizzati. Si evidenzia anche il rischio della concentrazione del potere di erogazione del credito in pochi istituti, a discapito delle piccole imprese con minore potere negoziale. 

Occorre guardare e andare oltre il consolidamento: le operazioni di M&A sono un potente strumento per aumentare la scala e le sinergie, ma per rimanere competitive, le banche devono abbracciare una vera trasformazione digitale e utilizzare il potenziale dell’AI e dei dati alla base di quella che alcuni chiamano la rivoluzione post-digitale. 

Su alcuni domini applicativi e funzionali, le banche già utilizzano tecnologie e applicazioni di AI: servizi di banking personalizzati, Cybersecurity, prevenzione delle frodi, ottimizzazione delle sfide normative e di conformità e gestione dei rischi.  L’AI in prospettiva può avere un impatto generalizzato su prodotti, servizi, modelli operativi e di business in tutti i segmenti del banking: dalla banca commerciale, al risparmio gestito, ai pagamenti ed essere alla base della prossima frontiera della produttività e redditività.  

È arrivato il tempo di mettere a terra ed in azione concretamente questo potenziale nel modello di funzionamento dei processi bancari e del lavoro in banca  verso obiettivi di semplificazione,  produttività e incominciare a pensare a modelli post-digitali resi possibili dalla AI Agentica.  

Occorre settare realisticamente le aspettative nell’adozione di queste nuove tecnologie e i relativi rischi gestendo l’impatto sul lavoro delle persone, sulla reputazione e sulla fiducia delle banche verso clienti e i vari stakeholder, puntando alla crescita del capitale umano, senza creare un nuovo digital-divide interno alle banche.  

Questo processo di evoluzione e trasformazione sarà sempre più guidato dalla roadmap del regolatore europeo, dall’impatto delle politiche e strategie economiche della nuova amministrazione americana sui mercati finanziari, e sulle scelte economiche e commerciali dei diversi Paesi, nel contesto delle crisi geopolitiche in corso, verso un nuovo ordine geopolitico e geoeconomico post-globale. 

È quindi sempre più necessario accelerare la realizzazione della tanto decantata unione bancaria e del mercato dei capitali, o meglio, della “Saving & Investment Union”. 

Le banche, quindi, dovranno essere a fianco del Paese per sostenere la crescita e del regolatore europeoe nel processo di realizzazione dell’Euro Digitale. Esso rappresenta un elemento di innovazione e trasformazione non solo nei pagamenti, ma anche nel rapporto complessivo tra banche e clienti e come strumento di stabilizzazione sui mercati alla luce delle politiche sulle criptovalute annunciate e avviate dal nuovo governo americano. 

Di questo e di molti altri temi, su cui potremo entrare ancor più nel merito, si discuterà nella prossima edizione del Banking Summit, il 23-24 settembre, organizzato da TIG – The Innovation Group. 

 

 

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