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L’ anno del grande reset

N.  Giugno 2018
        

a cura di Roberto Masiero 
Presidente, The Innovation Group 

 

L’anno in corso registra una specie di “tempesta perfetta”:  le profonde trasformazioni economiche e sociali indotte dal digitale si inseriscono in un quadro dominato da una radicale discontinuità nel Governo, imponendo scelte chiare per una forte accelerazione del processo di innovazione digitale del Paese.

Potremmo senz’altro definire il 2018 come “l’anno del grande reset”.

Diversi fattori di discontinuità convergono infatti a determinare cambiamenti profondi, talora drammatici, che si concentrano in questo ristretto lasso temporale: fattori tecnologici, economici e politici. Limitandoci solo ai principali:

1) L’economia dei dati diventa “reale” e  l’Intelligenza artificiale viene assume rapidamente un ruolo chiave.

2) Il caso Cambridge Analytica mostra in tutta la sua evidenza la precarietà di questo mondo finora privo di regole chiare e condivise

3) Il GDPR arriva a mettere ordine in questa specie di Far West dei dati e si propone come la baseline della regolamentazione a difesa della privacy non solo in Europa ma sui mercati internazionali.

4) Frammentazione nel mondo delle imprese e discontinuità nel mercato del lavoro: Gli ultimi dati Istat evidenziano da una parte il recupero dei livelli di occupazione, dall’altra una profonda trasformazione del lavoro , in cui si diffondono sempre più forme di lavoro flessibile e/o precario.

5) Nel nostro Paese il risultato elettorale segna un completo stravolgimento dei vecchi equilibri politici e, dopo una lunga incertezza, l’affermazione di una coalizione di governo completamente nuova, di cui non è ancora chiaro l’indirizzo nei confronti della trasformazione digitale della nostra industria e della nostra Pubblica Amministrazione.

6) Rimane così in sospeso sia il futuro di Industria 4.0, la politica industriale che ha maggiormente influenzato lo sviluppo del digitale nel nostro sistema manifatturiero, sia l’ implementazione del Piano Strategico Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, per di più in coincidenza con il decadere quasi contemporaneo dei mandati del Commissario Straordinario all’Attuazione dell’Agenda Digitale e del Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID).

 

Alcune brevi riflessioni su questi  “fattori di discontinuità” e alcune proposte  per il dibattito sulle prime misure da prendere:

  1. Molte delle tecnologie di intelligenza artificiale che oggi vanno per la maggiore non sono affatto “nuove”: molte sono state lì per decenni, ma erano utilizzate soprattutto per giochi accademici. Solo la diffusione del Cloud Computing ha consentito di rendere disponibili le enormi mole di dati strutturati e soprattutto non strutturati che permettono di alimentare le tecnologie di AI e di cominciare a dispiegare tutta la loro potenza. Questo ha permesso lo sviluppo di piattaforme digitali che, alimentando lo sviluppo degli ecosistemi digitali, sta trasformando il profilo di intere industrie. Così prendono corpo le cosiddette “industrie del futuro”: la genomica, la robotica, il fintech; e così le tradizionali industrie verticali si trasformano rapidamente  in ecosistemi popolati da competitor provenienti da mondi completamente diversi: ad es. l’automotive muove rapidamente verso le frontiere degli autonomous driving vehicles,  Ford e Mercedes si trovano a competere con Google e con Uber, e start up come Mobileye si trovano a fornire tutti e quattro, e a venire acquisite dopo pochi anni dalla nascita da Intel per 15 Miliardi di dollari.
  2. Abbiamo visto che il fattore determinante nel decollo dell tecnologie di AI è dato dalla disponibilità di enormi quantità di dati non strutturati attraverso il cloud, le reti di sensori e i social media. Il caso Cambridge Analytica ha evidenziato drammaticamente la situazione di sostanziale assenza di regole precise a tutela della privacy esistente appunto nel settore dei social media. Il fatto che i dati personali di milioni di persone abbiano potuto essere usati a loro insaputa per operazioni di carattere commerciale ha suscitato ampia indignazione e un diffuso risveglio della sensibilità sul tema della privacy.
  3. In questo contesto di crisi del modello di utilizzo sostanzialmente incontrollato dei dati da parte dei social si inserisce l’entrata in vigore della Global Data Protection Regulation, che impone alle imprese e alle organizzazione Europee ( ma anche a quelle internazionali operanti in Europa) regole rigorose per il rispetto della privacy nella raccolta e nella gestione dei dati personali.
    Le reazioni all’entrata in vigore del GDPR sono sostanzialmente di tre tipi:

