27.05.2025

Le aziende e i prodotti che sono quantum, ma solo nel nome 

La Trasformazione Digitale

 

Sempre più imprese, appartenenti ai settori più diversi, usano termini della sfera semantica delle tecnologie quantistiche per conferire ai propri prodotti o servizi un’aura di avanguardia, precisione e fascino. Ma spesso alla base di questa scelta lessicale futuristica non c’è affatto la fisica quantistica, bensì una strategia di branding che sfrutta l’immaginario collettivo per comunicare innovazione. 

Negli ultimi anni, il termine quantum ha invaso il linguaggio del marketing, della tecnologia, del benessere e perfino della moda. Evocativo, misterioso, associato all’innovazione e al futuro, questo vocabolo sembra avere assunto un valore simbolico, più che scientifico. Ma cosa succede quando questo termine viene utilizzato per descrivere prodotti o servizi che, con la meccanica quantistica vera e propria, hanno ben poco a che fare? 

A rendere particolarmente interessante questa diffusione è il significato che parole come quantum, quantistico o quantico hanno assunto fuori dal contesto tecnologico e scientifico. Originariamente legati a fenomeni fisici misurabili su scala subatomica, questi termini oggi evocano, nell’immaginario collettivo, concetti molto più ampi: accelerazione, trasformazione profonda, complessità, intelligenza superiore, precisione meticolosa. Insomma, il quantistico è diventato quasi un richiamo automatico al futuro, anche in assenza di legami reali con la fisica. È per questo che molte aziende lo adottano nel nome o nella comunicazione, cercando di trasmettere un senso di rottura rispetto al passato e di accesso a qualcosa di avanzato ed esclusivo. Per tanti si tratta di un potente strumento narrativo, adottato per trasmettere un’immagine di avanguardia e sofisticatezza.  

Ma cosa significa davvero quantistico? 

Facciamo un piccolo riepilogo. In ambito scientifico, il riferimento è alla meccanica quantistica, il ramo della fisica che studia il comportamento delle particelle su scala subatomica. Si tratta di una teoria ormai con un secolo di storia con implicazioni profonde e rivoluzionarie, che ha dato origine a tecnologie come il laser, il transistor, la risonanza magnetica e, più recentemente, il filone di ricerca e sviluppo sulla computazione quantistica. Quest’ultima rappresenta una frontiera attiva di ricerca, in cui i cosiddetti qubit (bit quantistici) possono offrire potenzialità di calcolo molto superiori rispetto ai computer classici. Tuttavia, costruire, controllare e programmare sistemi quantistici è una sfida ancora oggi estremamente complessa, come abbiamo raccontato anche nei mesi scorsi

Quando un’azienda dichiara di usare “tecnologie quantistiche”, quindi, l’aspettativa legittima è che vi sia un’applicazione concreta e verificabile di questi principi. In molti casi, invece, il termine viene usato quasi come fosse una licenza poetica. Il confine tra suggestione e inganno diventa quindi sottile, e proprio qui si colloca una crescente varietà di utilizzi. Sempre più aziende si posizionano in quest’area grigia, e non è difficile predire che questo fenomeno sia destinato a crescere nei prossimi anni, alimentato dall’appeal del linguaggio tecnico e dalla familiarità crescente del pubblico con questi concetti. Il risultato è un panorama sempre più affollato, in cui la nomenclatura diventa emblema di una corsa collettiva all’innovazione percepita, indipendentemente dal suo sostanziarsi scientifico. È una tendenza che riflette il rapporto tra scienza e società: affascinati dalle sue potenzialità, tendiamo a importarne i termini nei contesti più diversi, trasformandoli in bandiere identitarie, slogan o promesse. 

Finanza e criptovalute: la precisione quantistica 

Nel mondo della finanza e del trading automatico, “quantum” viene spesso utilizzato per conferire un’aura di sofisticazione. Un esempio è rappresentato da piattaforme come Quantum AI, Quantum AI Platform e Quantum AI Global: tutte e tre promettono prestazioni superiori grazie a una combinazione di intelligenza artificiale e presunte tecnologie quantistiche. Tuttavia, analizzando i materiali pubblici disponibili, non emergono dettagli concreti sull’effettivo impiego di hardware o algoritmi quantistici. L’uso del termine sembra quindi funzionale a rafforzare l’immagine di precisione, innovazione e potenza computazionale più che a descrivere una tecnologia realmente adottata. 

