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La corsa all’AI non si ferma: per ora stop in Italia

N.  Maggio 2018
        

a cura di Ezio Viola 
Managing Director, The Innovation Group 

 

Di recente ci sono stati importanti annunci che dimostrano come il futuro dell’innovazione dei paesi e delle loro economie si baserà sempre di più sull’Artificial Intelligence e sull’applicazione di altre tecnologie innovative radicali. L’ Unione Europea, già attiva sul fronte Horizon 2020, propone una serie di iniziative per aumentare gli investimenti pubblici e privati nel campo dell’ AI e della robotica e rafforzare la competitività dell’ Europa nel settore.  Dopo aver lanciato l’ Alleanza Europea per l’ intelligenza artificiale, sottoscritta a Bruxelles da 25 stati membri dell’ Unione (tra cui l’ Italia che, invece, non ha aderito alla seconda grande alleanza europea – quella sulla blockchain), la Commissione Europea ha definitivamente annunciato i tre pilastri  su cui si articolerà il maxi – piano per la creazione di un approccio congiunto all’ intelligenza artificiale. Le tre linee guida saranno volte ad aumentare la base scientifica europea e il know-how tecnologico, a prepararsi ai cambiamenti socio-economici portati dall’ AI e al rispetto degli aspetti etici e legali.  Il vicepresidente della Commissione, responsabile per il mercato unico digitale, Andrus Ansip, ha annunciato la necessità da parte dell’ Europa di generare entro il 2020 investimenti di almeno 20 miliardi di euro per sostenere lo sviluppo dell’ AI in settori chiave come quello dei trasporti e della salute, collegando tutti i centri di ricerca europei e creando, così, 1.8 milioni di posti di lavoro.

Qualche settimana fa il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’obiettivo strategico del suo governo di promuovere la Francia come paese leader in Europa e di investire 1.5 miliardi nei prossimi cinque anni per supportare la ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale.

A questo si aggiunge l’annuncio del governo inglese che ha da poco avviato il “Sector Deal for AI” con cui si prevede un “misero” piano di investimento di 85 Milioni di euro.  In questo contesto, il Regno Unito – in “concorrenza” con i suoi “ex alleati” e senza la possibilità di beneficiare dei finanziamenti europei (si ricordi che oltre l’ 80% dei principali fondi britannici per robotica e AI proviene dall’ Europa) – dovrà ingoiare la pillola amara offertagli dall’annuncio della Commissione Europea.

Oltre al crescente numero di sfide che l’intelligenza artificiale sta ponendo per l’ Europa e le sue aziende, uno dei principali motivi che hanno spinto la Francia e la Commissione Europea a intervenire tempestivamente è stata l’agguerrita concorrenza internazionale, in particolar modo dei governi di Cina (dove lo scopo è quello di dominare i settori dell’intelligenza artificiale e della robotica nel prossimo decennio in cui la fanno da padrone anche i grandi colossi digitali come Alibaba) , Giappone  (dove è stata da poco annunciata la volontà di creare una “società super- intelligente”) e Stati Uniti (le cui aziende tecnologiche – come Microsoft, IBM, Amazon, Google, Apple e Facebook- stanno investendo miliardi di dollari e rivedendo le loro strategie. Basti ricordare la recente riorganizzazione di Microsoft a livello corporate in cui AI e cloud diventano il perno e il driver della sua strategia di innovazione e crescita).

Come ogni grande cambiamento imposto dalla tecnologia, l’intelligenza artificiale fa sorgere anche nuove questioni etico-giuridiche (specialmente in prossimità dell’entrata in vigore della GDPR): entro la fine del 2018, infatti, la Commissione presenterà orientamenti etici sullo sviluppo dell’IA, basati sulla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, prendendo in considerazione principi come la protezione dei dati e la trasparenza.

In questa corsa all’AI, caratterizzata da un grande slancio agli investimenti, l’aspetto più evidente è il “silenzio” del nostro Paese che, ancora alla ricerca di un Governo, non può però permettersi di ignorare ulteriormente queste tematiche: il rischio è che questo ritardo renda l’Italia meno competitiva anche in quei  settori “non tecnologici” dove l’AI incomincia ad essere utilizzata e può fare la differenza (come ad esempio nella sanità).

Piccola eccezione è la pubblicazione del Libro Bianco sull’ Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino a cura dell’ Agenzia per l’ Italia Digitale che analizza gli effetti dell’Intelligenza Artificiale sulla nostra società, con l’obiettivo di creare una maggiore consapevolezza sulle conseguenze dell’ adozione di queste tecnologie in Italia.

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