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L’ ICT MONDIALE PUNTA SULL’ITALIA: MODA O NUOVA OPPORTUNITÀ?

A cura di Camilla BelliniAnalyst, The Innovation Group

Negli ultimi anni si è assistito ad una significativa crescita di annunci da parte di multinazionali straniere dell’ICT che affermano di voler investire risorse, competenze e denaro nel nostro Paese. Questo trend si è particolarmente rafforzato negli ultimi mesi, con gli annunci in serie di Amazon, Apple, Cisco e IBM di voler mettere a disposizione risorse e creare centri di competenza per supportare il processo di trasformazione digitale in Italia. In particolare, le aree in cui questi annunciati investimenti si concretizzano riguardano, da un lato, lo sviluppo nei centri universitari italiani di competenze e know-how relativi alle tecnologie più innovative (l’Artificial Intelligence, il Cognitive Computing e le Mobile Application), e il sostegno alle start up innovative italiane; dall’altro, l’acquisizione di imprese tecnologiche italiane, in ambito Cloud e Internet of Things.

Nel primo caso, particolarmente significativo è l’annuncio di Cisco dello scorso gennaio, quando a seguito dell’incontro tra il CEO Chuck Robbins, l’AD di Cisco Italia Agostino Santoni e il Primo Ministro Matteo Renzi, l’azienda americana ha presentato un piano di investimenti strategici per l’ammontare di 100 milioni di dollari nel triennio 2016-2018. Tra le iniziative annunciate si conta un programma (Networking Academy) che ha l’obiettivo di fornire le competenze digitali necessarie al Paese, soprattutto in contesti come l’Internet of Things, l’Industria 4.0 e la cybersecurity. Pochi mesi dopo è stato poi il turno di IBM, che a marzo ha annunciato l’apertura del primo Centro di Eccellenza europeo di Watson Health a Milano, a supporto del progetto del governo del polo di ricerca milanese Human Technopole Italy 2040. In particolare, l’obiettivo del centro di eccellenza targato IBM, per cui l’azienda americana prevede di investire 135 milioni di euro, è quello di riunire competenze e cervelli per sviluppare nuove applicazioni in ambito sanitario a partire dai Big Data e dal Cognitive Computing.

Anche grandi Internet Vendor globali, tra cui spiccano Google, Apple e Amazon, hanno dimostrato interesse per l’Italia, annunciando l’apertura di nuovi centri di sviluppo e di laboratori universitari che, partendo dalle loro tecnologie, possano generare nuove applicazioni e innovazioni per le loro piattaforme e marketplace. È quanto hanno annunciato, ad esempio, Apple e Google: nel primo caso, l’azienda di Cupertino ha reso pubblica lo scorso gennaio la creazione in Italia del primo IoS App Development Center al mondo (è stato in seguito confermato che sarà ospitato dall’Università Federico II di Napoli), «per fornire agli studenti competenze pratiche e formazione sullo sviluppo di App iOS per l’ecosistema di app più innovativo e vivace al mondo», come ha affermato durante l’inaugurazione dello scorso anno accademico dell’Università Bocconi; nel caso di Google, l’azienda, tramite Injenia, Premier Partner di Google in Italia, ha invece presentato, presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Bologna, l’Innovation Development Center, un laboratorio ad alto contenuto tecnico a cui possono accedere sia studenti sia aziende per sviluppare nuovi progetti innovativi utilizzando tecnologie Google in ambiente Cloud.

D’altra parte, recentemente anche le stesse aziende innovative italiane sono entrate nel mirino dei grandi player ICT internazionali, come hanno dimostrato le attività di M&A di Accenture e Microsoft. Nel caso di Microsoft, lo scorso maggio l’azienda ha annunciato l’acquisizione (la prima in Italia per la società dii Redmond) di Solair, azienda bolognese attiva nell’ambito dell’Internet of Things; più recentemente, Accenture ha invece annunciato l’acquisto di New Energy Group, azienda con sede a Roma specializzata in soluzioni Salesforce, dimostrando di voler rafforzare il proprio posizionamento “cloud first” assorbendo know- how e competenze di matrice italiana.

A fronte di questi annunci, dell’orientamento delle iniziative e dei progetti presentati appare evidente che qualcosa si sta movendo nel Paese: occorre però prima di tutto cercare di capire il perché proprio l’Italia sia stata scelta come pioneer di nuove iniziative da questi colossi globali dell’informatica e il valore che da tali iniziative può derivare per il Paese.

 

Azienda Dettaglio Luogo Investimento
Accenture Acquisizione di New Energy Group, azienda italiana specializzata in soluzioni di Salesforce Roma n.a.
Apple Primo IoS App Development Center Napoli n.a.
IBM Health Center/Watson Milano/ EXPO 135 milioni di euro
Amazon Nuovo Centro di Sviluppo Torino n.a.
Huawei Progetti di ricerca e sviluppo con le Università italiane Milano/ Pavia circa un milione di euro
Cisco Investimenti strategici per digitalizzare il Paese (manifatturiero e l’agroalimentare) varie 100 milioni di dollari
Google Innovation Development Center – primo laboratorio universitario per le tecnologie Google for Work Bologna n.a.
Crescere in Digitale (progetto in collaborazione con Unione Europea, Ministero del Lavoro, Unioncamere) – attività di formazione NEET, 3.000 tirocini presso le imprese a 500 euro al mese varie n.a.
Microsoft Microsoft Technology Center (primo in Italia e 6° in Europa) Milano n.a.
Acquisizione di Solair, azienda italiana attiva nel settore dell’IoT Bologna n.a.
Progetto growITup – supporto start up italiane (in collaborazione con Fondazione Cariplo) varie 10 milioni di euro (in 3 anni)
Laboratori di esperienza digitale già attivati sul territorio presso le università di Torino, Milano, Venezia, Pisa, Bari, Roma, Napoli e Bari, nell’ambito dell’iniziativa “Digitali per Crescere” varie n.a.

Fonte: elaborazione TIG fonti varie

Se da un lato, infatti, è indubbio che l’Italia sia ancora in una fase di recupero su alcuni aspetti chiave della trasformazione digitale (il sempre citato tema della mancanza di competenze, della scarsa diffusione delle tecnologie di base e, più in generale, i mancati investimenti pubblici e privati nel digitale) è altrettanto indiscusso che per diversi motivi (più o meno palesi) il Paese può ancora sviluppare dinamiche attrattive per il mercato: la disponibilità di talenti e di creatività che se opportunamente incanalati possono diventare effettive fonti di innovazione e di vantaggio competitivo per le stesse aziende che investono (alcune app di successo sui principali app store sono state create da italiani, basti pensare, tra le altre, a realtà come Musixmatch, AroundMe, Cinetrailer,ecc.); la crescente competitività della forza lavoro italiana; così come l’attuale posizione del Paese, sia all’interno dell’Unione Europea sia in uno scenario più come effettivo e concreto punto di affaccio dell’Europa sul Mediterraneo, soprattutto in un momento di forte incertezza economica e geopolitica, come quello attuale.

Certamente ancora tante sono le sfide che il Paese deve affrontare, tra cui non ultima la capacità di sviluppare sinergie e una governance che consenta di mettere a frutto questi investimenti nel potenziale digitale del Paese, ma anche tanto è il potenziale che non deve essere trascurato, ma al contrario deve essere valorizzato per promuovere e diffondere il “brand” di un’Italia Digitale.

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