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Bitcoin&stablecoin, crypto&token asset: la nuova finanza digitale spinge la nascita dell’ euro digitale

N.  Dicembre 2021
        

a cura di Ezio Viola 
Co-Fondatore, The Innovation Group 

 

Stiamo vivendo una accelerazione anche nel mondo della finanza digitale (che non significa offrire i servizi finanziari attraverso i canali digitali). La nuova finanza digitale vuole ripensare completamente infrastrutture di scambio per i pagamenti anche con denaro digitale, con modelli decentrati e autogestiti senza un regolatore del traffico, con prodotti di investimento digitali di varia natura anche non solo finanziaria, con nuove monete.  Il futuro stesso della moneta, il suo ruolo e la sua natura possono essere messe in discussione dalla rivoluzione digitale della finanza.  Alla base, come minimo comun denominatore, della DeFi (Decentralized Finance) c’è l’ecosistema della blockchain con i limiti tecnologici che si conoscono.  Quella più conosciuta tra le crypto attività è il bitcoin il cui utilizzo si sta diffondendo anche in Italia, sta crescendo la sua “credibilità” come asset digitale di investimento, più che come mezzo di pagamento, alcuni intermediari del risparmio lo stanno proponendo come asset class per diversificare i portafogli di investimento.

Il valore delle cripto-attività è in rapida crescita e attualmente supera i duemilacinquecento miliardi di dollari. Si tratta di un ammontare che le banche centrali, giudicano in grado di generare potenziali rischi per la stabilità finanziaria e da non sottovalutare (esso supera il valore dei mutui subprime cartolarizzati che nel 2007- 2008 scatenarono la crisi finanziaria globale).

Il tema della digitalizzazione della moneta e della finanza digitale è ormai nell’agenda del G 7 e del G 20, delle banche centrali, della Commissione Europea e del Parlamento europeo per le implicazioni e gli impatti sul sistema finanziario che può avere se non gestito opportunamente. Anche la BCE ha varato recentemente una iniziativa per valutare l’introduzione di un euro digitale, cioè una moneta elettronica emessa dalla banca centrale le cosidette CBDC.

L’euro digitale può avere conseguenze rilevanti su temi di carattere economico-finanziario, sia su aspetti di ampia rilevanza come gli equilibri geopolitici globali e i diritti fondamentali degli individui, quali la riservatezza.

L’euro digitale sarà una moneta sovrana offerta dalla BCE sotto forma elettronica, utilizzabile da chiunque per effettuare o ricevere pagamenti retail ovunque nell’area dell’euro. Esso fornirebbe ai cittadini i servizi che oggi essi ottengono dalle banconote: ossia l’accesso a uno strumento di pagamento sicuro, privo di costi, di facile utilizzo e accettato da tutti. L’euro digitale si affiancherà al contante senza sostituirlo e permetterà ai cittadini un accesso più ampio e agevole ai pagamenti elettronici, promuovendo l’inclusione finanziaria quindi anche a chi non ha un conto corrente bancario e, a differenza del contante, potrà essere utilizzato anche per le spese online. Essendo una moneta emessa della banca centrale, l’euro digitale non avrebbe alcun rischio – di mercato, di credito, di liquidità – come le banconote. L’euro digitale non ha nulla a che fare con le cripto-attività quale il bitcoin o le stable-coin che non sono emesse da alcun operatore. Esse sono create con programmi informatici per essere scambiate in piattaforme digitali con valori che oscillano in modo molto sensibile come dimostra l’andamento del valore del bitcoin anche negli ultimi mesi.

I rischi che gli operatori finanziari e le banche centrali evidenziano è che alcune cripto-attività sono utilizzate per attività criminali e terroristiche, per l’evasione fiscale e sono anche facili bersagli di attacchi cyber. L’euro digitale differisce anche dalle cosiddette stablecoin, il cui valore è si legato a quello di un portafoglio di attività a basso rischio, quali valute o titoli, ma poiché manca una regolamentazione anche le stablecoinrisultano inadatte a svolgere le funzioni della moneta.  Infatti, molte volte le riserve accantonate dagli operatori non sono sufficienti a garantire il rischio di insolvenza nel caso di riscatto degli investitori /utilizzatori, generando rischi di instabilità sull’intero mercato dell’asset a cui la stablecoin è agganciata.  Inoltre, le stablecoin non sono state poi così “stabili” poiché un terzo delle iniziative avviate sul mercato negli ultimi anni è fallito.