La salute olistica  

Nel settore del wellness e della salute, la sfera quantistica viene impiegata in modo ancora più ampio e, spesso, ancora più lontano dal significato originario. Per esempio, Quantum Health propone servizi digitali per la gestione del percorso sanitario, affiancando l’uso di dati e intelligenza artificiale a un marchio che evoca innovazione senza necessariamente riferirsi a tecnologie quantistiche reali. Allo stesso modo, Quantum Care Patches e Biomax Terahertz Quantum Wellness Patch offrono dispositivi indossabili che dichiarano di sfruttare fantomatiche frequenze quantistiche e onde elettromagnetiche per migliorare il benessere fisico e mentale. Tuttavia, le affermazioni fatte non sono supportate da spiegazioni scientifiche verificabili, e l’uso del termine quantum sembra – al solito – una scelta evocativa che suggerisce modernità e profondità tecnologica, un po’ al confine tra marketing spinto e ascientificità. Qui, “quantum” diventa quasi una parola chiave esoterica, un ponte tra la scienza e il simbolismo del non meglio chiarito “riequilibrio energetico”. 

Cybersecurity e progettazione software 

Nel mondo della sicurezza informatica e del software, troviamo un mix di realtà che si muovono tra ambizioni quantistiche concrete e scelte di naming più orientate al posizionamento di mercato. Quantum CSI, per esempio, è un’azienda che opera nel settore della sicurezza digitale e delle investigazioni informatiche. Sebbene il nome richiami esplicitamente l’ambito quantistico, non vengono fornite informazioni su un reale utilizzo di tecnologie basate sui qubit. Discorso diverso per Quantum eMotion, che invece sviluppa sistemi di generazione di numeri casuali basati su principi quantistici, elemento cruciale per la sicurezza crittografica del futuro. Anche Quantum XChange si colloca in un’area grigia: propone soluzioni di crittografia avanzata teoricamente legate alla fisica quantistica, ma resta poco chiaro il grado di implementazione pratica di queste tecnologie. In questa categoria rientrano anche altre piattaforme di intelligenza artificiale che reiterano la stessa ambiguità. Qui il termine quantum comunica un senso di avanguardia e sicurezza, ma a volte più per intenzione che per sostanza. Di recente nel mondo della cybersicurezza si è iniziato a parlare anche di crittografia post-quantistica: il senso è di mettere a punto sistemi di protezione che resistano anche alla futura potenza della computazione quantistica, anche se interpretata in senso letterale questa dicitura parrebbe far riferimento a uno sviluppo della fisica ulteriore rispetto alla quantistica, che non esiste affatto. 

L’innovazione del brand con il quantum-washing 

Infine, esiste un’ampia fascia di aziende che impiega il termine “quantum” puramente come elemento narrativo. In questo gruppo rientrano marchi di moda come Quantum Fashion, Quantum Clothing e Quantum Designs Shop, che adottano il lessico dell’avanguardia per rafforzare il posizionamento stilistico. Similmente, in ambito formativo e motivazionale troviamo progetti come Quantum Coaching Academy, The Quantum Coach Co. e Quantum Coaching Method. Queste realtà si occupano di crescita personale, coaching e trasformazione professionale, utilizzando il termine quantum più come metafora di cambiamento profondo e accelerato che come riferimento a tecnologie concrete. Anche alcune aziende energetiche, come Quantum Energy Corporation e Quantum Energy Partners, utilizzano il termine per evocare un’immagine futuristica e innovativa, pur non descrivendo tecnologie direttamente legate alla meccanica quantistica. In questi casi la percezione conta quanto, se non più, della realtà tecnologica. D’altra parte, ci siamo abituati al marketing di Finish che da tempo propone le Quantum Caps da mettere in lavastoviglie: dopo che sono stati sdoganati persino i detersivi quantistici, ormai non c’è più granché di cui meravigliarsi. 

 

 

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