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L’innovazione efficiente fa leva sulla corretta architettura

N. Aprile 2020

a cura di Roberto Bonino,
Giornalista di Technopolis e ICTBusiness.it,
Indigo Communication

 

Non si finisce mai di ripetere che la trasformazione digitale richiede una strategia che scaturisca dai ruoli apicali di un’azienda e abbia notevoli impatti organizzativi. Tuttavia, il cambiamento non può che far leva su un’architettura a propria volta pronta a sostenere la velocità e la flessibilità richieste per affrontare quella che appare come una rivoluzione nel modo di fare impresa.

I sistemi che si stanno costruendo oggi sfruttano le trasformazioni radicali che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, in particolare dal punto di vista tecnologico. L’hardware è stato oggetto di considerevoli innovazioni. La memoria costa molto meno oggi rispetto a un tempo. Le reti sono diventate molto più veloci, affidabili e flessibili. L’affermazione del cloud, ma anche l’uso dei data center hanno profondamente cambiato il modo in cui produciamo e archiviamo i dati.

Anche lo sviluppo delle applicazioni è cambiato completamente negli ultimi anni. Quando la programmazione orientata agli oggetti non esisteva, ci si affidava ai sistemi relazionali e alla rigidità insita in essi. Oggi, invece, assistiamo all’adozione diffusa di una programmazione più flessibile, quasi senza più produzione di codice, per supportare strutture di dati più complesse e relazioni, anch’esse più complesse, tra questi dati.

I principi delle nuove architetture

Sulla scorta di questi recenti progressi, le architetture della nuova era devono essere fondate sulla memoria e sulla rete, per accelerare la trasmissione dei dati alle applicazioni. In passato, invece, era necessario disporre di memoria per accedere a un disco, con l’effetto di rallentare drasticamente il sistema.

Per soddisfare le esigenze contemporanee, l’architettura deve essere anche in grado di spostare rapidamente i dati e tenerli il più vicino possibile al luogo in cui vengono elaborati. Inoltre, deve anche poter isolare i carichi di lavoro, consentendo l’implementazione simultanea dell’uno o dell’altro sullo stesso set di server, senza che questi ne risentano in prestazioni.

Un’altra priorità è la localizzazione dei dati, che dovrebbero essere disponibili laddove avviene un’interazione (fra un commerciale e un cliente, fra un oggetto connesso e un sistema di elaborazione e così via), in modo da poter contare su un allineamento in tempo reale spesso indispensabile per fare business o creare nuove opportunità. Le informazioni devono risiedere il più possibile sui dispositivi, tenendo però conto che alcune possono non essere controllate direttamente dall’interno dell’azienda e devono quindi essere protette in modo adeguato. I dati periferici sono la chiave della flessibilità dinamica necessaria per la prossima generazione di applicazioni.

Infine, le architetture It devono essere implementate in modo da consentire alle applicazioni di funzionare in qualsiasi ambiente, che sia on-premise, su cloud o multicloud, su server white label o container virtualizzati. Non necessariamente questo implica rifacimenti significativi dei sistemi informativi, ma un loro assessment appare il primo passo per individuare le aree di ottimizzazione.

 

 

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