2022: nubi all’orizzonte per l’anno cruciale per l’avvio del PNRR
Il Caffè Digitale


La guerra in Ucraina e l’impatto sulla situazione economica e politica in Europa e Italia pongono degli interrogativi anche per quanto riguarda l’attuazione e lo sviluppo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Come, infatti, affermato di recente dal Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, «l’aggravarsi degli scenari internazionali potrebbe mettere a repentaglio la realizzazione di alcuni obiettivi inseriti nel PNRR»; il riferimento è in modo particolare ai problemi energetici, dovuti, come noto, ad una eccessiva dipendenza dell’Italia dal gas russo per la produzione elettrica (come ricordato dal Ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, un terzo dell’energia consumata in Italia è elettricità, di cui circa il 60% è prodotto dal gas).
L’instabilità geopolitica e l’incertezza a cui tale scenario ci costringe rischiano di rallentare l’attuazione del Piano in uno dei momenti più decisivi per la sua buona riuscita: dopo aver conseguito in tempo tutti i 51 obiettivi (sia qualitativi sia quantitativi) in scadenza il 31/12/2021, il 2022 rappresenta il reale banco di prova per il successo del Piano; per diverse ragioni:
- l’elevato numero di obiettivi da raggiungere (100 dal valore di oltre 40 miliardi di euro),
- l’avvio atteso della fase attuativa di molti interventi rilevanti per realizzare gli obiettivi generali del Piano e la conseguente forte accelerazione degli investimenti (aspetto che porterà a valutare l’effettiva capacità di spesa e rendicontazione del Governo e delle organizzazioni coinvolte,
- se il 2021 è stato caratterizzato da un «decollo morbido» degli investimenti e delle riforme necessarie alla loro realizzazione, in cui il raggiungimento delle scadenze è stato agevolato dalla loro natura (si è trattato principalmente di realizzare “milestones”, ovvero condizioni abilitanti più che progetti veri e propri), per il 2022 è atteso un significativo aumento del numero di obiettivi quantitativi (target) da conseguire: 17 nel 2022 contro i 2 dello scorso anno.
- Tale tendenza viene confermata dai dati relativi all’avanzamento finanziario del Piano: ad oggi risultano spesi circa 5,1 miliardi collegati principalmente a linee di intervento avviate già prima del Piano (settore ferroviario, ecobonus, Transizione 4.0, digitalizzazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici).
Nel dettaglio, entro la fine del 2022, dovranno essere avviati importanti investimenti nell’ambito dei due pilastri del Next Generation EU e del PNRR (la transizione digitale ed ecologica), le cui due amministrazioni titolari (rispettivamente il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale e il Ministero della Transizione Ecologica) saranno chiamate ad effettuare gli sforzi maggiori.
In relazione al primo tema, la transizione digitale, entro la fine di quest’anno dovranno partire progetti dal valore complessivo di circa 19,8 miliardi (dei quali sono stati assegnati circa 9,5 miliardi, il 48% del totale) e relativi principalmente a:
- digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (realizzazione del Polo Strategico Nazionale) e istituzione della Nuova Agenzia per la Cybersecurity,
- Piano Italia 1 Giga e avvio delle attività per la copertura del 5G,
- Le iniziative sulla space economy,
- attività nell’ambito della sanità digitale (le cui iniziative saranno attuate entro l’estate 2022 e riguarderanno soprattutto lo sviluppo della piattaforma per la telemedicina nazionale e i progetti di telemedicina e assistenza da remoto).
Per quanto riguarda, invece, il Ministero della Transizione Ecologica, entro giugno 2022, sono attesi bandi dal valore di circa 12,5 miliardi. Gli adempimenti da portare a termine riguarderanno principalmente:
- il programma nazionale per la gestione dei rifiuti,
- la riforma dell’economia circolare,
- la digitalizzazione dei parchi nazionali,
- le attività di ricerca e sviluppo sull’idrogeno,
- la semplificazione delle procedure per l’efficientamento energetico.
Oltre a tali progetti, sempre per l’anno in corso, è atteso lo sviluppo di iniziative relative alle altri Missioni del Piano, quali, ad esempio, l’avanzamento delle attività relative alla sanità territoriale e alla realizzazione delle Case di comunità (M6), alla riforma in ambito scolastico per i percorsi di ingresso degli insegnanti (M4) o sulle politiche attive del lavoro (M5), ai collegamenti ferroviari ad alta velocità, al potenziamento delle linee regionali e alla digitalizzazione della catena logistica (M3).
