È ormai riconosciuto che l’esperienza vissuta durante il lockdown (e che sta coinvolgendo ancora molte aziende) non possa definirsi propriamente smart working quanto piuttosto una forma di organizzazione del lavoro che potremmo considerare ibrida
Come già riportato il mese scorso, l’emergenza Covid-19 ha avuto impatti significativi sul mercato digitale con conseguenze rilevanti soprattutto in alcuni settori considerati, prima della crisi epidemica, in crescita.
Il Covid-19 è il Cigno Nero del 21esimo secolo, in grado di causare una recessione ed una crisi globale senza precedenti e di ridisegnare completamente le dinamiche dei mercati finanziari e dell’economia reale sia lato domanda sia offerta.
Come è successo per molti settori, anche nella PA la crisi ha portato all’accelerazione di processi già in atto ma che in condizioni di normalità avrebbero richiesto tempi più lunghi. Come è avvenuto? Se ne è parlato alla web conference di TIG in cui, tra gli altri, è intervenuta la Ministra per la PA Fabiana Dadone.
Bisognerebbe domandarsi se il forte aumento nella domanda di strumenti e soluzioni digitali registrato in questi mesi sia stato accompagnato dalla definizione di adeguati piani strategici e di investimento o se si sia trattato piuttosto di un intervento urgente reso necessario da una situazione di emergenza.
Si è più volte discusso degli impatti che la crisi pandemica sta avendo sul mercato digitale. Lo scenario, pur essendo ritenuto nel complesso positivo, merita in realtà un’analisi più approfondita.
Sebbene in Italia la diffusione delle Fintech sia avvenuta cinque anni dopo l’affermazione del fenomeno nel mondo, l’interesse per queste realtà è andato aumentando di anno in anno
Promuovere la trasformazione digitale in azienda vuol dire innanzitutto migliorare la relazione con il cliente, conoscerlo meglio, riuscire ad intercettare le sue preferenze con facilità e aumentarne, quindi, la Customer Experience.