    • Forte impegno a mettersi in regola da parte delle imprese e delle organizzazioni Europee, pur partendo da una diffusa situazione di impreparazione – e talvolta con vere e proprie scene di panico.
    • Evidente attenzione da parte delle grandi multinazionali, con qualche tentativo di non legarsi troppo le mani ( in un appunto captato dalla stampa durante l’audizione di Zuckerberg al Congresso , i suoi consiglieri gli raccomandavano di non impegnarsi alla compliance con le regole del GDPR)
    • Forte ostilità da parte di alcuni ambienti USA vicini all’Amministrazione Trump. In un Rapporto del 26 Marzo scorso, alcuni Analisti dell’ITIF ( It and Innovation Foundation ) di Washington DC affermavano che : “ The EU’s new data privacy rules, the General Data Protection Regulation (GDPR), will have a negative impact on the development and use of artificial intelligence (AI) in Europe, putting EU firms at a competitive disadvantage compared with their competitors in North America and Asia.” (1)Nonostante queste diverse reazioni, l’impressione prevalente è che l’introduzione di un corpus di regole cogenti, in una situazione di sostanziale anarchia e in un contesto di forte e diffusa preoccupazione di cui il caso Cambridge Analytica ha fatto da detonatore, tenda ad essere accolta favorevolmente e a rappresentare la baseline per politiche omogenee e coerenti di protezione della privacy nella comunità internazionale.
  4. Come noto, il nostro sistema produttivo è fortemente polverizzato, e purtroppo poco sensibile all’ importanza strategica del digitale, se è vero che il 63% delle piccole imprese, secondo l’ultimo Rapporto Censis, si dichiarano “indifferenti a Internet”. La trasformazione digitale dell’economia sta determinando una profonda trasformazione anche nel mercato del lavoro, con la crisi delle mansioni ripetitive e a basso valore aggiunto nel mondo manifatturiero e impiegatizio, la forte diffusione di forme di impiego flessibile e a termine e la drammatica carenza di professionalità e competenze digitali richieste dai nuovi processi e dai nuovi mercati. Secondo l’ ISTAT: A marzo 2018 la stima degli occupati continua a crescere (+0,3% rispetto a febbraio, pari a +62 mila). Il tasso di occupazione si attesta al 58,3% (+0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente)… Su base annua continua l’aumento degli occupati (+0,8%, +190 mila). La crescita interessa uomini e donne e riguarda esclusivamente i lavoratori a termine (+323 mila), mentre calano i permanenti (-51 mila) e gli indipendenti (-81 mila).” (2)
    Come dimostrano anche gli ultimi dati DESI, il gap tra noi e i paesi europei più avanzati non si sta riducendo, anzi rischia di ampliarsi. Se vogliamo quindi far evolvere questi settori verso assetti più efficienti e competitivi, occorre “ acquisire una visione sistemica del cambiamento, che interessi tutti i livelli della società e in grado di trarre valore dall’innovazione“ (3)Occorre dunque una chiara visione di governo dell’innovazione, e quindi una forte azione di governo.
  5. Questa visione non emerge ancora dal “Contratto di governo” M5S-Lega”. Innanzitutto, nessun accenno a Industria 4.0, la prima politica industriale che ha avuto effetti concreti nell’ attivazione degli investimenti per la digitalizzazione della nostra base manifatturiera: il che suscita veramente serie preoccupazioni. Che politica industriale si propone di perseguire questo Governo? Le imprese si aspettano una risposta chiara in tempi brevi.
    Alessandro Longo, in un suo articolo sul Sole del 21 Maggio (4), ha raccolto altre opinioni critiche. Secondo Giovanni Cogo, “Si ha l’impressione di leggere un copia-incolla di diversi slogan, presi qui e lì, in fretta e furia. Senza una visione né un programma politico vero e proprio”. Per Francesco Sacco “”Manca insomma un’idea forte su cosa vogliono fare per cambiare l’Italia con il digitale.” E  Stefano Quintarelli aggiunge: “Mi pare che manchi una visione integrata e che non si sia elaborato sul come sia opportuno organizzarsi e operare per raggiungere quegli enunciati”…”Si nota peraltro come, nell’accordo, l’innovazione rivesta un ruolo molto inferiore rispetto a quanto previsto nello stesso programma del M5s. L’interpretazione che do è che quella sia una base minimale e non necessariamente un limite superiore di ciò che potrà essere proposto in Parlamento” .
    Dunque fra gli esperti del settore sembra prevalere  un’iniziale delusione, temperata dall’attesa che una visione emerga comunque e si consolidi in atti di governo.Ma quali indicazioni principali dovrebbero caratterizzare questa “azione”?
  6. Una prima indicazione forte che abbiamo raccolto è quella della “Leadership”: serve una voce autorevole che parli al Paese, che dica tutti i giorni in televisione che il tema della digitalizzazione è vitale per la crescita del nostro paese, per la competitività delle nostre imprese – a partire dalle più piccole -, per la semplificazione e l’efficienza della nostra Pubblica Amministrazione, in una parola per la qualità della vita dei nostri cittadini.
    Perché questa Leadership sia efficace e autorevole, deve essere incarnata in un vero e proprio Ministro del Digitale, come indicato oggi da alcuni autorevoli osservatori. Per parte nostra, già nel corso del “DIGITAL ITALY SUMMIT” di Roma nel Novembre 2017 avevamo sottolineato come I temi chiave del futuro di Industria 4.0, del Piano per le infrastrutture  Ultrabroadband, del Piano Strategico Triennale per l’Attuazione dell’Agenda Digitale e dello sviluppo e la riconversione delle competenze digitali dovessero far parte dell’Agenda del Primo Ministro e venire sviluppati e monitorati in modo integrato da un “Digital Technology Czar” , un Ministro complessivamente responsabile dell’accelerazione del processo di crescita digitale del Paese.
    Un Ministro con queste attribuzioni non risulta tra le nomine del nuovo Governo, ma non è troppo tardi per fare le cose giuste!
    Se visione, livello di responsabilità politica e leadership sono fattori essenziali, altrettanto lo sono le priorità per l’execution e l’espansione dei programmi più  immediati, che  il Presidente di Confindustria Digitale Elio Catania indica nelle seguenti:

