L’IMPATTO DEL CORONAVIRUS SUI MERCATI E SULL’ECONOMIA MONDIALE
L’impatto del Coronavirus sui mercati e sull’economia mondiale

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L’Ocse rivede al ribasso le stime di crescita del Pil globale per il 2020 e dichiara l’economia mondiale a rischio a causa dell’emergenza Coronavirus. Quali conseguenze dobbiamo aspettarci per il mercato digitale? Abbiamo individuato le principali fonti sul tema per provare a capire cosa sta realmente accadendo.

Coronavirus: Ocse, economia mondiale a rischio, taglia Pil globale 2020 a +2,4% (RCO)

L’Ocse, nel suo “Interim Economic Outlook”, riduce di mezzo punto (rispetto a novembre 2019) le stime di crescita del Pil globale, portandole a +2,4% e punta a un +3,3% nel 2021 (+0,3 punti rispetto alle previsioni precedenti). In particolare, secondo l’Organizzazione, il Pil della Cina aumenterà nel 2020 del 4,9% (contro il 5,7% pronosticato a novembre), mentre per il 2021 si prospetta un aumento del +6,4% (+0,9% rispetto alle precedenti stime). Per l’Italia la stima è di una crescita zero per il 2020 (da +0,4% indicato a novembre), mentre per il 2021 viene confermato il +0,5%.

A fronte di questa situazione, l’Ocse avverte che i «i governi dovranno agire rapidamente per superare il coronavirus e il suo impatto economico». L’invito è ad “agire multilateralmente” per rafforzare i sistemi sanitari, ripristinare la fiducia e la domanda dei consumatori e limitare gli effetti negativi sulle catene di approvvigionamenti.

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Il prezzo del coronavirus per l’industria della tecnologia

Secondo la società di consulenza Greenlight Insights nelle prossime settimane diminuirà in maniera significativa il traffico merci tra Cina e Stati Uniti: «ci saranno almeno 80 navi container che non viaggeranno e 350mila container in meno consegnati dalle fabbriche cinesi».

Secondo l’analisi alcuni settori saranno meno colpiti di altri come, ad esempio, quello della produzione di memorie e processori: nonostante la maggior parte delle aziende tech abbiano fabbriche in Cina o a Taiwan, si tratta di impianti ad altissima automazione che richiedono un intervento di manodopera minimale e che quindi riescono a mantenere la produzione praticamente invariata pur riducendo il personale. Diverso il caso per il settore degli impianti in fibra ottica, dell’IoT e del 5G, che si prevede sarà fortemente impattato dalla crisi in corso. Al riguardo alcuni grandi produttori come Huawei hanno reagito con piani di contingentamento e riavviando la produzione delle loro fabbriche.

Inoltre, centinaia di aziende cinesi (soprattutto hi-tech) chiederanno prestiti bancari per un totale stimato di almeno 8,2 miliardi di dollari per riuscire a superare l’impatto del coronavirus, mentre Apple ha comunicato che si aspetta di non raggiungere le sue previsioni per il trimestre in corso a causa della chiusura di tutti i negozi in Cina.

Coronavirus, Microsoft e Google vorrebbero spostare la produzione fuori dalla Cina nel frattempo Apple annuncia possibili ritardi nella produzione degli iPhone12

Sia Google che Microsoft starebbero cercando di spostare la produzione dei propri dispositivi dalla Cina al sud-est asiatico, nel tentativo di attenuare i danni economici derivanti dalla chiusura delle fabbriche hi-tech cinesi a causa dell’epidemia di Coronavirus. A riportarlo è Nikkei Asian Review secondo cui i Paesi prescelti, Vietnam e Thailandia, dovrebbero offrire una manodopera più economica. Si tratta probabilmente di una decisione a cui le due aziende stavano già pensando a causa del perdurare della guerra commerciale tra Usa e Cina; in questo senso il Coronavirus non avrebbe fatto altro che accelerare i tempi.

Nel frattempo il blocco dei voli Usa-Cina (causato dal Coronavirus) potrebbe rallentare la produzione dell’iPhone 12 e quindi il suo ingresso sul mercato (previsto per il prossimo autunno).

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Smartphone, Pc e wearable: il coronavirus non fa sconti

La società di ricerche di mercato cinese TrendForce ha stimato per gli smartphone un probabile calo di produzione del 12% nel primo trimestre 2020 (sul primo trimestre 2019): un impatto “relativamente alto”, spiegano gli analisti, dovuto al fatto che questo mercato si fonda in modo massiccio sulla necessità di manodopera. Inoltre, la carenza di componenti come i moduli delle fotocamere potrebbe rallentare la produzione di telefoni anche nel secondo trimestre. Per l’intero 2020, al momento, si prevede un calo di produzione dell’1,3%; tuttavia, secondo gli analisti, nel 2020 la produzione di smartphone potrebbe essere inferiore alla stima: molto dipenderà dall’evoluzione dello scenario medico e dalla capacità di contenere i contagi nel corso delle prossime settimane, nonché dagli impatti del coronavirus sul Pil della Cina e di altri mercati. Previsti cali anche per i volumi di notebook immessi sul mercato nel 2020 (-1,4%) ed effetti negativi per la produzione di smartwatch, bracciali fitness e altri dispositivi indossabili.

Coronavirus, la Cina continua a puntare sul 5G

L’impatto del coronavirus sta avendo delle ricadute anche sulle previsioni per le consegne di smartphone 5G a livello mondiale e le conseguenze sulla produzione e la supply chain dell’intero settore tecnologico preoccupano gli osservatori. Per tali ragioni il ministero dell’Industria e delle tecnologie dell’informazione della Cina ha esortato i principali operatori di telecomunicazioni a valutare tempestivamente l’impatto sulle proprie aziende dell’epidemia di coronavirus e ad accelerare la costruzione della rete 5G, sottolineando, altresì, la necessità per le società di telecomunicazioni di ottimizzare i piani di costruzione della rete 5G.

La Cina ha, inoltre, esteso l’uso della tecnologia 5G per contrastare l’epidemia in corso, consideratone anche l’ampio utilizzo in settori quali, ad esempio, lo smart working, l’educazione digitale, la diagnosi di malattie a lunga distanza. Il principale operatore di telecomunicazioni China Unicom ha annunciato che lavorerà con China Telecom per completare la costruzione di 250.000 stazioni base 5G in tutto il Paese entro la fine del terzo trimestre.

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