Alcuni strumenti della finanza digitale possono portare innovazione ed efficienza agli utilizzatori e consumatori ma la crescita ancora incontrollata della finanza digitale decentralizzata a livello globale rendono i rischi maggiori delle opportunità e sono necessari interventi coordinati a livello globale.

Nel contesto appena descritto, l’euro digitale sarebbe uno strumento di stabilità al mondo della finanza digitale senza impattare sulle innovazioni che possono essere prodotte. L’esigenza di un euro digitale nasce anche dall’evoluzione delle abitudini di pagamento dei cittadini, da un lato sempre più portati ad utilizzare strumenti digitali, carte o mobile e dall’altro la crescita degli acquisti on-line. Le banconote saranno usate maggiore come riserva e meno come mezzo di pagamento: lo stock di contante è in aumento e la quota delle banconote detenuta a fini di mezzo di pagamento è scesa al 20 per cento, dal 35 di quindici anni fa.

Se questa tendenza proseguisse, le banconote in futuro perderebbero importanza e diverrebbero un mezzo di pagamento marginale e l’impegno delle banche centrali a offrire il contante non basterebbe a preservarne il ruolo qualora la sua domanda come mezzo di pagamento divenisse insufficiente. I cittadini potrebbero quindi ritrovarsi privi   di uno strumento sicuro e affidabile, offerto senza costi dallo Stato e accettato da tutti e sarebbe necessario introdurre una moneta digitale pubblica. Inoltre, oggi in Europa, oltre due terzi dei pagamenti digitali retail sono intermediati da operatori esteri che potrebbero acquisire ulteriore importanza, fino a sostituire i mezzi di pagamento esistenti sul mercato europeo. Per la BCE e i governi europei un sistema dei pagamenti e un settore finanziario dominati da operatori esteri sarebbero inadatti a sostenere la moneta unica.  Il rischio di “colonizzazione” del sistema europeo dei pagamenti non è un pericolo remoto: dall’inizio del 2020 il valore delle stablecoinin circolazione è aumentato da 5 a 120 miliardi di dollari e contemporaneamente le Big Tech   hanno ampliato l’attività in campo finanziario offrendo diversi servizi finanziari sulle loro piattaforme. Una non virtuosa convergenza di queste due tendenze potrebbe impattare il funzionamento dei mercati finanziari. Per evitare questi pericoli non solo va adeguato il quadro regolamentare ma anche gli operatori devono essere spinti ad offrire servizi finanziari efficienti e innovativi, in grado di rispondere alle esigenze di semplicità, velocità e trasparenza che stanno emergendo nella nostra società. L’introduzione dell’euro digitale deve andare in questa direzione e poter anche garantire la riservatezza dei dati così come la possibilità di continuare a utilizzare il contante.  La realizzazione dell’euro digitale è un cammino complesso perché impatta su molte altre problematiche, dalla politica monetaria, al ruolo delle banche che non possono essere dis-intermediate. Il modello che la BCE sta seguendo è che l’euro digitale sarà introdotto in stretto raccordo con gli intermediari cui sarà delegata la distribuzione e l’offerta di servizi al pubblico e sarà compatibile con i servizi che essi offrono. Questo si ritiene debba stimolare l’innovazione: la nuova moneta fornirebbe agli intermediari un’infrastruttura capace di connettere sistemi oggi separati, come ad esempio le diverse modalità di pagamento al dettaglio, l’identità digitale, la firma digitale, le ricevute elettroniche.  La moneta digitale renderebbe disponibili modalità di pagamento avanzate quali i pagamenti programmabili, gli acquisti online condizionati alla consegna del prodotto, i pagamenti in base all’utilizzo di un dato bene o servizio, i trasferimenti automatici di denaro da e per la pubblica amministrazione.  A partire da queste innovazioni nei pagamenti, l’euro digitale può rappresentare un volano per modernizzare e rendere più efficiente il sistema finanziario e l’economia nel suo complesso. L’euro digitale rappresenta quindi un obiettivo ambizioso, complesso, in grado di innalzare l’efficienza del sistema economico e finanziario ma la BCE e l’Europa devono farlo con più speditezza perché molti paese stanno correndo, in particolare i grandi, come la Cina che sperimenterà già l’anno prossimo la sua valuta digitale.

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