LA SETTIMANA DIGITALE BY TIG – INTERMINABILE DUELLO USA – CINA
La settimana digitale by TIG – Interminabile duello USA – Cina

USA

Nel 2020 la spesa globale IT subirà un calo dell’8% su base annua, durante la quarantena è volato l’e-commerce ma gli italiani temono di subire truffe online. Nel frattempo la trade war si è spostata sui chip. Continua il braccio di ferro USA-Cina.

Nel 2020 la spesa globale in soluzioni IT dovrebbe raggiungere i 3.400 miliardi di dollari, in diminuzione dell’8% rispetto ai dati del 2019. A riportarlo è uno studio pubblicato da Gartner secondo cui il 2020 sarà un anno di perdite per l’intero settore, soprattutto per i danni dell’epidemia causati ai mercati del turismo, dei voli aerei e dell’industria pesante, che hanno rimandato a data da destinarsi i vari progetti di espansione tecnologica. Tuttavia, con la fine del lockdown, i consumatori italiani sono stati sin da subito propensi a spendere in prodotti tecnologici. Secondo rilevazioni Gfk, gli acquisti nel complesso sono aumentati del 19% rispetto allo scorso anno, per un giro di affari pari a 180 milioni di euro in una sola settimana (dal 4 al 10 maggio 2020).

Analizzando il trend dei prodotti tecnologici più significativi per fatturato, emerge il tren positivo del comparto IT e Office (cresciuto molto anche durante il lockdown per effetto delle necessità legate all’home working e al digital learning degli italiani). Nel dettaglio si riporta l’aumento dei pc portatili (+154%), pc desk (+38%) e i media tablet (+61%). Tra i prodotti che tornano a crescere in Italia anche TV (+4,3%) e soundbar (+16,6%). Rispetto allo scorso anno, rimane ancora negativo il trend a valore degli Smartphone (-2,8%).

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USA

Con l’emergenza Coronavirus lo shopping online ha assunto sempre più importanza, al punto da superare tutte le altre modalità di acquisto nel corso della prima settimana del mese di maggio (dal 4 all’11 maggio). Lo riporta una ricerca Mastercard secondo cui, a livello italiano, oltre la metà degli acquirenti dichiara di effettuare numerosi acquisti online (59%) relativi a beni di prima necessità (il cui acquisto online aumenta del 44%) e il 36% di intrattenersi con esperienze virtuali. Lo stesso trend si registra in tutta Europa, dove il dato si attesta al 57%.

Dallo studio emerge, inoltre, che gli italiani dedicano sempre più budget all’intrattenimento digitale. In particolare, l’88% dichiara di utilizzare strumenti di video-call, con i propri affetti e colleghi di lavoro (contro il 75% in Europa) mentre il 71% è abbonato a un servizio di streaming online.

Infine, un capitolo a sé riguarda il tema della sicurezza degli acquisti online. Gli italiani, come gli europei, si dicono infatti sempre cauti quando fanno shopping online (96% vs 87%), con una buona parte di loro che si preoccupa di essere truffati (70%). Per tali ragioni, con l’obiettivo di effettuare acquisti in sicurezza, l’87% degli italiani si affida a rivenditori conosciuti e alle opinioni dei clienti. Il 46% decide invece di contattare direttamente il rivenditore, un trend che trova conferma anche a livello europeo (31%).

Se i leader mondiali, le imprese e i responsabili politici non collaborano per gestire le conseguenze della pandemia, nei prossimi 18 mesi aumenteranno le difficoltà economiche e il malcontento sociale. Con la ripartenza delle economie, si presenta l’opportunità di una nuova fase di prosperità. Sono le principali indicazioni emerse dal report COVID-19 Risks Outlook: A Preliminary Mapping and Its Implications a cura del World Economic Forum.

Il report, che si basa sul punto di vista di quasi 350 risk manager, invita i leader ad agire con urgenza contro una serie di futuri shock sistemici come la crisi climatica, le turbolenze geopolitiche, l’aumento delle disuguaglianze, le tensioni psicologiche delle persone, le lacune nella governance tecnologica e la continua pressione sui sistemi sanitari.

Inoltre, considerata la spinta impressa alla digitalizzazione dell’economia nel corso della pandemia, anche gli attacchi cyber e l’utilizzo fraudolento di dati vengono annoverati tra le maggiori minacce da parte della metà degli intervistati, così come i guasti delle infrastrutture e delle reti informatiche.