    • Per la Pa. Tempi certi e responsabilità ben individuate. Nomina senza indugio di un responsabile digitale, un Chief Digital Officer in ogni amministrazione, centrale e locale. Definire chi fa cosa, fra amministrazioni centrali e locali. Iniziare senza indugio il programma formativo digitale della dirigenza pubblica. I dirigenti di 1 e 2 fascia in 12 -24 mesi devono acquisire competenze digitali ed organizzative. Attuare lo switch-off. Bisogna mettere nero su bianco date, tempi, modalità di adesione delle Pa alle applicazioni a più alto impatto per cittadini e imprese, a partire da Anpr, Spid, PagoPa.
    • Sviluppo di Industria 4.0. Abbiamo hanno bisogno di poter contare su una continuità almeno quinquennale degli incentivi previsti, al fine di registrare un incremento degli investimenti tale da consolidare la ripresa e incidere sull’andamento del Pil.
    • Evoluzione del sistema dell’istruzione. Nel prossimo triennio dobbiamo raggiungere una serie di obiettivi, che definirei senza dubbio strategici. Fra questi, bisogna passare dagli attuali 8.000 a 24.000 i diplomati annui ITS con competenze digitali e dai 7.500 laureati annui in discipline ICT ad almeno 15.000. Dobbiamo assicurarci che i 500mila ragazzi che si diplomano ogni nelle nostre scuole superiori siano in possesso delle competenze digitali di base. Alle oltre 270mila matricole universitarie devono essere offerti corsi di competenze digitale avanzate.”(5)

 

In conclusione, l’anno in corso si configura veramente come “L’anno del grande Reset”.

Lo è per le piccole e medie imprese, che si giocano in tempi brevi la possibilità di passare da un’eccellenza locale  in settori di nicchia a una presenza e magari a una leadership molto piu’ vasta grazie a intelligenti politiche industriali e allo sviluppo del digitale; ma fronteggiano anche il rischio di rimanere isolate e marginalizzate se non affrontano questa sfida.

Lo è per il mondo del lavoro, che deve trovare il modo di uscire dalla tenaglia del “digital skill mismatch”, tra la rapida obsolescenza di molte mansioni tradizionali e le nuove opportunità offerte dal digitale,attraverso programmi massivi di formazione e di riconversione delle competenze

Lo è per la Pubblica Amministrazione, dove è necessario che si affermi una visione sistemica dell’innovazione che integri efficacemente i programmi e i molti buoni progetti che procedono ancora in modo troppo frammentario.

Lo è per il Governo Centrale e per molte Regioni e  Governi Locali, in cui l’alternanza di maggioranze e opposizioni porta con sé visioni, strategie e gruppi dirigenti nuovi, talvolta inesperti, comunque portatori di diverse istanze e priorità.

E lo è per tutto il mondo dell’ Information e Communication Technology, che si trova a interagire con interlocutori ampiamente rinnovati, con cui stabilire nuove relazioni e  di cui comprendere i progetti e  le aspettative.

E’ l’anno del “grande reset”: si tratta ora , per Operatori, Imprese, Governo, Pubblica Amministrazione, di intervenire dopo una profonda discontinuità per ripristinare l’assetto  del sistema e riprendere l’operatività, pur con una serie di indicazioni e di priorità diverse.

 

 

 


NOTE BIBLIOGRAFICHE:

(1)    Nick Wallace e Daniel Castro, The Impact of the EU’s New Data Protection Regulation on AI, https://bit.ly/2LR081W
(2)    ISTAT, Occupati e disoccupati – dati provvisori. https://www.istat.it/it/archivio/214122
(3/5) Elio Catania, Nuovo Governo-Ecco tutte le priorità, CorCom ,18/5/2018
(4)    Alessandro Longo, “Contratto Lega-M5s, poco spazio per il digitale e anche qualche gaffe: “Confonde cybersecurity e cyberbullismo” , Repubblica, 21 Maggio 2018 https://bit.ly/2sxFjkj

 

 

 

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