Nella fase più acuta dell’emergenza Covid-19 il sistema sanitario nazionale è stato messo a dura prova. Quali erano le criticità pregresse che hanno impedito in alcuni casi una gestione efficace dell’emergenza? Quale sarà il ruolo delle tecnologie digitali e della scienza dei dati a supporto della sanità del Paese?
Con il Covid-19 per l’industria bancaria il timore è stato dover affrontare una crisi ancora più difficile di quella finanziaria del 2008. In realtà per molte delle sfide affrontate il mercato era pronto: in alcuni casi sono stati accelerati dei fenomeni già in atto. Le vere incognite riguardano il «New Normal».
Durante l’emergenza il ricorso allo smart working è stato reso molto più facile per i datori di lavoro (nel pubblico e nel privato) essendo stati alleggeriti alcuni vincoli burocratici. Con la ripresa, in molti puntano a mantenerlo avendo verificato con mano i benefici del nuovo paradigma.
La diffusione della pandemia ha, infatti, reso necessaria, ancora di più nel settore sanitario, una riorganizzazione dei servizi e degli spazi nel più breve tempo possibile, provocando anche in questo caso un cambiamento senza precedenti e generando una nuova consapevolezza sia tra gli operatori sia tra i policy maker sulla necessità di fornire un’adeguata attenzione all’e-Health del Paese.
Il Covid-19 ha influito sensibilmente sulle abitudini dei cittadini provocando cambiamenti significativi anche nella domanda dei servizi di mobilità. L’utilizzo della tecnologia sarà essenziale anche per lo sviluppo di città intelligenti e sostenibili.
La pandemia ci ha colti impreparati, tutti. Ciò è comprensibile, ma non lo sarebbe, così come neanche sarebbe giustificabile se la transizione per uscire dall’emergenza ci cogliesse di nuovo impreparati per gestire il dopo.
Come è successo per molti settori, anche nella PA la crisi ha portato all’accelerazione di processi già in atto ma che in condizioni di normalità avrebbero richiesto tempi più lunghi. Come è avvenuto? Se ne è parlato alla web conference di TIG in cui, tra gli altri, è intervenuta la Ministra per la PA Fabiana Dadone.
Chiedersi se la pandemia possa costituire un motivo di forza maggiore è più che legittimo. Non si può pensare però di ricevere una risposta veloce ed univoca!