Per alcuni dei progetti in essere (Reti ultraveloci, banda ultralarga e 5G, Isole verdi, realizzazione del Polo Strategico Nazionale) sono già stati pubblicati i relativi bandi (la cui scadenza è prevista per fine marzo), mentre per altri (Green Ports, MaaS, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, sviluppo del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario) si è già in fase di esame delle proposte (essendo stati avviati i bandi lo scorso anno). Va, tuttavia, precisato che nella maggior parte dei casi le risposte ai bandi sono state esigue o addirittura nulle (si pensi al bando relativo alle Isole Minori, andato deserto e ripubblicato) mentre in altri sono state rilevate numerose defezioni una volta concluse le procedure di selezione (come, ad esempio, è avvenuto per il reclutamento degli esperti nella Pubblica Amministrazione). Tali problematiche potrebbero rappresentare ulteriori ostacoli e/o fattori di rallentamento alla corretta attuazione del Piano: in particolare, il rischio che alcune gare vadano deserte potrebbe crescere anche per il costante aumento della disponibilità e dei costi delle materie prime e dal caro energia. Tali fattori fanno sì che si parla sempre più di un possibile “redeployment” del PNRR, ovvero di una revisione e ridistribuzione delle risorse finanziarie del Piano volta ad aumentare l’assegnazione delle risorse agli obiettivi con maggiori garanzie di realizzazione
A tali fattori, di natura esogena, se ne aggiungono altri che potremmo considerare “endogeni”, da ricondurre, cioè, a problematiche relative all’impostazione del Piano, nonché alle sue modalità di articolazione e declinazione sulla struttura della Pubblica Amministrazione. Uno di questi riguarda, ad esempio, l’effettiva quota delle risorse finanziarie del PNRR destinata agli investimenti in tecnologia digitale, aspetto che assume rilievo soprattutto se si considera l’importante ruolo che viene attribuito al Piano per promuovere la trasformazione digitale dell’Italia. Al riguardo, The Innovation Group ha di recente avviato il servizio di monitoraggio e advisory “PNRR Tracking”, volto appunto a identificare le principali opportunità per il mercato digitale derivanti dal PNRR. Dall’attività di analisi (relativa a 41 investimenti)[1] è emerso che il valore totale degli investimenti considerati da avviare entro il 31/12/2022 è pari a 73,1 miliardi, dei quali si stima che la spesa effettiva in tecnologia digitale sarà 38,1 miliardi (il 52,1% del valore complessivo degli investimenti considerati).
Tabella 1. Investimenti in tecnologia digitale con milestone e target da conseguire entro il 2022 – Valori globali
(Anni di riferimento 2021-2022)
Livello componente digitale | Valore investimenti | N° investimenti |
Alto | 31.820.700.000 | 11 |
Medio | 4.500.000.000 | 7 |
Basso | 1.780.000.000 | 23 |
Tot. | 38.100.700.000 | 41 |
I fattori di cui si discute, relativi sia alle caratteristiche del PNRR sia a fenomeni da ricondurre all’attuale contesto macro-economico e geopolitico, aprono, dunque, diversi interrogativi sullo stato di avanzamento del Piano e soprattutto sull’effettiva capacità di raggiungere gli obiettivi per cui è stato concepito. Tali obiettivi, si precisa, non rappresentano soltanto la realizzazione dei progetti del Piano che, seppur rilevanti, devono essere piuttosto considerati come condizioni abilitanti per innescare strategie, modelli e meccanismi virtuosi per promuovere una crescita economica di lungo periodo, aumentare la capacità di spesa del Paese, gettare le basi per uno sviluppo sostenibile, avviare la trasformazione digitale per aumentare la competitività di imprese ed amministrazioni pubbliche. In questo senso, dunque, il 2022 rappresenta l’anno decisivo per il successo del Piano ed è per tali ragioni che bisognerà affrontare al meglio le sfide e gli ostacoli verso cui inevitabilmente si andrà incontro.
[1] L’analisi è relativa ai soli investimenti all’interno del Piano per cui è stata rilevata la presenza della componente digitale con milestone e target conclusi (o per cui è stata avviata un’attività) nel 2021 e con milestone e target da concludere nel 2022.
