26.10.2022

Diventare più sostenibili anche con la tecnologia

Il Caffè Digitale

 

Gioco di squadra tra fornitori di digital tech, criteri Esg e una nuova cultura che avanza in azienda. La visione di Mugo, una startup che pensa in grande.

Agire secondo principi di sostenibilità comporta impegni su diversi fronti, dalla riduzione dell’impatto ambientale delle attività aziendali alla scelta di fornitori allineati agli stessi valori. La misurazione del carbon footprint e l’acquisto di crediti di carbonio certificati sono possibili ingredienti di una strategia aziendale orientata verso i criteri Esg. In quest’ambito opera Mugo, startup e società benefit italiana di climate tech nata nel 2020, che propone soluzioni per la misurazione e la compensazione dell’impatto ambientale, integrabili con gli esistenti software aziendali. Il nome allude al pino mugo, un sempreverde che punteggia le Alpi Orientali: un arbusto che ha grandi capacità di assorbire l’anidride carbonica, a dispetto delle sue piccole dimensioni. La convinzione di Benedetto Ruggeri, giovane imprenditore e fondatore di Mugo, è che ogni piccolo gesto possa fare la differenza.

Quanto le aziende italiane considerano i fattori Esg nelle proprie strategie?

Anche in Italia, dopo anni di proclami e spot, finalmente un numero sempre maggiore di aziende è interessato a integrare criteri Esg e di sostenibilità al proprio interno. Ad oggi, secondo una ricerca di PwC, un Ceo su tre ha iniziato un percorso di decarbonizzazione in azienda. Le società quotate sono senza dubbio quelle più attente e consapevoli delle performance Esg, soprattutto per incrementare le opportunità di investimento sul mercato. In generale le grandi aziende investono di più in sostenibilità rispetto alle Pmi. La reportistica, l’individuazione di obiettivi e la misurazione degli impatti sempre più stanno diventando parte di processi ordinari in azienda. Nel tessuto imprenditoriale italiano però, nonostante piccole realtà che rappresentano casi di eccellenza in sostenibilità (molte BCorp e società benefit), esiste ancora un gap in termini di comprensione del tema e, di conseguenza, di opportunità che ne derivano. Il trend attuale spingerà nei prossimi anni sempre più Pmi (in particolare operanti nel settore consumer o all’interno di filiere sempre più controllate, quali moda e agroalimentare) verso l’adeguamento a questi nuovi standard come condizione necessaria per poter rimanere sul mercato.

L’attuale scenario di crisi energetica potrebbe accelerare o decelerare questo percorso?

Le aziende che fanno la differenza non possono che essere quelle che guardano nella stessa direzione dei propri consumatori. Infatti, è solo grazie alla consapevolezza dei consumatori che le aziende si impegnano per rispondere concretamente alla crisi climatica. Nel settembre 2019 più di sei milioni di persone sono scese in piazza per il clima e le aziende non hanno fatto altro che rispondere a questo trend, diventando in alcuni casi influencer di sostenibilità per il proprio mercato di riferimento. La crisi energetica in atto sta polarizzando il dibattito su posizioni rigide e difficilmente conciliabili. Situazioni estreme come quella che stiamo vivendo, però, richiedono soluzioni radicali e coraggiose di lungo periodo da parte di aziende e di governi. Non possiamo permetterci di rimettere in discussione la direzione intrapresa.

Quanto è complesso per un’azienda adottare tecnologie per la misurazione dell’impatto carbonico?

Le cosiddette attività di carbon accounting, intraprese per stimare l’impatto climatico di un’azienda, stanno diventando sempre più diffuse, a partire dalle categorizzazioni standard (come quella del GHG Protocol) per analizzare le emissioni dirette (Scope 1), quelle indirette ma sotto il controllo dell’azienda (Scope 2) e le altre emissioni indirette (Scope 3). Lo stesso si può dire per le attività legate alle emissioni di prodotti e servizi che vengono regolate da standard riconosciuti a livello internazionale.

Ma tale stima deve rappresentare una base di partenza. Che cosa fare con quel dato? Come interpretarlo? Sono queste le vere domande a cui ogni azienda è chiamata a rispondere per dare un vero valore alle informazioni raccolte ed è qui che tecnologia e innovazione possono aiutare a orientarsi. Nel nostro caso, utilizziamo la tecnologia per creare nuove esperienze per i consumatori dei nostri clienti, rendendo disponibili informazioni sull’impatto climatico di prodotti e servizi aggregando, categorizzando e confrontando migliaia di dati in tempo reale attraverso i nostri algoritmi.

Per una startup che si lancia su questo mercato quanto è difficile farsi largo tra i competitor?

Il mercato è in evoluzione e come tale anche i player che lo compongono. Per questo motivo, è fondamentale da un lato rendere il proprio business sempre più scalabile, dall’altro avere ben chiaro il posizionamento e i fattori chiave che rendono sempre unica la value proposition della startup. La presenza di grandi player in questo settore è una semplice attestazione della bontà di quanto stiamo facendo e delle potenzialità del mercato. Stiamo tutti lavorando per risolvere la crisi climatica attuale: andiamo quindi nella stessa direzione, come compagni di viaggio.

 

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