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Come cambia il ruolo dei Partner IT

 

Se c’è una cosa che abbiamo imparato durante la pandemia Covid, è che la digitalizzazione del business e l’utilizzo del cloud sono fattori di sopravvivenza per le aziende, e che l’esperienza digitale dei consumatori e dei dipendenti è fondamentale. I system integrator sono tradizionalmente le società che rendono tutto questo possibile, che trasformano la richiesta delle aziende in soluzioni concrete, con infrastrutture, applicazioni, processi innovativi ai livelli più alti in termini di performance, qualità, costi.

Per favorire questi cambiamenti, le società di servizi IT stanno cambiando pelle. Il cloud ha portato a un consolidamento e a una standardizzazione a livello infrastrutturale che ha ridotto enormemente il valore della rivendita di componenti HW e SW di base. Il system integrator, pur continuando a essere un conoscitore di tecnologie, si è spostato su una diversa value proposition, fornisce supporto efficace nelle scelte legate alla trasformazione digitale e ha una conoscenza più ampia del business dei clienti.

 

Quali sono oggi le esigenze delle aziende

Le aziende chiedono oggi di essere aiutate nei processi di convergenza cyber fisica di oggetti industriali connessi; nel mondo dell’AI e dei big data; nell’integrazione cyber sicura di IT e OT; nel passaggio multimediale al web3 e al metaverso; nella partecipazione a ecosistemi e nell’adozione dei paradigmi della Platform economy. Per capire come evolve la domanda di servizi IT, partiamo dall’osservazione dei percorsi di trasformazione digitale. Negli ultimi anni si è assistito a una vera accelerazione della digitalizzazione, tanto che oggi, come emerge dalla “Digital Business Transformation survey 2023” di The Innovation Group (svolta a gennaio 2023 su un campione di 153 aziende italiane), circa la metà delle imprese (il 48% dei rispondenti alla survey) ha in corso una trasformazione digitale dei processi del business, e un quarto delle aziende (il 27%) afferma di averla già completata. Solo un’esigua parte delle aziende intervistate (il 5%) risponde di non aver ancora previsto l’avvio di questa trasformazione nella propria azienda, oppure di aver iniziato ma poi arrestato il processo (3%). La restante quota di aziende (il 16% del campione) prevede di implementare la trasformazione digitale del proprio business nel breve-medio periodo.

Le aziende che hanno intrapreso questo percorso affermano nel 31% dei casi di essere nel pieno del cambiamento e di aver raggiunto in parte gli obiettivi posti. Un’azienda su cinque poi ritiene di aver già oggi integrato totalmente il digitale nel proprio modo di operare. Le iniziative digitali che saranno prioritariamente implementate nell’arco di quest’anno si riferiscono a una accelerazione dell’agilità del business (38%), a incrementi di valore per il business (32%), al miglioramento delle competenze digitali delle persone (32%) e all’automazione dei processi/produzione (28%).

 

 

L’interesse e i cantieri aperti per tecnologie innovative come Big Data analytics, Cloud, IoT, AI sono numerosi, ma questi sviluppi sono frenati da alcune difficoltà riscontrate dalle aziende, come il costo elevato delle tecnologie (55% delle risposte), la mancanza di persone con skill adeguati (28%) e la presenza di soluzioni legacy, un “technology debt” (ritardo e necessità di ammodernare quanto già in uso), che è avvertito dal 27% dei rispondenti.

 

La parola ai CIO: quali le aspettative nei confronti dei Partner IT

Parlando con i Chief Information Officer di primarie aziende italiane, emerge il legame molto forte di queste con i propri fornitori di servizi IT: per tanti, i system integrator di riferimento sono Partner con cui ragionare, oltre che sullo sviluppo delle attività legate alla trasformazione digitale, anche sul raggiungimento di obiettivi strategici. “Abbiamo fornitori che si integrano nella nostra cultura e nel nostro modo di lavorare, abbiamo con loro un’agenda condivisa e rimangono con noi per lungo tempo – ha commentato Giovanni Cauteruccio, CIO di Prysmian Group –. In sostanza, abbiamo visto che la partnership si costruisce nel tempo, e si basa su un track report condiviso di iniziative di successo. Se il partner ha questa capacità di condivisione di obiettivi, conquista nel tempo la nostra fiducia”.

