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Aziende e partner IT, insieme per ripartire. L’Ecosistema inizia a farsi sentire

N. Giugno 2021
        

a cura di Loris Frezzato 
Channel Area Manager, The Innovation Group 

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Si è conclusa la prima edizione dell’ICTBusiness Ecosystem Summit. Clienti, partner, vendor e distributori a confronto per trovare percorsi di innovazione e di crescita che vadano oltre la gestione dell’emergenza.

Il nome pare proprio essere azzeccato: Ecosystem. È così che abbiamo voluto definire l’universo di fornitori di tecnologie IT che sempre più interagiscono tra di loro, ma che ancor più frequentemente collaborano in un vero e proprio rapporto di partnership con i propri clienti, i quali hanno riservato loro delle sedie al tavolo decisionale dove si definiscono le strategie di crescita per il futuro. Ed è così che gli analisti, le aziende clienti, i vendor e i distributori hanno descritto l’ormai intricata rete di relazioni tra le parti, non più una catena lineare del valore, ma una distribuzione tridimensionale dello stesso.

Così è nato ICTBusiness Ecosystem e così ha preso il via l’ICTBusiness Ecosystem Summit 2021, che si è tenuto lo scorso maggio. Un evento della durata di un’intera giornata che ha visto susseguirsi sul palco, virtuale, i diversi attori che portano, insieme, le idee nei progetti di crescita delle aziende e, in definitiva, del Paese intero.

Pandemia: colpo d’acceleratore alla digitalizzazione

A cominciare dall’analisi fatta da Carlo Alberto Carnevale Maffè, Direttore EMIT Digital Innovation & Governance, SDA Bocconi, intervenuto nella sessione plenaria del mattino dando un clamoroso “benvenuto alla pandemia tecnologica”, a intendere l’esplosione e accelerazione della digitalizzazione avvenuta proprio per fare fronte alle restrizioni sanitarie imposte dal Covid-19.

“Si tratta di una pandemia tecnologica i cui effetti positivi sono evidenti a chi sta cercando di rimettere in piedi il tessuto economico mondiale. Effetti che si sono evidenziati sia sulla natura della domanda, sia sui processi organizzativi delle imprese, sulla filiera, che ormai è sempre più identificabile in un ecosistema di coopetitor. Non più competitor. E, ovviamente, anche l’offerta ha subito una forte trasformazione, spostandosi in maniera decisa verso il servizio, l’as-a-service”. 

Un cambiamento che può dare un imponente contributo alla ripresa e alla crescita del Paese che ci attende, corroborata dall’immissione di grandi quantità di denaro e dove alla tecnologia viene dato un ruolo primario, costituendo infrastrutture nuove su cui basare la produttività futura.

Nell’arco di 4 anni, il nostro Paese prevede ben oltre 600 miliardi di nuovo deficit, una spesa enorme e “buona”, nel senso che dovrà essere destinata a progetti di investimento per la crescita futura, dove il digitale avrà un peso significativo ma i cui fondi saranno disponibili solo se si sarà in grado di presentare un piano di riforme che abbracci salute, sostenibilità ambientale, mobilità.

L’IT è la “corrente elettrica” per i progetti di innovazione del Paese

“Le tecnologie digitali diventano pertanto elemento abilitatore per la crescita economica e per il funzionamento delle infrastrutture, un nuovo ruolo dell’IT che assegna ai partner del canale nuovi compiti, da declinare sulla base della conoscenza acquisita delle esigenze delle singole aziende, nei diversi ambiti di mercato”

Tecnologie che magari già esistevano, come quelle abilitanti lo smart working, tanto utilizzato durante l’emergenza e che si prevede ridisegnerà il workplace anche nel post pandemia. A cambiare è stata l’accettazione delle tecnologie stesse, con un “corso di cultura digitale” accelerato, che ha fatto capire a molti le vere potenzialità dalle tecnologie attualmente disponibili, e di cosa si potrà chiedere a quelle che si stanno delineando per il futuro.

Passata l’emergenza, dove investiranno i clienti?

Smart working che è stato utilizzato ampiamente in gran parte delle aziende italiane nel corso dell’ultimo anno, nel pieno dell’emergenza, con acquisti consistenti di pc e device connessi, ma ora i budget di investimento per la crescita futura stanno guardando anche oltre, come ha confermato l’indagine svolta da The Innovation Group.

Più attenzione alla sicurezza, dove per il 2021 si prevedono investimenti a salire del 34%, e una crescita del 30% delle spese in servizi cloud. Nuovi ambiti per i quali è parallelamente richiesta un maggior impegno del canale dei partner per servizi di consulenza e di integrazione (27% contro il 22% del 2020).

