LA SETTIMANA DIGITALE – PA E GOVERNO DIGITALE: IL CASO UBER
La settimana digitale – PA e Governo Digitale: il caso Uber

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Confindustria pubblica le nuove stime sul PIL Italia per Gartner diminuisce la spesa mondiale in data center nel 2020 ma aumenterà nei prossimi anni, spinta anche dall’accelerazione negli investimenti cloud. Chiusa l’inchiesta Uber per caporalato mentre in Italia si rilevano inefficienze per l’app Immuni.

[PIL E MERCATO DIGITALE]

Confindustria: il Pil italiano è tornato al ’97. Ecco cosa serve per ripartire

Il PIL italiano chiuderà l’anno in corso con un -10% (e sarà quindi leggermente più negativo di quanto delineato lo scorso maggio), riportando indietro l’Italia di 23 anni. È questo uno dei dati più significativi della “tempesta perfetta” portata dall’emergenza coronavirus in Italia e “raccontata” dall’ultimo rapporto del Centro studi di Confindustria.

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Secondo il rapporto, il recupero del Pil (previsto un +4,8% nel 2021) dovrebbe proseguire in modo graduale dal primo trimestre del 2021, a condizione che la diffusione del Covid-19 sia contenuta in maniera efficace. Un impulso importante alla ripresa, nel corso del prossimo anno, potrebbe essere rappresentato dagli effetti positivi derivanti dalle misure di sostegno all’economia già approvate a livello europeo (non incluse nello scenario previsivo del CSC, così come la prossima manovra di bilancio). Con il Recovery Plan affluirebbero gradualmente per essere investite in Italia risorse aggiuntive, a partire dal 2021. Queste si affiancherebbero agli interventi di politica economica varati nei paesi colpiti dall’emergenza Covid-19, con un effetto positivo sulla congiuntura internazionale.

Tuttavia il rimbalzo del Pil italiano nel 2021 compenserà solo parzialmente il crollo di quest’anno: nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sarà ancora inferiore di oltre il 3% rispetto a fine 2019. E molto lontano dai massimi di inizio 2008, di circa otto punti percentuali.

IL RAPPORTO

La spesa per l’infrastruttura dei data center riprenderà nel 2021: lo prevede Gartner

Gartner prevede che la spesa per l’infrastruttura dei data center degli utenti finali in tutto il mondo aumenterà del 6% a 200 miliardi di dollari nel 2021, dopo un calo causato dalla pandemia nel 2020. In particolare, il COVID-19 è stato responsabile della sospensione del 60% dei progetti di costruzione pianificati nel 2020, ha affermato Gartner, collegato ad un calo del 10,3% nella spesa del data center.

La crescita del 6% prevista da Gartner per il 2021 non riporterà ancora la spesa per l’infrastruttura data center al livello precedente alla pandemia; tuttavia è previsto un aumento del valore del mercato fino al 2024.

Infine, i big del tech, i cosiddetti “hyperscalers”, come Amazon, Facebook, Google e Microsoft, riprenderanno la loro marcia forzata di espansione planetaria per via dell’effetto degli investimenti nel cloud da parte delle imprese e degli utenti finali.

Le opportunità per aiutare le organizzazioni a rispondere alle crisi e al cambiamento

La pandemia induce i manager a rivedere le priorità per la propria attività. A dirlo è il nuovo studio IBM “Covid-19 and the Future of Business” basato su un campione di oltre 3.800 C-Suite Executive attivi in 20 paesi e 22 settori.

Dall’analisi emerge, infatti, come quest’anno i manager abbiano attribuito grande rilevanza ad aspetti quali le competenze nella gestione delle crisi, nell’agilità aziendale, nella gestione dei costi, nella resilienza della forza lavoro, nell’innovazione o nella gestione del flusso di cassa di fondamentale importanza per la propria attività. Si prevede che l’attenzione verso tali tematiche aumenterà ulteriormente nei prossimi due anni.

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In particolare, lo studio mostra che il 94% degli Executive prevede di adottare modelli di business platform-based entro il 2022 e molti aumentano la partecipazione agli ecosistemi e alle reti di partner. Mettere in atto queste nuove strategie potrebbe richiedere un’infrastruttura It più scalabile e flessibile (al riguardo la tecnologia cloud registrerà una crescita del 20% nei prossimi due anni). Inoltre, i dirigenti migreranno in cloud un numero sempre maggiore di attività, tra cui il customer engagement e il marketing.

