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Gestire la transizione verso la mobilità elettrica

N. Dicembre 2018

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

Questo mese abbiamo fatto colazione con…
Romano Valente, Direttore Generale, UNRAE

Le previsioni di mercato danno la mobilità elettrica in grande crescita: si stima che anche in Italia la metà del venduto sarà elettrico/ibrido entro il 2030. Il cambiamento è sostenuto dai numeri forniti dalle case automobilistiche con riferimento agli investimenti previsti per la mobilità elettrica: ultimamente anche FCA, inizialmente più restia sul tema della mobilità elettrica, si è convertita a questa tendenza. Le previsioni più accreditate sono che tra oggi e il 2022, le case automobilistiche stanzieranno fino a 90 miliardi di dollari per la mobilità elettrica, con piani tra i 10 e 20 miliardi di dollari per Mercedes e Ford, mentre Volkswagen addirittura con un piano da 40 miliardi di dollari. Secondo il CEO di Daimler, le Smart saranno tutte elettriche già nel 2020. Per il futuro prossimo, molti car maker stanno annunciando ciascuno decine di modelli di auto elettriche: dobbiamo quindi attenderci un mercato molto più variegato rispetto a quello odierno, caratterizzato finora da un numero limitato di modelli di auto elettriche disponibili.

Le complessità da superare sono però ancora molte: servono quindi proposte concrete e un piano per gestire questa fase di transizione. Ne parliamo in questa intervista con ROMANO VALENTE, Direttore Generale UNRAE, Associazione delle case automobilistiche estere che hanno filiali commerciali in Italia, in totale 43 costruttori di automobili.

 


Quali sono i trend che stanno caratterizzando l’evoluzione della mobilità, e, in particolare, stanno favorendo l’evoluzione verso l’elettrico?

Prima di parlare di trend, bisogna fare un po’ di chiarezza.

La mobilità elettrica sarà il punto di arrivo dell’azione condotta dal Decisore Europeo verso due temi importanti ma fondamentalmente distinti.

Uno è il contrasto agli agenti clima alteranti, cioè responsabili delle variazioni climatiche ed in particolare l’anidride carbonica CO2, l’altro è il contrasto agli agenti inquinanti, ossido di carbonio CO, ossidi di azoto NOx e particolato PM, responsabili della qualità dell’aria che respiriamo in particolare nei centri urbani congestionati.

Un altro tema da condividere è che non sono le auto, i trasporti, i principali responsabili delle emissioni, anzi in accordo con i dati la European Environment Agenvy, i trasporti rappresentano rispettivamente solo il 25% e il 20% di tutte le emissioni..

In questi anni tutti i Costruttori hanno investito risorse ingenti per conseguire l’abbattimento delle emissioni, arrivando oggi sugli agenti clima alteranti e sugli agenti inquinanti a livelli prossimi allo zero.

Tuttavia, l’Europa ha già regolamentato i temi della CO2 imponendo che entro il 2020 i livelli di CO2 delle autovetture debbano essere inferiori a 95 g/Km e hanno inoltre avviato le procedure per inseverirli con due nuove scadenze al 2025 e 2030.

In particolare, sono all’esame delle Istituzioni Europee le tre posizioni raggiunte dagli organismi comunitari: la Commissione Europea che ha proposto una riduzione del 15% al 2025 e del 30% al 2030 rispetto ai 95 g/Km di ormai prossima entrata in vigore, il Parlamento Europe che li ha inseveriti rispettivamente al 20% e al 40%, mentre il Consiglio Europeo – in configurazione Ambiente – ha mantenuto target di riduzione al 15% per il 2025 e 35% per il 2030.

Saranno ora necessari i negoziati inter istituzionali, stabiliti dalle procedure Europee, per determinare e concordare la normativa definitiva che comunque comporterà una importante riduzione delle emissioni di CO2 per tutte le categorie di veicoli potendosi immaginare una soglia media molto vicina ai 60 g/Km che richiederà notevoli investimenti in risorse e tecnologie alla Case automobilistiche per poterla rispettare.

E’ però chiaro a tutti che per raggiungere questi obiettivi nei prossimi anni la mobilità diventerà necessariamente elettrica, condivisa, connessa e autonoma. 

 


Quale sarà quindi il futuro dell’automobile?

La buona notizia è che l’auto rimane centrale nelle esigenze di mobilità delle persone: infatti, siamo un paese ad insediamento diffuso, abbiamo lasciato i centri urbani per trasferirci nelle seconde e terze cinture, e il trasporto pubblico soffre di costanti ritardi negli investimenti.

Ma il punto di partenza per questa strategia è la dimensione del parco circolante oggi in Italia. Parliamo di 37 milioni di veicoli, di cui 7,6 milioni di vetture, il 20%, sono ante Euro 3, cioè immatricolate prima del 2001 con ovvi problemi di sicurezza e ambiente. Queste vetture sono realisticamente nella disponibilità di persone con ridotta capacità di spesa. Stanno quindi a rappresentare un problema sociale e di sostenibilità, di cui faremmo bene ad occuparci se non vogliamo che diventi troppo complicato far funzionare gli attuali meccanismi di riduzione delle emissioni. Andrebbe infatti considerato che una macchina prodotta degli anni ’80, anche a GPL, inquina molto di più di una vettura moderna perché ha una tecnologia obsoleta.

Oggi invece abbiamo numerose tecnologie diverse di motore, tutte rispondenti alle normative: benzina, gasolio, ibride, elettriche, a idrogeno, convenzionali o a basse emissioni, di cui 9 fisicamente disponibili sul mercato italiano.

 


Quali sono quindi le vostre proposte perché questa transizione abbia luogo in modo efficace?

Serve programmare una Roadmap per la gestione del cambiamento verso una Mobilità 4.0, accompagnando la transizione in maniera graduale, evoluta, consapevole e puntuale. In sintesi, l’Agenda della transizione e le proposte dell’UNRAE sono:

  1. Sostituire il vecchio parco circolante: questo potrebbe essere favorito o con meccanismi di detrazione fiscale (come avviene nel caso delle abitazioni con l’Ecobonus) per chi rottama un veicolo ante Euro 3, acquista un nuovo veicolo Euro 6 o un veicolo usato Euro 5 o Euro 6, oppure, in generale, con una riduzione della pressione fiscale per gli automobilisti (bollo, IPT, superbollo).
  1. Investire sull’infrastrutturazione e le Smart Road, in modo da favorire il successo dei nuovi modelli di mobilità avanzata e a basso impatto ambientale. Per farlo, servono varie misure:
    1. Sviluppo di stazioni di ricarica standard e rapida – perché senza infrastrutture di ricarica sarà molto difficile vedere l’avvio della mobilità elettrica, e si avranno problemi anche con gli stranieri che arriveranno in Italia da Paesi del Nord Europa più avanzati su questi temi.
    2. Agevolazioni per dispositivi di ricarica privati e condominiali.
    3. Sperimentazione e diffusione delle soluzioni di guida connessa e autonoma.
  1. Armonizzare gli interventi regolatori della mobilità, tramite l’istituzione di una Cabina di regia nazionale.

Considerando le attuali politiche dei decisori pubblici locali, si osserva in Italia una situazione a macchia di leopardo, con provvedimenti per contrastare i problemi ambientali che sono spesso diversi da città e città, o dettati da situazione di emergenza. Serve invece una cabina di regia autorevole, per mettere a sistema tutti gli interessati a questi temi, nel rispetto delle autonomie locali, oltre che per far evolvere correttamente l’ammodernamento del parco, definire un piano strategico nazionale, sostenere lo sviluppo della nuova mobilità.

 

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