In ogni caso, le previsioni di investimento per il 2021 evidenziate dalla survey di The Innovation Group mostrata in occasione dell’ICTBusiness Ecosystem Summit, indicano un aumento della spesa IT, come conferma il 43% degli intervistati, mentre rimarrà invariata per il 28% del campione. Una minoranza dell’11% prevede, invece, una leggera riduzione degli investimenti IT.

L’impatto della pandemia e i diversi modi di reagire delle aziende: la voce dei CIO

Il Summit dedicato all’ecosistema dei partner ha voluto, però, fornire delle indicazioni concrete sui nuovi ruoli da interpretare per il canale che intende aiutare i propri clienti a gestire in primis l’emergenza ma, passata questa, a pensare quali percorsi intraprendere per una crescita futura. Anche, ovviamente, facendo bagaglio degli insegnamenti forzati acquisiti presso la “palestra digitale della pandemia”.

Indicazioni che sono state espresse direttamente dai responsabili dei sistemi informativi di tre aziende, Alpitour, Mooney e Gruppo Sapio, diverse tra di loro come mercati di riferimento ma anche per l’impatto avuto dall’emergenza Covid-19.

Scalare velocemente, verso il basso, ma anche in risalita

“Il settore del turismo è tra quelli che ha avuto l’impatto più negativo, con cali di business che in alcune aree ha raggiunto addirittura l’80% – ha dichiarato Francesco Ciuccarelli, CIO e CTO di Alpitour -. Una situazione che ci ha imposto di scalare verso il basso infrastrutture e servizi, per poi, per contro, doverci fare trovare pronti a risalire rapidamente non appena si sono fatti sentire i primi segnali di ripresa”. Insomma, flessibilità. La stessa che Alpitour ha chiesto e ottenuto dai propri partner tecnologici, ai quali suggerisce di stare al passo con le esigenze, anche mutevoli, dei clienti e di assimilare il più possibile le conoscenze dei processi di business. Sedersi, insieme, al tavolo decisionale in modo da essere veri partner nella gestione delle emergenze ma, soprattutto, nel ridisegno dei percorsi di crescita futuri, facendo ecosistema.

Percorsi inversi: da smart worker a un new normal fatto di hybrid workplace

Una situazione atipica è invece quella che ha caratterizzato la nascita di Mooney: fondata dall’intesa tra SisalPay e Banca5 a fine 2019, per trovarsi dopo poche settimane nel pieno dell’emergenza Covid-19.

Un’azienda che ha dovuta velocemente strutturarsi “smart working native”. “Dovendo ricreare sedi e uffici da zero, abbiamo fin da subito puntato a ripensare l’organizzazione del workplace, impostandolo in una situazione in cui una parte dei dipendenti dovesse lavorare in modalità di smartworking. Predisponendo le sedi con sistemi di prenotazione delle postazioni” ha spiegato Gori Pinto, Head Infrastructure and Operation di Mooney.

“E per la ripresa post-pandemia, dovremo quindi pensare a un percorso inverso da quello intrapreso dalla maggior parte delle aziende – riprende -: ossia pensare a una forma di “rientro” in presenza in equilibrio con forme di lavoro remoto. In tutto questo, abbiamo comunque voluto dare un’enfasi particolare all’aspetto della sicurezza, in modo da consentire accesso sicuro ai servizi, sia riguardo i dipendenti, sia nei confronti degli utenti. Un new normal che vediamo gestito con un’infrastruttura scalabile multicloud e con il contributo dell’AI per attuare forme di log correlation, in modo da poter prevedere e prevenire in maniera automatizzata eventuali anomalie di funzionamento del sistema”.

Gestire emergenze e crescite con una condivisione dei rischi

È invece un paradosso l’esperienza vissuta da Gruppo Sapio, azienda che tra le proprie attività include la produzione di gas a uso medico. Come l’ossigeno, di cui c’è stato un picco di richieste proprio nei momenti più critici dell’emergenza sanitaria.

“Sapio è una tipica azienda manifatturiera, e come tale non era stato previsto il lavoro da remoto del personale, tanto che abbiamo 50 postazioni desktop – ha raccontato Riccardo Salierno, CIO del Gruppo Sapio -. Un’organizzazione che ha dovuto affrontare un aumento di produzione di ossigeno che è arrivata addirittura al 60% rispetto alla media e, in contemporanea, dover gestire la messa in smart working del personale nel giro di tre settimane”. Un cambiamento drastico sotto diversi punti di vista, e soprattutto repentino, dove, comunque, i partner IT sono riusciti a dare risposte. “Flessibilità e condivisione dei rischi, sia nei momenti di crisi, sia nei percorsi di crescita è quello che chiediamo ai nostri partner IT – sottolinea Salierno -. Caratteristiche e predisposizioni che troviamo soprattutto tra le realtà di piccole e medie dimensioni, disposte a lavorare in ottica di partnership con noi. Mentre più difficile vedere degli adeguamenti da parte di gruppi operatori IT, più inclini a imporre le proprie vision monopolistiche”.

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