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Mobilità “green”: Italia indietro, ma qualcosa si muove

A cura di Anna NocellaThe Innovation Group

La crescente urbanizzazione e l’aumento dei livelli di inquinamento hanno evidenziato la necessità di assicurare una pianificazione efficiente e sostenibile dello sviluppo urbano. La riduzione delle emissioni di anidride carbonica è diventata una priorità e in questo quadro il tema della mobilità assume un ruolo centrale nella salvaguardia dell’ambiente.

La razionalizzazione della mobilità urbana può consentire la riduzione del 40% delle emissioni di CO2 e ridurre le esternalità negative come la congestione o l’inquinamento acustico, consentendo un miglioramento della vivibilità delle città.

Gli interventi necessari a rendere il sistema di trasporti efficiente e competitivo riguardano il potenziamento e l’ottimizzazione dei trasporti pubblici locali, la promozione della smart-mobility (con particolare attenzione al car sharing e al bike sharing) e il sostegno all’adozione di veicoli “green”.

Il passaggio da veicoli a motore a scoppio a quelli a combustibile alternativo è un percorso già avviato in molti paesi esteri, ed in particolare in nord Europa: i Paesi Bassi e la Norvegia hanno bandito la vendita di auto alimentate a benzina e a gasolio a partire dal 2025; sulla stessa scia, anche in Germania a partire dal 2030 sarà possibile immatricolare solo veicoli ad emissioni zero.

Le politiche pubbliche hanno un ruolo centrale nella promozione della mobilità green, come dimostra il caso della Norvegia: regimi fiscali agevolati per auto elettriche, assenza di imposte e IVA, esenzione dai pedaggi, parcheggi gratuiti, permesso di circolare sulle corsie dei mezzi pubblici hanno favorito la diffusione di veicoli elettrici ed ibridi; a marzo del 2016 le immatricolazioni di veicoli eco-friendly ha rappresentato il 36,7% del totale e anche i passaggi di proprietà di auto elettriche usate hanno registrato una crescita.

Per stimolare l’adozione di veicoli elettrici ed ibridi appare indispensabile dotare il territorio di un’infrastruttura di ricarica capillare. In Giappone, Paese che crede fortemente nella mobilità green, sforzi congiunti del governo e delle case automobilistiche hanno consentito nel 2016 il sorpasso delle colonnine di ricarica sui tradizionali distributori: come evidenziato da un’indagine condotta da Nissan, le stazioni di ricarica per i veicoli elettrici sono ben 6.000 in più delle stazioni per la benzina, il gasolio e il gas. Anche gli Stati Uniti hanno recentemente approvato un provvedimento che mira a sviluppare la rete di punti di ricarica e a migliorare le prestazioni degli stessi: sono stati stanziati 4,5 miliardi di dollari che serviranno, grazie ad una partnership fra governo, case automobilistiche, facility di energia e società di gestione delle colonnine di ricarica, ad implementare una rete di ricarica ultraveloce. Altresì in Europa non mancano gli investimenti a favore dell’infrastruttura di ricarica: in Germania, al miliardo messo a disposizione per gli incentivi all’acquisto di veicoli a zero emissioni si affiancano 300 milioni di euro da destinare al potenziamento dell’infrastruttura nel periodo 2017-2020.

Sebbene attualmente le auto elettriche rappresentino solo l’1% del totale dei veicoli, uno studio del Bloomberg New Energy Finance predice che nel 2040 la quota salirà al 35%, con un costo medio delle auto inferiore a 20.000 euro. Nondimeno, il 2015 è stato un anno di svolta per la mobilità green: un rapporto dell’International Energy Agency indica che il numero di auto elettriche in circolazione a livello mondiale si è attestato a 1.260.000, cifra quasi doppia rispetto all’anno precedente. La Cina assume il ruolo da capofila, con 200.000 esemplari venduti, seguita dagli Stati Uniti, con 100.000 nuove immatricolazioni. Nel Vecchio Continente, alla già citata Norvegia si affiancano i Paesi Bassi, dove la quota di mercato raggiunta dalle auto elettriche si attesta al 9,7%; in Gran Bretagna, Francia e Svezia la diffusione di veicoli a zero emissioni ha superato la soglia dell’1%.

Al contrario, in Italia la diffusione di veicoli eco-friendly non supera lo 0,1% ed è principalmente concentrata nei grandi centri metropolitani. Le barriere allo sviluppo della mobilità elettrica in Italia sono state evidenziate agli Stati Generali della mobilità elettrica, nell’ambito dei quali Enel, A2A, Gruppo Hera e Class Onlus hanno presentato la cosiddetta “Carta di Arese”. Il documento, titolato “Piattaforma d’indirizzo strategico per la mobilità elettrica in Italia”, identifica 4 macro-interventi da implementare nel breve periodo affinché il settore raggiunga un’adeguata maturità tecnologica e commerciale. Gli interventi riguardano:

  • incentivi economici al fine di ridurre il costo d’acquisto dei veicoli elettrici e renderlo più vicino a quello delle auto a combustione interna;
  • sostegno economico e funzionale alla realizzazione di un’infrastruttura di ricarica capillare in tempi rapidi;
  • coordinamento dell’infrastrutturazione, con l’identificazione a livello nazionale di procedure, criteri di localizzazione e caratteristiche tecniche ideali, consentendo uno sviluppo armonico della rete;
  • identificazione e definizione di strumenti normativi che possano regolare questioni come la gestione della sosta presso i punti di ricarica o il ritiro, riutilizzo e smaltimento delle batterie.

A seguito della Carta di Arese, il Governo italiano ha recentemente stanziato 500 milioni di euro a sostegno della mobilità green, che saranno impiegati per abbattere il costo delle auto elettriche mediante l’applicazione di un’aliquota IVA del 4% e la concessione di detrazioni fiscali; un ulteriore fondo di 32 milioni di euro sarà dedicato allo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica: il Ministero dei Trasporti ha annunciato la volontà di installare decine di distributori sulle principali dorsali del Paese, passando dalle attuali 763 colonnine di ricarica a ben 20.000 nel giro di due anni. Lo scopo delle iniziative governative è quello di recuperare il gap di adozione dei veicoli green nei confronti degli altri paesi europei.

 

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