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I dati dal cielo sono la nuova manna

 

Non ci sono solo Elon Musk, Jeff Bezos e Richard Branson che fanno la gara a rincorrere il prossimo business legato al turismo spaziale a portare in primo piano l’importanza di quello che alcuni chiamano sia la “nuova economia dello spazio” e che toccherà molti settori direttamente o indirettamente. Il settore privato è stato infatti finora quello più esposto sui media, ma è stato anche il record di investimenti del 2021 di 14,5 miliardi di dollari, il doppio rispetto al 2020. Tra i protagonisti ci sono anche i governi nazionali. Morgan Stanley stima che il settore varrà più di mille miliardi di dollari entro il 2040 quando nel 2016 contava per  350 miliardi. L’Italia può giocare, una parte nella nuova corsa allo spazio? L’Asi, la nostra Agenzia Spaziale ha censito 153 aziende: 21 di grandi dimensioni, 105 piccole e medie imprese, 21 start-up e il comparto ha  un fatturato annuo di 1,6 miliardi di euro con circa  6000 persone. E’ a livello europeo che si può fare la differenza perché gli occupati sono circa 250.000, per un valore aggiunto stimato tra i 46 e i 54 miliardi di euro. Morgan Stanley individua diversi driver principali: uno è tornare sulla Luna, poi ci sono il lancio e la rete internet dei satelliti, l’esplorazione dello spazio profondo, l’osservazione terrestre, che consente di monitorare clima e maree; l’estrazione mineraria dagli asteroidi, la mappatura e, in prospettiva, lo smaltimento dei detriti e quindi anche il turismo spaziale .

Le applicazioni delle tecnologie sono studiate per lo spazio, ma sono utilissime pure sulla Terra. Le applicazioni relative all’osservazione terrestre sono le più mature e promettenti e sono la principale manna (non gratis) di dati. Infatti, Copernicus è il primo provider al mondo dei cosiddetti «space data», una mole di informazioni che viene utilizzata dal 60% delle aziende attive nell’osservazione terrestre e supporta uno scambio di dati di 16 terabyte al giorno. Galileo è un sistema di navigazione e posizionamento satellitare dove passa circa il 10% del prodotto interno lordo del continente ed è il “cuore” di due miliardi di dispositivi, in un mondo dove ci orientiamo solo grazie alle mappe del cellulare con una precisione in circolazione di 20 centimetri. L’Ue possiede più di trenta satelliti in orbita e ne monitora 240 in tempo reale.

La space economy è infatti molto ampia e una delle aree più promettenti e dove il digitale è sia un abilitatore che un utilizzatore dei dati prodotti dalle tecnologie spaziali e satellitari è quello della “Osservazione della Terra”. A questo segmento l’ESA (Agenzia Spaziale europea) ha previsto circa 1,5 Mld dei 6,5 totali previsti nel 2021 così come a livello nazionale nel piano strategico sono 1,8 Mld su 4,7 totali.  

L’Italia è il quinto Paese al mondo, secondo in Europa, per investimenti messi in campo in relazione al Pil nella space economy. I fondi previsti nell’ambito del Pnrr contribuiranno a dare un’ulteriore spinta al mercato: lo stanziamento diretto allo Spazio è pari a 1,49 miliardi di euro e riguarda le linee di intervento: SatCom, Osservazione della Terra, Space factory, Accesso allo Spazio, In-orbit economy e Downstream.

La ricaduta potenziale sulla vita dei cittadini delle applicazioni è molto estesa. Le tecnologie satellitari sono considerate tra i driver rilevanti per raggiungere gli obbiettivi di sostenibilità perché permettono di realizzare le mappe di copertura del suolo per sviluppare modelli climatici o immagini multispettrali e radar per costruire modelli predittivi sulla deforestazione o di creare mappe di suscettibilità sulle zone a rischio frane, di monitorare i livelli di inquinamento o le dune nel deserto  Sono alla base, per esempio, dell’agricoltura di precisione, che accresce la produttività del suolo del 10% e consente una riduzione del 20% dei pesticidi. Osservare la Terra significa contrastare il cambiamento climatico, mappando lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento degli oceani, l’avanzata dei deserti, la deforestazione e gli eventi meteorologici estremi, ma consentirà anche di coordinare meglio le operazioni di soccorso durante inondazioni, incendi, terremoti e uragani. Tutti eventi sempre più frequenti, e più disastrosi. Dello sviluppo tecnologico, poi, beneficiano altri settori come il trasporto pubblico, le «smart cities» di domani, dove l’interconnessione ridurrà gli sprechi della società di oggi e ottimizzerà il riciclo dei rifiuti. Ma avrà un impatto anche sulle energie rinnovabili – basta pensare ai pannelli solari, messi a punto per lo spazio prima della commercializzazione su larga scala – e persino sulla salute, vista la centralità di parametri come la qualità dell’aria o le radiazioni che filtrano dall’atmosfera. Per salvare il pianeta, insomma, bisogna andare in orbita, osservare catturando e generando dati.

Una delle prospettive di sviluppo futuro della Space Economy è rappresentato dall’Internet Satellitare, destinato a diffondersi per coprire le molte aree del mondo non ancora in grado di accedere ad Internet. Il gap tecnologico rispetto all’infrastruttura terrestre (via cavo) potrebbe essere presto colmato, il vero valore aggiunto di Internet via satellite si otterrà usando in modo complementare i due asset e non in competizione,

Un sistema di osservazione della Terra, formato non solo da una costellazione di satelliti, ma anche di una piattaforma integrata di servizi per utenze istituzionali e commerciali, è  l’ambizioso progetto che sarà operativo nel 2026 e al quale sta lavorando l’Italia finanziandolo con 1.070 milioni di euro all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Dalle aziende dell’industria spaziale (il cosiddetto upstream), agli IT provider e system integrator (downstream) fino alle imprese utenti finali, è convinzione diffusa che le tecnologie satellitari in combinazione con le tecnologie digitali più avanzate siano oggi un driver fondamentale per l’innovazione e la sostenibilità nei settori più diversi. La space economy può essere dunque un fattore di sviluppo essenziale per l’ecosistema dell’innovazione del nostro Paese.

 

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