“Siamo nel pieno di un processo di digitalizzazione dell’azienda, i Partner IT sono fondamentali in queste fasi del progetto – ha detto Yuri Benvenuto Pasquinelli, Group CIO di SGB –. Necessari non più solo come esecutori, ma con un ruolo consulenziale e una visione più ampia, sia del mercato attuale sia dei trend futuri, e non solo su aspetti tecnologici ma anche su quelli organizzativi. Nel nostro settore, non è semplice trovare Partner IT che siano esperti anche sugli aspetti di business, però in genere li troviamo e ci confrontiamo anche su questi temi, pur mantenendo la parte di revisione dei processi gestita internamente”.

In generale la relazione con i Partner IT funziona bene: le aziende clienti privilegiano rapporti consolidati, ricercano fornitori con le caratteristiche opportune, ne capiscono problematiche e sfide, che alla fine, sentono anche proprie. “La nostra soddisfazione per i fornitori di servizi IT è molto alta – ha detto Giovanni Cauteruccio, CIO di Prysmian Group -. Operando da tanto tempo con queste società, siamo molto contenti delle aziende che lavorano con noi. Si sono integrati bene, ci conoscono e noi conosciamo loro, lavoriamo bene insieme. Il nostro ecosistema è in continuo cambiamento, ma riscontriamo che anche loro hanno un’ottima capacità di assecondare le nostre trasformazioni. Ultimamente il settore dei servizi IT è stato caratterizzato da un elevato turnover, hanno sicuramente difficoltà ad attrarre e trattenere i talenti. Va posta molta attenzione al tema delle risorse, perché l’attuale scarsità non deve tradursi in un abbassamento della qualità del lavoro di queste aziende. È una sfida per il prossimo futuro: mantenere uno standing elevato nonostante la scarsità di persone. Osserviamo che molte risorse IT oggi prediligono lo smart working, soprattutto la manutenzione, su alcuni progetti la percentuale di persone che lavorano da remoto è elevata. Dal nostro punto di vista, riteniamo che alcuni aspetti, come ad esempio il change management, non siano facilmente gestibili da remoto, almeno nelle fasi progettuali più importanti bisognerebbe garantire la presenza on site”.

La capacità consulenziale e il supporto all’innovazione rappresentano punti fondamentali nella scelta dei Partner IT. “Per noi i nostri fornitori sono un prolungamento del nostro team – ha detto Sabina Bosco, Senior IT Manager International di Othofix -: siamo un team piccolo e cerchiamo di rimanere più snelli possibili, cerchiamo quindi capacità operativa, di consulenza ma anche chi riesca a fornirci proposte innovative che non abbiamo il tempo di andare a cercare. Abbiamo bisogno di partner, per noi sono proprio dei collaboratori stretti, con rapporti più che decennali. Non guardiamo alla dimensione dell’azienda, ma cerchiamo un fornitore che abbia a cuore la nostra realtà”.

“Stiamo cambiando molto – ha detto Michele Mariella, CIO di Maire Tecnimont -. Prima ci affidavamo ai big system integrator, che lavorando con economie di scala offrivano prezzi più competitivi, fornendo comunque garanzie sul risultato. Negli ultimi 2 anni, abbiamo cambiato approccio: essendo arrivati on the edge della tecnologia con leggero anticipo, i big non hanno sempre le competenze che richiediamo. Questo perché, lavorando molto sull’industrializzazione dei processi, investono su un tema innovativo quando hanno una base clienti sufficiente da mettere sugli stessi sviluppi. Se sei on the edge, al limite delle possibilità offerte dalle odierne tecnologie, hai difficoltà a trovare queste competenze. Quindi il nostro nuovo approccio è quello di scegliere le “boutique” per i temi di frontiera, ossia, aziende più piccole ma molto specializzate. Oggi siamo in un’era di iper-accelerazione tecnologica, e l’adozione di piattaforme cloud sta togliendo livelli di intermediazione ai system integrator. Ad esempio, per aspetti come la manutenzione applicativa, dove i cloud vendor mettono a disposizione aggiornamenti direttamente in cloud, si eliminano i servizi di system integrator. Quando sei sul cloud oramai da qualche anno, se ti serve l’esperto di Syntex o di OpenAI, ti serve una piccola società di scopo, con poche persone ed elevata professionalità, anche da pagare lautamente. Invece, per gli aspetti più tradizionali, come ITSM, o Managed Services, o ancora BPO, i big continuano ad essere interlocutori privilegiati, anche se oggi parlano di questo con i referenti business dell’azienda, interessati a esternalizzare interi processi. L’IT anche in questo caso è di supporto ai dipartimenti del business, che comunque si rivolgono all’IT per scrivere un contratto e sapere come governarlo nel tempo”.

 

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