Nell’ultimo anno il mercato digitale ha vissuto un momento di forte discontinuità rispetto al passato. Il futuro è incerto ma possiamo partire dal comprendere «ciò che non siamo e ciò che non vogliamo».
A causa di diversi driver culturali, a lungo, non si è stati capaci di guardare la realtà per come si presenteva, fin quando non è arrivata la crisi.
La crisi attuale una sfida globale senza precedenti con signifativo impatto sanitario, economico, sociale e geopolitico. Inoltre, la pandemia ha messo in discussione una parte degli equilibri della quotidianità a livello individuale e di sistema Paese.
La pandemia ha dimostrato negativamente che esiste il continuum of care, poiché nel giro di pochi giorni la crisi si è propagata lungo tutto la continuità di cura iniziando dalla fase più acuta, fino ad arrivare alla prevenzione, alla diagnosi, oltre che alla fase riabilitativa.
Come raccogliere i Big Data e comprendere come utilizzarli al meglio? Quali saranno le esigenze per utilizzare questi dati? Quali i limiti che rendono più difficile questi progetti in grandi organizzazioni o in città che puntano a diventare delle smart city? L’esperienza di Talend.
Prima della definitiva evidenza di una crisi di scala mondiale, con tutti gli effetti che stiamo oggi vivendo, il nostro Paese viveva una condizione già di evidente complessità sul tema della mobilità.
Negli ultimi anni la Commissione Europea ha prestato grande attenzione all’ambito della cybersecurity: nel 2013 si è partiti con una strategia cybersecurity europea che ha portato alla Direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (Direttiva Nis) entrata in vigore nel 2016.
L’Italia potrebbe ricevere dall’Europa circa 230 miliardi di euro: condizione necessaria perché ciò accada è che tali risorse vengano utilizzate per avviare riforme strutturali nel nostro Paese. Le parole d’ordine sono transizione al digitale e green economy.