IL REPORT

Per superare la crisi economica dovuta al coronavirus, Uber sceglie la strada dei licenziamenti. La compagnia, che ha già tagliato un quarto della propria forza lavoro dall’inizio del 2020, prosegue adesso con il licenziamento di altre 3000 persone e la chiusura di 45 uffici in tutto il mondo. Annunciata anche la chiusura di una struttura dedicata all’intelligenza artificiale.

A pesare in modo decisivo sulle scelte dell’azienda è stato il crollo dei viaggi in auto con Uber, (-80% durante il mese di aprile rispetto allo stesso periodo del 2019) che ha portato ad una perdita di 2,9 miliardi di dollari nei primi tre mesi del 2020.

Nell’ultimo quinquennio, secondo i dati di Unioncamere, le imprese che vendono sul web sono cresciute di 10mila unità a fronte di un calo pari a 45mila unità dell’intero comparto del commercio al dettaglio.

In questo scenario, sono gli imprenditori del Sud i più attivi. Nel Mezzogiorno infatti, forse per ovviare al divario economico esistente con il Nord, ma anche alla carenza di infrastrutture, i “negozi online” hanno registrato un rialzo significativo. Guardando ai dati infatti, la Lombardia, con 4.406 negozi, rimane la prima realtà italiana per numero di imprese che vendono su internet, ma tra il 2015 e il 2020 sono state Campania e Basilicata a posizionarsi in vetta alla classifica per ritmo di crescita rispetto al resto dell’Italia (+25,4% contro +14,5% medio annuo).  

***Contact tracing***

La tecnologia di tracciamento del contagio da coronavirus «è nelle mani delle autorità sanitarie di tutto il mondo, con cui abbiamo lavorato e che decideranno come usarla». Ad annunciarlo sono Apple e Google, che lavorano insieme al progetto dal 10 aprile, e adesso mettono a punto il sistema di tracciamento dei contatti che servirà per contenere la pandemia. Il sistema è stato richiesto da 22 Paesi, tra cui l’Italia, dove la sua ufficializzazione prelude al lancio dell’app Immuni previsto entro fine mese.

***Trade war***

USA

  • Escalation Usa-Cina, Pechino risponde al ban di Trump: 2,25 miliardi sui chip

Dopo la notizia della scorsa settimana secondo cui potrebbero essere in corso negoziati tra l’amministrazione Trump e i colossi del chip Intel e Tsmc per l’apertura di stabilimenti produttivi negli Stati Uniti, adesso i fondi d’investimento controllati dallo Stato cinese hanno iniettato 2,25 miliardi di dollari in uno stabilimento cinese che produce processori per sostenere la produzione di chip avanzati.

Nel dettaglio, si tratta dello stabilimento della Semiconductor Manufacturing International, che in conseguenza ha dichiarato un aumento di capitale sociale da 3,5 a 6,5 miliardi di dollari. A riferirlo è Bloomberg, secondo cui l’obiettivo della Cina è quintuplicare la produzione dell’impianto. La strategia appare necessaria soprattutto dopo la decisione dell’amministrazione Trump di impedire alle società straniere che utilizzano tecnologie e attrezzature americane di inviare semiconduttori a Huawei senza ottenere una licenza speciale da parte del governo statunitense.

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Secondo i media locali, Pechino sarebbe pronta alle “contromisure”, tra cui un “ban” contro alcune compagnie straniere che potrebbero essere inserite in una lista di “entità non affidabili” creata da Pechino lo scorso anno (dopo che Huawei è stata inserita nella “entity list” degli Stati Uniti).

Second il Global Times, tra le contromosse di Pechino potrebbero esserci restrizioni al business o l’avvio di indagini contro aziende americane come Qualcomm, Cisco e Apple in base alle normative cinesi in tema antitrust e di cybersicurezza. Ad ogni modo i rapporti tra Apple e la Cina sembrerebbero essere piuttosto buoni (considerato anche che Apple impiega centinaia di migliaia di persone in Cina).

NOTIZIA CORRELATA – Huawei, ecco il piano B per i chip

Huawei starebbe guardando alla Corea del Sud per la fornitura di chip di memoria. È quanto riferito dal Korea Economic Daily (ripreso da Bloomberg), secondo cui il colosso cinese avrebbe avviato colloqui intensi con Samsung e Hynix per garantire una fornitura stabile nonostante le crescenti pressioni degli Stati Uniti. Una mossa da considerare in risposta appunto alle restrizioni imposte dagli USA.

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