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L’effetto dirompente dell’Intelligenza Artificiale nel Business

Il valore aggiunto che l’Intelligenza Artificiale e l’utilizzo dei dati sono in grado di apportare a qualsiasi organizzazione ne riconosca la rilevanza strategica è ormai universalmente riconosciuto ma simili progetti devono essere supportati da strategie adeguate. La discussione è stata affrontata all’AI & Data Summit di The Innovation Group.

Business Analytics, Data Management e Artificial Intelligence sono le principali iniziative della funzione ICT nel 2019 (intraprese dal 63% degli IT Manager), seguono progetti in ambito Security/Risk Management (61%) e strategie di Cloud Transformation (40%). A rilevarlo è la Digital Business Transformation Survey 2019 condotta da The Innovation Group e presentata lo scorso 3 ottobre in occasione dell’AI & Data Summit.

Durante l’evento il tema è stato affrontato con esponenti del mondo aziendale, accademico e della ricerca per discutere come creare, a partire da strategie data driven, un business aziendale competitivo. Al riguardo si è discusso su quali tecnologie investire per creare e abilitare un’infrastruttura in grado di supportare i cambiamenti in atto: d’interesse è stata la testimonianza di Massimo Natale, Lead Data Scientist, Generali che ha parlato di come all’interno di Generali vengano sviluppati progetti basati su tecnologie di Machine Learning e di come si stia investendo in modo particolare su tecnologie di computer vision, ritenute quelle che nei prossimi anni avranno il maggior impatto sulla customer experience dei clienti.

Si è, inoltre, discusso sull’importanza di possedere dati di qualità e “degni di fiducia”: quello del trust e dell’accountability è un tema che sta assumendo sempre maggiore rilevanza sia all’interno dell’azienda sia nella relazione con il cliente. Il ruolo della “Decision Intelligence” risulta ancora più importante se si tiene conto che nella realtà si verificano molteplici situazioni in cui le decisioni prese in modo automatico da un sistema artificiale sono ritenute indesiderabili.

Non è mancata, infine, l’attenzione ad aspetti e questioni etiche: la rivoluzione digitale deve passare inevitabilmente per un nuovo “umanesimo”, una sfida che impatta sia sulle risorse umane (come creare i professionisti del futuro?) sia in termini in policy (quale ruolo spetta al policy maker?). La questione è stata affrontata con Stefano Quintarelli, Member of the AI High Level Expert Group, European Commission secondo cui al regolatore spetta il compito di ridefinire le regole di accesso al mercato; Maurizio Ferraris, Ordinario di filosofia teoretica, Università degli Studi di Torino che ha definito i cambiamenti in atto una “rivoluzione documediale” in grado di generare una nuova tipologia di welfare digitale; Stefano Firpo, Direttore Generale, Mediocredito Italiano, secondo cui i dati producono nuove (potenti) forme di potere; Giorgio De Michelis, Professore di Informatica Teorica e Sistemi Informativi, Università Milano Bicocca e Matteo Palmonari, Professore Associato, DISCo, Università degli Studi di Milano Bicocca che hanno ricordato la necessità di regolare il profondo gap che si sta vivendo nell’attuale trasformazione economica e sociale.

Oracoli: dalla TV in bianco e nero agli Algoritmi

Sentiment/Big Data analysis e omnicanalità per sviluppare una conversazione crossmediale mentre si sta mandando in onda un programma TV per comprenderne l’atteggiamento degli spettatori: sono queste le principali strategie messe in atto dalla Rai per promuovere un cambiamento radicale nell’industria televisiva e digitalizzare l’intera offerta. Ne ha parlato Massimo Rosso, ICT Director, Rai.

È necessario – afferma Rosso – dotarsi di nuove conoscenze e competenze che non sono più solo tecnologiche ma anche in grado di comprendere l’animo umano. I cambiamenti in atto assumono, infatti, una forte valenza sociale: ogni evento crea fortissime polarizzazioni e contrasti che rendono necessario utilizzare KPI per promuovere la coesione. Per queste ragioni oggi si crea verso l’algoritmo una fiducia in precedenza destinata al brand.

Data strategy in FSI: approcci bottom-up e interoperabilità delle risorse

Stefano Casalegno, Head of digital & data science FS Technology, FSI ha parlato della data strategy sviluppata all’interno di FSI per mettere a fattor comune l’utilizzo di dati, tecnologie e competenze, un esigenza partita dal Business, che ha richiesto l’adozione di una visione trasversale su necessità, competenze e opportunità e che ha portato alla centralizzazione delle risorse IT in un’unica area composta da due sezioni principali, una dedicata alla “Governance”, l’altra alla “Ricerca e Sviluppo”.

 

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