La pandemia Covid-19 ha causato l’interruzione di molti flussi di lavoro e di processi critici che erano al centro delle organizzazioni. Tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’automazione e la sicurezza informatica possono rendere i flussi di lavoro più intelligenti, reattivi e sicuri – e hanno sempre maggiore priorità secondo i top manager intervistati. Lo studio rivela infatti che l’Ai avrà un ruolo sempre più prioritario, e registrerà un incremento del 20%. D’altra parte il 60% dei dirigenti intervistati ha già accelerato l’automazione dei processi e nel corso dei prossimi due anni questa riguarderà tutte le funzioni aziendali. Il campione italiano, in linea con lo scenario globale, prevede di introdurre l’automazione in tutte le aree aziendali, con particolare riferimento a quella degli acquisti, dei rischi, della supply chain e della R&S. Il 76% dei dirigenti intervistati, infine, prevede di dare priorità alla sicurezza informatica, che duplicherà il valore rispetto all’attuale.

IL REPORT

[GOVERNO DIGITALE]

Uber commissariata: chiusa inchiesta per caporalato

Il pm di Milano Paolo Storari ha chiuso le indagini per caporalato sui rider per le consegne di cibo a domicilio e reati fiscali, indagini che, il 29 maggio, avevano portato il Tribunale a disporre, con un provvedimento mai preso prima nei confronti di una piattaforma di delivery, il commissariamento di Uber Italy, filiale del ‘colosso’ americano.

Tra i 10 indagati figura Gloria Bresciani, in qualità di manager di Uber Italy. I rider, si legge nell’avviso di chiusura indagini, erano “pagati a cottimo 3 euro a consegna”, “derubati” delle mance e “puniti”. Stralciata la posizione di Uber Italy, indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa e che il 22 ottobre dovrà affrontare un’udienza alla Sezione misure di prevenzione.

Financial Times: Bruxelles studia regole più severe per i colossi web. Possibile anche lo “spezzatino”. Ma l’intesa Ocse sulla webtax slitta al 2021

Secondo quanto anticipa il Financial Times l’Unione europea starebbe mettendo a punto una lista di 20 big tech a cui applicare regole particolarmente stringenti al fine di arginare il loro forte potere di mercato. Nella lista ci sarebbero anche Google, Apple, Amazon e Facebook che sarebbero tenute a rispettare attività come, ad esempio, la condivisione dei dati con i concorrenti e a una maggiore trasparenza per quanto concerne le modalità di raccolta di informazioni sugli utenti. Una fonte vicina al dossier, scrive il quotidiano londinese, avrebbe spiegato che «l’immenso potere di mercato di questi soggetti non è una buona cosa per la concorrenza». «Le piattaforme dei colossi web sono invasive, le società pagano poche tasse e distruggono la concorrenza», spiega un’altra fonte.

Il nuovo impianto normativo a cui lavora Bruxelles non dovrebbe basarsi unicamente sulla possibilità di comminare sanzioni ma dotare l’autorità di controllo anche di strumenti di intervento rapidi e concreti. In casi estremi si potrebbe arrivare all’obbligo per i colossi di cedere alcune divisioni ai concorrenti.

NOTIZIA CORRELATA – Web tax: Ocse avverte, accordo o rischi sul Pil mondiale

PER APPROFONDIRE – Apple, Amazon, Facebook, Google: troppo potere nelle loro mani?

[IL CONTACT TRACING IN ITALIA]

Immuni: è record di download, ma le ASL usano realmente i dati?

L’app Immuni ha fatto registrare un nuovo record di download (+ 1.400.000), portando il totale a 8,1 milioni (pari a circa il 21% degli smartphone del mercato italiano – escludendo dal conteggio complessivo gli smartphone utilizzati dai minori di 14 anni).

Tuttavia sembra che qualcosa debba ancora essere perfezionato nel meccanismo che permette allo strumento di tracciamento di funzionare. A quanto pare, infatti, molto spesso gli operatori sanitari (a cui il cittadino che scopre di essere positivo chiede assistenza per caricare i dati necessari ad avvertire gli utenti che sono stati a contatto con lui) non sempre chiedono il codice numerico necessario per il tracciamento dei contatti, bloccando, dunque, il sistema di tracing.

La questione è emersa, in particolare, negli ultimi giorni quando è stato rilevato come tramite l’app Immuni siano state individuate poche persone positive a fronte dell’elevato incremento di download e di contagi registrati.

 

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