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Infowar, ossia, l’informazione come arma di guerra

 

Questo mese abbiamo fatto colazione con: Marta Ottaviani, giornalista specializzata su Turchia e Russia

Perché ci interessa la guerra non lineare che si gioca sul web? perché purtroppo è il nuovo modo con cui si farà la guerra negli anni a venire. Adesso abbiamo sotto gli occhi una guerra di natura territoriale, ma si tratta di un caso particolare. Se pensiamo alle potenze che si stanno affacciando al nuovo ordine mondiale multilaterale, come la Cina o l’India, hanno capito che è più importante che occupare territori è oggi acquisire informazioni pregiate e dati delle persone, il vero petrolio del futuro, oltre che essere in grado di influenzare a proprio favore le coscienze e la mente dei Paesi dove ci sono delle democrazie evolute. Quello che per noi è un valore irrinunciabile, ossia la libertà di espressione, per Paesi autoritari potrebbe essere una debolezza da colpire. Su questi temi si è svolta, lo scorso 9 marzo al “Cybersecurity Summit 2023” di The Innovation Group, la conversazione con Marta Ottaviani, giornalista specializzata su Turchia e Russia. Riportiamo le principali considerazioni emerse.

 

Cosa si intende con Infowar e che cosa implica?

Marta Ottaviani. La domanda è importante perché, dall’inizio della guerra in Ucraina, ci siamo tutti focalizzati su quello che stava succedendo sul campo, ma c’è una guerra parallela che si sta combattendo grazie alle nuove tecnologie sul web ed è una guerra che non si vincerà e non si perderà mai completamente. Questo perché la guerra non lineare russa è sempre operativa, è una guerra continua. Domani il conflitto militare in Ucraina finirà, ma poi ci saranno altri motivi e altri temi con i quali la Russia cercherà di manipolare l’opinione pubblica, non solo italiana, anche quella di altri Paesi.

Esempi ce ne sono stati molti: pensiamo solo al referendum sulla Brexit e, in particolare, a un’informativa del Parlamento in cui si sottolineava come i Servizi Segreti avessero sottovalutato gli attacchi hacker e gli sciami di troll che avevano operato durante il periodo della Brexit (facendo campagna sciaguratamente per il Leave). La guerra non lineare russa, prima di tutto, non è una novità; la Russia ha strutturato e pensato questa guerra fin dall’epoca sovietica, quando si era resa conto che non avrebbe avuto più a disposizione il budget che l’Unione Sovietica destinava all’industria di difesa, e soprattutto si rendeva conto che era sempre un passo indietro rispetto agli americani (che per la Russia sono una vera e propria ossessione, se non addirittura un peccato originale).

Con il tempo, la Russia ha iniziato ad applicare questa guerra non lineare a un numero sempre più importante di Paesi. Il vero turning point per noi è stato il 2013, quando è emersa la seconda direttrice della guerra non lineare russa, ossia la disinformazione sui social. E’ stato fatto un upgrade e la disinformazione ha iniziato a diffondere fake news non solo in russo, ma anche in tutte le altre lingue (con precedenza, chiaramente, all’inglese e alle lingue dei Paesi dell’ex blocco sovietico o dell’ex blocco di Varsavia). Infatti, la strategia di Mosca era di colpire prima gli Stati Uniti e la Gran Bretagna e in contemporanea i Paesi che Mosca ritiene ancora orbitanti nel suo cerchio. Poi, in terzo luogo, l’Europa. Quindi il secondo aspetto della guerra non lineare sono gli sciami di disinformazione sui social e il terzo è un sistema di softpower che parte dai Think Tank. Tutti i Paesi hanno Think Tank politicamente orientanti, però un conto è avere Think Tank che hanno delle simpatie e un conto è avere dei Think Tank che sono sostanzialmente alle dipendenze della narrazione del Cremlino e che, soprattutto, producono documenti che non hanno valore scientifico.

 

(Marta Ottaviani, giornalista specializzata su Turchia e Russia,
al “Cybersecurity Summit 2023” di The Innovation Group lo scorso 9 marzo 2023 a Milano)

 

Perché l’Italia si è trovata impreparata?

Marta Ottaviani. Siamo impreparati perché abbiamo visto tutti cosa è successo nel 2016, negli Stati Uniti, con le elezioni americane: le manipolazioni sui social hanno evidentemente avvantaggiato Donald Trump. C’è anche stato un altro warning nel 2014 da parte dell’Ucraina. L’Ucraina affermava di aver subìto attacchi hacker e che la Russia continuava a fare controinformazione sui social, a far passare solo la sua versione dei fatti. Questo è molto pericoloso, perché rischia di ingannare non solo il cittadino comune, ma anche un giornalista che si occupa di esteri come me. Ora si parla della guerra tra Russia e Ucraina, ma la guerra non lineare si applica a tutto, anche ai grandi temi di attualità. Ne cito uno per tutti: i vaccini.

 

Cosa dobbiamo fare e cosa stiamo facendo per prepararci?

Marta Ottaviani. Soprattutto a livello Europeo e a livello NATO c’è un coordinamento crescente in questo senso. Come singoli dobbiamo anzitutto imparare a capire che questa guerra esiste, questa Infowar, come la chiamano i russi, esiste. Dobbiamo cercare di informarci cum grano salis selezionando attentamente le nostre fonti, e tenere sempre bene a mente che la moltiplicazione di fonti (purtroppo) non è direttamente proporzionale alla qualità delle informazioni. Ma, soprattutto, dobbiamo, a mio parere, essere più educati dal punto di vista digitale a tutti i livelli.

 

Le piattaforme potrebbero fare qualcosa in più?

Marta Ottaviani. Le piattaforme devono fare qualcosa in più. Io l’altro giorno ho inviato a Twitter una segnalazione per i tweet dell’ambasciata russa, particolarmente attiva nel nostro Paese. L’account è una fucina di fake news praticamente H24, così ho mandato una segnalazione a Twitter dicendo “guardate che questa è una fake news, c’è dell’incitazione all’odio” e loro mi hanno risposto “Cara Marta non notiamo nulla che violi le nostre regole della community”. Non ci siamo sicuramente.

 

Che cos’è la dottrina Gerasimov?

Marta Ottaviani. La dottrina Gerasimov non esiste perché è un nome che, come spiego nel mio ultimo libro (“BRIGATE RUSSE, La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker”), gli ha dato Mark Galeotti, che è un grandissimo studioso di Russia e di Unione Sovietica. È la dottrina dell’approccio olistico al danno, quindi, colpire il nemico da più parti senza che esso se ne accorga, per poi procedere con le quattro direttrici di cui parlavo prima.

(Sul canale Cybersecurity di TIG è disponibile il video completo dell’intervista).

 

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